Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 16 Martedì calendario

Packaging. L’Ima rileva cinque aziende tedesche. E con un investimento da 65 milioni diventa il secondo player mondiale

È la più grossa acquisizione nella storia di Ima, uno dei big della packaging valley emiliana. E sancisce il matrimonio tra due eccellenze nel mondo: la manifattura italiana e quella tedesca. Il gruppo di Ozzano, nel Bolognese, ha acquisito per 65 milioni di euro cinque aziende tedesche del gruppo Oystar, che progetta e produce macchine destinate al confezionamento nell’industria alimentare. Le cinque aziende – Benhil, Erca, Hassia, Hamba e Gasti – entrano così a far parte di una nuova holding, Ima Diary & Food Holding Gmbh, della quale il gruppo bolognese detiene la quota di maggioranza, pari all’80%, mentre il restante 20% rimane nelle mani dell’ex proprietà, Lin Vermogensveraltung CmbH, società controllata da un fondo di private equity, Odewald & Compagnie.
Si realizza così il piano di completamento della produzione di macchine destinate al comparto del food. Piano che porterà Ima, l’anno prossimo, a superare la soglia di un miliardo di fatturato. Un traguardo inseguito da mesi. La nuova holding, con circa 850 dipendenti, parte infatti da un volume d’affari – previsione per il 2015 – di circa 185 milioni. L’intervento si concluderà in marzo, con il pagamento in un’unica soluzione, come stabilito dal contratto, che prevede l’opzione dell’acquisizione dell’intero pacchetto azionario tra il 2017 e il 2018. Ima diventa così il secondo player mondiale nel settore del packaging per il food. E si prepara a spostare parte della produzione della filiera della subfornitura, per ricollocarla tra Bologna e l’Emilia. «Una importante fetta – spiega infatti Alberto Vacchi, presidente e amministratore delegato di Ima – è oggi collocata nei Paesi del Nord e dell’Est Europa. Il nostro obiettivo, da raggiungere nell’arco di tre anni, è quello di spostarne una quota, pari a un valore che oscilla tra i 60 e i 70 milioni di euro, sul nostro territorio».
Per Vacchi e il suo management si tratta del completamento di un percorso capace di far scattare un effetto domino e portare, secondo le stime del gruppo, a creare nell’indotto dai 150 ai 200 nuovi posti di lavoro. Una opportunità per la filiera che dovrebbe coinvolgere direttamente una trentina di aziende. A dispetto del maggiore costo della manodopera italiana rispetto a quella dell’Est Europa. «La convenienza del trasferimento della produzione – prosegue Vacchi – è data da due fattori: il rapporto qualità prezzo e la vicinanza dell’indotto, che costituisce un vantaggio competitivo». Con l’acquisizione, Ima – 3.700 dipendenti, 24 stabilimenti tra Italia, Europa, Stati Uniti e Asia, una rete di 50 agenzie in ottanta Paesi – colloca così gli ultimi tasselli nell’offerta di prodotti per il confezionamento del food. Erca e Hassia, con stabilimenti in Francia e in Spagna, sono leader nella realizzazione e nel riempimento di contenitori per yogurt.
A loro volta, Hamba e Gasti, controllano il mercato delle macchine per il riempimento e la sigillatura delle confezioni. Tutte aziende sane, con marchi storici e una produzione che si avvale di forti investimenti nell’innovazione tecnologica. Con otto stabilimenti, di cui quattro in Germania e gli altri tra Francia, Spagna e India, erano state collocate sul mercato con un’asta andata deserta, nei primi mesi di quest’anno. Condizione che ha permesso a Ima di avviare una trattativa direttamente con la proprietà. Una svolta indispensabile per raggiungere quella soglia dimensionale che permette di competere con le grandi multinazionali. Accompagnata dalla volontà di rafforzare il rapporto con le aziende della filiera locale. «Abbiamo fatto – dice Vacchi – una scelta: abbiamo deciso di non delocalizzare. E la nostra convenienza è derivata anche dalle condizioni che siamo riusciti ad ottenere dal nostro indotto. Tutto procedendo con una politica di crescita sul mercato globale basata sulla valorizzazione di marchi leader». La rete commerciale di Ima nel mondo oggi conta su 27 filiali. Oltre al food, il gruppo opera nei settori dei cosmetici, dei prodotti farmaceutici, del tè e del caffè.