La Stampa, 17 dicembre 2014
“L’arte delle lettere”, corrispondenze memorabili di regine e politici, scrittrici, rockstar e scienziati. Dall’elettore che consigliava a Lincoln di farsi crescere la barba perché piace alle signore a Ronald Reagan che scrive al figlio Michael: «Sono capaci tutti di trovare una stupida qualunque con cui tradire… Al contrario, devi essere un vero uomo per continuare a farti amare e desiderare da una donna che ti ha sentito russare»
Un libro piacevole, profondo, commovente. L’arte delle lettere, 125 corrispondenze indimenticabili è una raccolta di scambi epistolari curata da Shaun Usher, (Feltrinelli), che ha fatto delle lettere memorabili lo scopo della vita, prima in un blog (lettersofnote.com) seguito da 70 milioni di persone, poi appunto nel libro. C’è stato infatti un tempo in cui le persone inviavano per posta lettere ad altre persone, che rispondevano sempre. Una parte di questa corrispondenza è stata conservata nei cassetti, nei musei e nelle biblioteche: sono le lettere che riguardano ad esempio fatti storici, o quelle meglio scritte; quelle più divertenti o più toccanti, quelle lasciate prima di morire, o dopo aver ucciso.
Nel libro Shaun Usher riproduce anche gli originali, consentendo di scrutare nelle calligrafie e dunque negli stati d’animo di chi scriveva. Non si può non avvertire una certa emozione guardando ad esempio la scrittura di Maria Stuarda, che l’8 febbraio del 1587 invia dalla Torre di Londra la sua ultima lettera in un francese antico e incerto, la notte prima che le venisse tagliata la testa: «Ceiourdhuy apres disner ma este desnonsse ma sentence pour estre executee demain comme une criminelle a huit heures du matin…». O nel leggere le parole della scrittrice Virginia Woolf, lasciate per il marito in una busta sul caminetto prima di suicidarsi: «Non posso più combattere… Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di come lo siamo stati noi».
Autocensura
Molte lettere raccontano grandi e piccole tragedie, ma altre sono solo argute e divertenti. Come quella del colonnello Alfred D. Wintle, uno degli uomini più spiritosi della sua epoca, che nel 1946 scrisse al direttore del Times: «Signore, le ho appena scritto una lunga lettera. Rileggendola, l’ho buttata nel cestino della carta straccia. Sperando di avere fatto cosa a lei gradita, le porgo i miei più cordiali saluti».
Bella e tenera la lettera che una bambina di 11 anni, Grace Bedell, inviò nel 1860 da Westfield, nello stato di New York, ad Abramo Lincoln, allora candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti: «… Ho 4 fratelli e alcuni voteranno di sicuro per lei, e se si farà crescere la barba cercherò di convincere anche gli altri. Starà molto meglio con la barba, perché ha un viso magrissimo. A tutte le signore piace la barba e spingeranno i loro mariti a votare per lei e allora diventerà Presidente…» Lincoln le rispose subito: «… Quanto alla barba, non avendola mai portata, non credi che la gente mi troverebbe un po’ sciocco e vanitoso, se dovessi cominciare ora?». Un anno dopo, nel viaggio verso Washington, il presidente fermò il treno a Westfield per conoscere Grace. Portava la barba e le disse: «Vedi? L’ho fatta crescere per te».
Padre, figlio e Dna
Si può imparare qualcosa su come dovrebbero essere i rapporti tra padre e figlio leggendo la lettera piena di disegni che Francis Crick scrisse a Michael, che aveva 12 anni, per annunciare a lui, prima che a chiunque altro, che aveva scoperto il Dna, il segreto della vita. O quella, meravigliosa, con la quale lo scrittore John Steinbeck rispose al quattordicenne Thom, che chiedeva al padre consigli sull’amore. Sorprendente è anche la lettera che Ronald Reagan spedì al figlio Michael, nel giorno del suo matrimonio, per spiegargli che ci vuole più coraggio e virilità nell’essere fedeli alla propria moglie che nel tradirla: «Sono capaci tutti di trovare una stupida qualunque con cui tradire… Al contrario, devi essere un vero uomo per continuare a farti amare e desiderare da una donna che ti ha sentito russare, che ti ha visto non rasato, che ti ha accudito quando eri malato e ti ha lavato la biancheria…»
La noce di cocco
Ci sono la lettera che J.F. Kennedy scrisse su una noce di cocco per chiedere soccorsi dopo il naufragio nel Pacifico e quella di Einstein sulla bomba atomica, quella di Gandhi a Hitler, di Elvis Presley a Nixon per essere arruolato nell’Fbi, di Beethoven e Dostoevskij. Un emozionante viaggio in un mondo scomparso.