il Fatto Quotidiano, 17 dicembre 2014
Il pentito Vito Galatolo rivela: «Cosa Nostra ha acquistato 200 chili di tritolo per uccidere il pm Nino Di Matteo. Ho visto l’esplosivo nei bidoni, è ancora a Palermo»
Per uccidere Nino Di Matteo i killer di Cosa Nostra erano pronti a colpire anche a Santa Flavia, la borgata marinara dove il pm di Palermo trascorre le ferie. “Avevamo pensato di posizionare un furgone nei pressi del Palazzo di Giustizia, ma non ritenemmo di procedere perché ci sarebbero state molte vittime. Pensammo quindi a Santa Flavia, dove spesso Di Matteo trascorre le vacanze estive”. È questo il racconto inedito del neo-pentito Vito Galatolo, contenuto nel verbale stilato il 14 novembre scorso davanti ai pm palermitani e riversato con molti omissis nel provvedimento di fermo che stamane ha portato alla cattura del boss Vincenzo Graziano, considerato il nuovo reggente dell’Acquasanta.
Per Galatolo, è proprio Graziano il boss che nei primi mesi del 2013 acquista 200 chili di tritolo proveniente dalla Calabria per l’attentato a Di Matteo, nascondendoli in un posto sicuro: “L’esplosivo – dice il neo-pentito – è stato spostato da Graziano e penso che sia custodito in una sua abitazione a Monreale”. La stessa zona dove si erano concentrate le prime ricerche degli investigatori nelle ore successive al pentimento del picciotto dell’Acquasanta.
Tornando ancora una volta a caccia del tritolo, invece, ieri mattina gli uomini della Finanza hanno perquisito decine di case, vicoli e covi nascosti nella borgata di Resuttana e contemporaneamente hanno fatto scattare un blitz all’Acquasanta dove hanno setacciato ogni centimetro del Fondo Pipitone, la storica roccaforte dei Galatolo dove, negli anni Ottanta e Novanta, partivano gli ordini di morte per i delitti eccellenti di Cosa Nostra. “L’esplosivo non è stato trovato – ha ammesso il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, che ha coordinato l’intera operazione – continueremo a cercarlo senza sosta”. Cento chili di quel tritolo sarebbero ancora nascosti a Palermo. E Galatolo avverte: “La presenza dell’esplosivo in città rende ancora attuale il pericolo dell’attentato a Di Matteo”. Un attentato ordinato direttamente da Matteo Messina Denaro, che i picciotti chiamano “il fratellone” leggendo la sua lettera nel summit convocato il 9 dicembre 2012 per pianificare il ritorno dello stragismo a Palermo. Ecco il racconto di Galatolo: “Andai a una riunione in corso Tukory: erano presenti Graziano, Antonino Lipari, Girolamo Biondino, Alessandro D’Ambrogio, Silvio Guerrera. Rimanemmo solo io, Graziano, D’Ambrogio e Biondino. Quest’ultimo, riprendendo la lettera di Messina Denaro, disse che bisognava fare un attentato a Di Matteo perché stava andando oltre e ciò non era possibile”. È in questa occasione che i picciotti decidono di fare una “colletta” per l’acquisto dell’esplosivo: “Vista l’impossibilità di Messina Denaro ad approntare il denaro necessario, decidemmo di esporci economicamente per la preparazione dell’attentato: io mi impegnai con 360.000 euro mentre le famiglie di Palermo-centro e San Lorenzo si impegnarono per 70.000 euro. L’esplosivo sarebbe stato acquistato in Calabria da uomini che avevano delle cave, e poi trasferito a Palermo. Seppi più tardi che Biondino definì personalmente l’acquisto e che, una volta arrivato a Palermo, circa due mesi dopo la riunione, l’esplosivo fu affidato a Graziano”.
IL Neo-pentito rivela di aver visto con i suoi occhi i panetti di tritolo il 16 marzo 2013: “L’esplosivo era conservato all’Arenella in alcuni locali di Graziano ed era contenuto in un fusto di lamiera e in un grande contenitore di plastica dura. Sopra questi bidoni, vi era uno scatolo di cartone: all’interno era composto da tanti panetti di colore marrone avvolti da pezze di tessuto”. Una parte di quell’esplosivo, però, risultava danneggiata. “Ricordo – dice Galatolo – che la parte bassa del contenitore di plastica blu era umida e con tracce di salsedine. Per tale motivo, Graziano mi disse che questo contenitore doveva essere sostituito”. Poi, a un certo punto, il progetto di strage si blocca. “Il 6 maggio 2013 mi incontrai con Graziano – spiega il collaboratore – e fui io a chiedergli notizie: mi disse che la situazione era in stand by poiché Biondino era stato arrestato, e che l’esplosivo era al sicuro”.
Tra i progetti di morte ordinati da Messina Denaro, anche gli attentati ai pentiti Gaspare Spatuzza e Nino Giuffrè. Che scatenano una sorta di furia omicida nei confronti di altri collaboratori, fino alla faida familiare. Galatolo alla fine rivela: “Nacque da parte mia il proposito di eliminare mia sorella Giovanna (pentita un anno e mezzo fa, ndr), mentre Graziano propose di uccidere Francesco Onorato”.