La Stampa, 16 dicembre 2014
È finita l’emergenza rom sulla linea 69 tra Torino e il comune di Borgaro. I rom sono spariti grazie ai controllori
Passato più di un mese dall’esplosione del caso, con risonanza nazionale, innescato dalla singolare proposta del sindaco Pd di Borgaro, Claudio Gambino, di «dedicare» un bus all’uso esclusivo della gente dei campi nomadi della zona, è tempo di un primo bilancio. Perché i rom disturbavano i passeggeri, non solo italiani. E poi borseggi, liti, risse, danneggiamenti e atti di puro vandalismo in serie.
Il viaggio
Alle 15,30 di ieri sul «69», partenza da via Stampini, periferia nord di Torino, ci sono poche persone. Il viaggio verso Borgaro dura pochi minuti e quando il bus si avvicina alla fermata davanti al famigerato campo non c’è nessuno; eppure le baracche, le roulotte e i furgoni-camper sono intensamente popolati. Ci sono falò ovunque e una fitta coltre di fumo incombe sulla strada. Da qualche tempo, giusto dalla proposta choc della giunta di centro-sinistra, con quota Sel, il fenomeno dei bus-senza-rom accade sempre più spesso. Gli utenti rom sono diminuiti in modo molto sensibile, in certe fasce orarie il livello della loro presenza è vicino allo zero.
Paura dei controllori
Colpa (o merito) della rete di sorveglianza disposta da Gtt. A bordo ci sono due controllori, sempre, e ieri anche due vigili urbani della sezione Nomadi di Torino. Seduti in fondo al bus, la pettorina della polizia urbana, più i due controllori, nervi saldi e pazienza infinita. È una misura ormai di routine ma ha avuto l’effetto immediato di eliminare alla radice il fenomeno di chi si ostinava a non pagare il biglietto o a trasformare i bus in una giostra. Alle fermate, spesso, ci sono i blindo dei carabinieri e le volanti della polizia. Seguono i mezzi pubblici durante la corsa, ogni tanto gli uomini in divisa salgono e bordo e fanno un controllo.
«I bus saltano le fermate»
I rom osservano l’insolito andirivieni di auto e di divise e si inquietano. Salgono in gruppo dalla strada infangata e chiedono spiegazioni ai reporter: «Non potete fotografare niente, questa è proprietà privata». Infatti, su una delle baracche, c’è anche la targhetta del numero civico, 219, scritta dai residenti. In teoria non esisterebbe, ma tant’è. I terreni, dicono, sono stati regolarmente acquistati. Va bene, ma i permessi di costruire le «case»? Lasciamo perdere. Poi: «Ah sì, siamo spariti? Non sapete perché? Chiedete a loro (indicando i controllori poco lontano, ndr), alla signora Gtt... Hanno avuto l’ordine di “saltare” le fermate, passano come missili, ci ignorano».
Dopo una pausa di riflessione, spuntano altre ragioni di questa forma inconsueta di sciopero bianco: «Ci perseguitano, sono razzisti. Guarda questa multa. Mio figlio tornava da scuola, non aveva il biglietto, ok, e gli hanno fatto il verbale. Si va da un minimo di 36 euro a un massimo di 90. Sai quanto dobbiamo pagare? 90 euro. E non è vero che non le paghiamo, le multe. Abbiamo molti mezzi, auto, con le ganasce fiscali, non ci fanno più lavorare». Immediata la replica di Gtt: «La multa di 90 euro è per le infrazioni avvenute nell’area urbana ed è ridotta a 36 sui percorsi extra-urbani. Nessun accanimento, niente razzismo.
Gtt: tutti devono pagare
Il direttore di esercizio Gtt, Gianni Rabino, dice che «i problemi della linea sono di fatto cancellati. Anche se le misure adottate si allargano a tutte le linee e non solo al bus 69. Non è vero che i mezzi non si fermano. Le soste per caricare i passeggeri, se ci sono, vengono effettuate. I servizi di vigilanza continueranno anche se, ripeto, non riguardano solo la tratta Torino-Borgaro, il biglietto devono pagarlo tutti, non solo i rom». Caso chiuso? «Per ora non ci sono elementi critici da segnalare. Vedremo che accadrà nei prossimi mesi».