La Gazzetta dello Sport, 17 dicembre 2014
Nove uomini con le cinture esplosive e il kalashnikov a tracolla che dànno l’assalto a una scuola pubblica di Peshawar, in Pakistan, frequentata da 500 bambini e ragazzi che stanno tra i 6 e i 16 anni, nove uomini che si arrampicano sulle pareti esterne ed entrano nelle classi dalle finestre
Nove uomini con le cinture esplosive e il kalashnikov a tracolla che dànno l’assalto a una scuola pubblica di Peshawar, in Pakistan, frequentata da 500 bambini e ragazzi che stanno tra i 6 e i 16 anni, nove uomini che si arrampicano sulle pareti esterne ed entrano nelle classi dalle finestre. Poi sparano all’impazzata, tagliano teste, danno fuoco a un insegnante pretendendo che i ragazzini non si tappino gli occhi e non girino la testa da un’altra parte, uccidono soprattutto i più piccoli, perché hanno l’obiettivo di far soffrire le famiglie, tutte di militari. La scuola è dei militari, la casta più potente del Paese. Dopo sette ore d’orrore, intervengono le teste di cuoio e ne ammazzano alcuni mentre per altri non fanno in tempo: questi, pur di non farsi prendere, fanno esplodere le loro cinture. Il bilancio finale è di 141 morti, di cui 130 almeno studenti. L’attacco è cominciato alle dieci e mezza di mattina, ed è finito poco prima delle sei del pomeriggio. Il premier Nawaz Sharif ha annunciato che si tratta di una crisi nazionale. Il governo della provincia di Khyber Pakhtunkhwa ha dichiarato tre giorni di lutto.
• Dopo l’episodio australiano di ieri, quest’altro massacro. Qual è il significato…?
La cronaca è molto striminzita perché di dettagli ne sono stati resi resi noti molto pochi. Una prima lettura deve partire dal comunicato emesso dal gruppo terroristico che ha organizzato l’impresa. Si tratta dei Talebani noti con la sigla di Ttp, Tehreek-e-Taliban Pakistan, una rete di venti gruppi estremisti, amici di al Qaeda (a differenza di quelli dell’Isis), convinti di un’interpretazione rigidissima del Corano e decisi ad instaurare la sharia nel mondo. Le scuole sono uno dei loro obiettivi preferiti, specie quelle femminili, dato che non vogliono che alle donne sia impartita alcuna istruzione. Il premio Nobel Malala Yousafzai, che questi talebani tentarono di uccidere per punirla della sua pretesa di andare a scuola, ieri ha detto: «Ho il cuore infranto davanti a questo atto di terrore senza senso e a sangue freddo che si sta svolgendo sotto i nostri occhi a Peshawar. Sono in lutto per questi miei fratelli e sorelle, ma non ci sconfiggeranno mai». Non si contano naturalmente i comunicati pieni di orrore che sono piovuti sulle nostre scrivanie da tutto il mondo. Il lettore può immaginarli. Non ne citeremo neanche uno.
• Stava dicendo della rivendicazione.
Sì, il portavoce dei talebani pakistani, Mohammed Umar Khorasani, ha detto quanto segue: «Abbiamo scelto con attenzione l’obiettivo da colpire con il nostro attentato. Il governo sta prendendo di mira le nostre famiglie e le nostre donne. Vogliamo che provino lo stesso dolore. I Ttp hanno compiuto questo gesto estremo per vendetta. Colpiremo ogni istituzione collegata all’esercito fino a quando fermeranno le loro operazioni e gli omicidi extragiudiziari dei nostri detenuti. I nostri detenuti vengono uccisi e i loro corpi gettati per le strade. Abbiamo detto ai nostri uomini di non colpire i bambini piccoli anche se sono figli di militari o di leader civili».
• Di che cosa parla?
L’anno scorso i talebani hanno attaccato l’aeroporto di Peshawar e lo scorso giugno quello di Karachi, lasciando sul terreno 28 persone (tra cui 10 attentatori). La sicurezza pakistana ha reagito con estrema durezza: individuata nel Nord Waziristan l’area di provenienza di questi terroristi, ne ha evacuato a forza 800 mila persone, con l’idea evidente di prosciugare l’acqua in cui nuotano quei pesci assassini. I militari sono convinti che, con gli ottocentomila, siano stati costretti a scappare il 90% dei militanti talebani. Potrebbe essere vero, ma anche no, visto l’attacco di ieri. È sicura un’escalation. I militari pakistani risponderanno con maggiore violenza, quegli altri alzeranno il livello dello scontro… Impossibile capire dove andremo a finire.
• Abbiamo dati sul terrorismo nel mondo? Perché ho l’impressione che non ci sia mai stato un momento come questo.
Sì, esiste un Global Terrorism Index secondo il quale nel 2013 ci sono stati 10 mila attentati terroristici con 18 mila vittime. Gli islamisti hanno la responsabilità dell’80 per cento di questi morti. Il 2014 avrà di sicuro numero peggiori di questi. Nel 2000, prima dell’11 settembre, le vittime del terrorismo nel mondo erano poco più di tremila. Abbiamo anche i dati sui costi, elaborati dall’Institute for Economics and Peace: per fronteggiare questa violenza spendiamo diecimila miliardi di dollari all’anno, il Pil di Francia, Italia e Germania messo insieme.
• E il Pakistan?
Ha più di cento bombe atomiche. Vive dei prestiti del Fmi e dei sussidi americani. Il partito al governo, vincitore delle elezioni dell’anno scorso, sarebbe fortemente islamista e antiamericano. Ma gli americani si stanno ritirando dall’Afghanistan e il nuovo fronteggiarsi di due vecchi complici deve essere visto anche come una conseguenza di quel vuoto.