Corriere della Sera, 17 dicembre 2014
Il Parma è stato ufficialmente venduto. Il nuovo presidente è Pietro Doka detto Petrit, un orefice di origini albanesi residente a Lodi. Ha una gioielleria a Piacenza ed è amico Rezart Taci, quel petroliere che, cinque anni fa, aveva tentato la scalata al Bologna
Tra misteri, depistaggi e cambi di nome, il Parma è stato venduto. Di sicuro, dopo quasi otto anni, e tre ore passate davanti al notaio di Brescia Giovanni Posio (ma non nel suo studio principale) esce di scena Tommaso Ghirardi e subentra un nuovo presidente: Pietro Doca è il nome che compare sul sito della società che annuncia il nuovo organigramma, accanto al già presentato vicepresidente (e avvocato romano) Fabio Giordano e a Pietro Leonardi, che resta direttore generale.
L’annuncio del nome, però, invece di chiarire qualche aspetto della trattativa, ha aumentato i dubbi. Del nuovo presidente del Parma si sa che è uno e trino, nel senso che in alcuni documenti risulta come Pietro Doka, o anche come Petrit Doka. Nel 2013 pare abbia modificato i propri dati anagrafici, italianizzando il cognome. Sui manifesti elettorali per le elezioni del 2010 del Comune di Lodi, per cui ha corso per la lista Civica Guerini (Lorenzo Guerini, renziano, attuale vicesegretario del Pd) aveva fatto scrivere «Pietro Doka detto Petrit, orefice».
Per il resto, si sa che ha origini albanesi, ma è cittadino italiano, ha 43 anni, è residente appunto a Lodi, possiede una gioielleria a Piacenza (la Dokado Gioielli) e, soprattutto, che è legato a Rezart Taci, il discusso petroliere albanese che, cinque anni fa, aveva già tentato la scalata al Bologna e recentemente era stato accostato anche al Parma, prima di inviare, tramite portavoce, secca smentita. Ma è chiaro che la vicinanza di Doca/Doka a Taci rilancia gli interrogativi: il neo presidente del Parma è stato infatti amministratore unico della Taci Oil Italia, società con sede a Miradolo Terme (Pv), di cui ora Doca sta gestendo la liquidazione. Nei giorni scorsi, invece, si era parlato di una cordata di imprenditori russi-ciprioti. L’interessato non aiuta a sciogliere i dubbi: «Cara, per ora non posso confermare niente, neanche chi sono, venerdì in conferenza stampa diremo tutto». Sul comunicato ufficiale ha invece fatto scrivere: «Sono felicissimo di poter finalmente annunciare ai tifosi del Parma che, dopo un intenso lavoro, l’operazione di acquisizione è stata portata a termine con successo. Io e i miei collaboratori vogliamo operare affinché questa gloriosa società possa avere un futuro solido».
Diciamo che, quanto al futuro, a Parma tanto tranquilli non sono, almeno aspettano di saperne di più. Seguono i ringraziamenti a Ghirardi «per l’impegno e la dedizione che in questi anni ha profuso per il bene del Parma».
Le cifre? Da giorni gira la voce (smentita però dall’ex presidente) di un’offerta di 7 milioni di euro più la copertura dei debiti. Ghirardi, che ieri alla fine della trattativa pare avesse 39 di febbre, aveva acquistato la società all’asta il 3 gennaio 2007; l’ultima stagione era stata esaltante, ma si è conclusa con la mancata concessione della licenza Uefa, causata da un ritardo nei pagamenti Irpef (e per la stessa vicenda una settimana fa al Parma è stato inflitto un punto di penalità). Ghirardi aveva dato le dimisisoni per poi ritirarle a settembre. Ora la vendita.