La Stampa, 17 dicembre 2014
Poste, tre miliardi di investimenti in cinque anni, 8 mila assunzioni e nessun licenziamento, sviluppo del digitale, ritorno alla crescita della redditività e fatturato in salita verso i 30 miliardi nel 2020, con una raccolta di risparmio di 500 miliardi. Parla l’ad Francesco Caio
Francesco Caio, ad di Poste Italiane, nel piano strategico presentato si prevedono tagli all’occupazione? C’è aria di esuberi?
«C’è aria di investimenti e di crescita: puntiamo a un fatturato di 30 miliardi, e a una redditività che torni a crescere nel quinquennio. Faremo 8mila assunzioni, per la metà di professionalità necessarie a compiere la nostra evoluzione digitale. E si conferma la politica di gestione agevolata delle uscite, un processo fisiologico per un’azienda grande come Poste».
La tendenza dei conti, a leggere il piano, però era preoccupante. Per quale ragione?
«Sono cambiate le esigenze dei clienti: c’è meno domanda per certi servizi tradizionali, ma c’è ancora una struttura di costi e di processi rigida, legata a servizi universali ancorati a bisogni che oggi non ci sono più. Questa è la prospettiva con cui facciamo i conti nel piano di rilancio».
E dunque, meno posta e lettere “classiche”, più impegno nel settore redditizio dei pacchi, più finanza e più digitale...
«Un’azienda vive e cresce solo se serve le esigenze del cliente di valore. Oggi tutti noi, se vogliamo ricevere con urgenza un pacco, siamo disposti a pagare di più. Se si valorizza un buon servizio, di qualità impeccabile, si è pronti a pagare un prezzo maggiore».
A quanto pare però per le lettere ci sarà un drastico aumento delle tariffe. Si parla di 3 euro per una lettera consegnata in un giorno, contro i 60 cent di oggi...
«Dipenderà da come il Parlamento definirà il nuovo servizio universale, dal negoziato con il Mise, e dalle indicazioni dell’Agcom. L’orientamento è comunque è quello: pagare di meno una posta più lenta, di più una posta veloce. Sta accadendo anche nelle Poste di tutti i paesi: ovunque si fanno i conti con un declino della corrispondenza e una forte crescita dei pacchi, legata al boom del commercio elettronico».
E il fatto che la posta “normale” ora sarà consegnata a giorni alterni?
«Oggi 3 italiani su 4 dichiarano di non volere la posta tutti giorni, ma che venga recapitata con certezza. Del resto, le famiglie spendono ogni mese solo 2 euro per la corrispondenza, e 57 per le telecomunicazioni. Se dobbiamo mandare un messaggio importante usiamo l’email, un sms o la Pec».
Lei ha il mandato di mettere in ordine i conti e di andare alla privatizzazione.
«La privatizzazione fa parte di questo piano a cinque anni. Un piano che tuttavia contiene scelte obbligate per rendere sostenibile l’azienda, che sia privata o che sia pubblica. Ma la privatizzazione è una prospettiva importante, anche di miglioramento dell’efficienza».
Ormai quasi 22 dei 28 miliardi di fatturato di Poste è legato ai prodotti finanziari e ai pagamenti. Ma di recente la Consob ha espresso forti critiche sulle proposte di risparmio e investimento. La clientela, è l’accusa, viene spinta a sottoscrivere prodotti finanziari che sono più vantaggiosi per voi che per i risparmiatori.
«Sono rilievi, appunto, che riguardano il periodo 2011-2013. Noi però li prendiamo molto sul serio, e abbiamo già varato misure per adeguarci alle indicazioni dell’Autorità. Ma attenzione: in un contesto in cui i vecchi Titoli di Stato rendono zero, dobbiamo offrire strumenti di risparmio che – con moderazione – offrano sempre sulla base delle esigenze del cliente un po’ più di rischio, e un po’ più di rendimento. È una sfida culturale anche per noi e i nostri dipendenti. Vogliamo mantenere la tradizionale sicurezza e affidabilità, ma anche ampliare il ventaglio dei prodotti offerti. Anche pensando ai fondi».
Pacchi, pagamenti e risparmio
Obiettivo, fatturare 30 miliardi
Tre miliardi di investimenti in cinque anni, 8 mila assunzioni e nessun licenziamento, sviluppo del digitale, ritorno alla crescita della redditività e fatturato in salita verso i 30 miliardi nel 2020, con una raccolta di risparmio di 500 miliardi. Sono questi i punti principali del piano strategico 2015-2019 varato ieri da Poste Italiane.
Delle 8mila assunzioni pianificate la metà sarà fatta tra giovani laureati e nuove professionalità; una «corporate university» riqualificherà 7mila dipendenti. I 3 miliardi di investimenti saranno indirizzati a infrastrutture e piattaforme digitali per innovare l’offerta, di cui 500 milioni per la riqualificazione e la sicurezza degli uffici postali.
Le aree su cui il gruppo punterà nei prossimi cinque anni sono tre: logistica e servizi postali, pagamenti e transazioni e assicurazioni e risparmio. Si pagherà più caro (molto di più) per avere una consegna veloce; la posta tradizionale invece sarà consegnata a giorni alterni e nel pomeriggio. Ci sarà poi una forte spinta verso l’e-commerce con la possibilità di farsi recapitare pacchi negli uffici postali e il rafforzamento della partnership con Amazon. Il gruppo vorrebbe infatti arrivare a una quota di mercato del 30% nel settorebusiness to consumer. In questo settore, come in quello delle carte di pagamento e di fedeltà, si potrebbero registrare anche sinergie con Alitalia. Massiccio l’investimento sulle carte di pagamento digitali: l’obiettivo è passare da 20 a 30 milioni di carte. Sul versante delle assicurazioni e del risparmio si punta a passare da 420 a 500 miliardi di euro di raccolta. Infine, fa parte del piano anche la privatizzazione dell’azienda: nei prossimi mesi dovrebbe essere definita una tabella di marcia con l’azionista Tesoro.
La Cisl tuttavia contesta il dato sulle assunzioni: a quanto risulta al sindacato solo 4.000 sarebbero le nuove entrate mentre per le altre 4.000 si parlerebbe di una riqualificazione interna. Inoltre, sottolinea il sindacato, nei prossimi cinque anni dovrebbe proseguire il programma di esodi incentivati con l’uscita di circa 4.000 persone l’anno. Al termine del piano strategico quindi la forza lavoro di Poste si ridurrà di almeno altre 15.000 unità.
[R. GI.]