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 2014  dicembre 16 Martedì calendario

Quel prestito sociale, 26,5 milioni di euro in tutto, è congelato da un concordato preventivo, e il futuro di 3mila soci risparmiatori e 650 dipendenti della CoopCa è appeso a un filo

Incentivavano il prestito sociale nonostante i bilanci in rosso e l’ombra, imminente, del crac. Con il «nobile» intento di «tutelare i risparmiatori dai Bot che non rendono più». Parole che pesano come macigni oggi che quel prestito sociale, 26,5 milioni di euro in tutto, è congelato da un concordato preventivo, e il futuro di 3mila soci risparmiatori e 650 dipendenti è appeso a un filo.
È solo uno degli inquietanti dettagli emersi dalla crisi che ha travolto la CoopCa, cooperativa carnica di consumo con sede a Tolmezzo, provincia di Udine, che dopo quella delle Coop operaie di Trieste, alle prese con il commissariamento, fa tremare l’intero sistema nella piccola regione guidata da Debora Serracchiani.
Insostenibile per CoopCa, infatti, quell’effetto domino scatenato dallo scandalo triestino, che ha generato una vera e propria corsa al prelievo di centinaia di soci tra Fvg e Veneto, per circa 4,5 milioni di euro. Tanto da mandare la liquidità in tilt, scoperchiare una mala gestione di anni e costringere il Cda, presieduto da Ermanno Collinassi dopo l’uscita di Giacomo Cortiula, al vertice per ben 23 anni, a rivolgersi al Tribunale di Udine con un’istanza di concordato in bianco. Ora i risparmiatori sono disperati e arrabbiati. Infuriati, poi, se pensano a quella lettera beffa inviata loro solo qualche settimana prima del caos, in cui con ghiotti tassi di deposito venivano sollecitati a riporre ulteriore denaro in un luogo davvero sicuro e redditizio. Altro che Bot: «C’era una volta – si legge nella missiva resa pubblica dai soci – il Bot delle meraviglie, quello che offriva rendimenti a due cifre. Oggi si rischia addirittura di pagare lo Stato per prestargli denaro». Spunta così l’offerta di un incentivo dell’1% sul rendimento, riservato a nuovi versamenti su libretti superiori ai 5mila euro. «Con questa iniziativa – conclude la lettera – CoopCa dimostra il proprio coerente atteggiamento nella tutela degli associati e dei soci prestatori in particolare garantendo convenienza e sicurezza, ma anche la certezza della remunerazione dei propri risparmi». La caccia ai colpevoli è ormai frenetica, così come il rimpallo di responsabilità; parte del Cda si è dimesso su richiesta della stessa Regione, che ha aperto un tavolo di crisi ed è al lavoro per presentare un piano di salvataggio entro metà gennaio. Sempre che sia possibile. Difficile, comunque, che sia indolore per i soci, per i dipendenti e per una zona montana che si sta ancora leccando le ferite della crisi economica.