Corriere della Sera, 16 dicembre 2014
Massimo Perazza, 63 anni, finora considerato vittima di un’estorsione di 600 euro, in un’intercettazione viene elogiato da Carminati: va trattato con rispetto perché in passato s’è «fatto la galera» per loro, rimanendo «muto». La strana storia della grande truffa dell’amico del boss
L’ultima accusa è per un conoscente di Massimo Carminati, forse qualcosa di più: Massimo Perazza, 63 anni, detto anche «Massimo il Romanista», che nell’inchiesta su «Mafia Capitale» ha rivestito finora i panni della vittima di un’estorsione da appena 600 euro. Strana storia, anche perché in altre conversazioni lo stesso «Romanista» era il destinatario di alcune confidenze di Carminati, presunto boss della presunta organizzazione criminale. Come quando «discuteva con Perazza del suo coinvolgimento nelle vicende giudiziarie di Gennaro Mokbel e Marco Iannilli», riferiscono gli investigatori dell’Arma, nell’ambito delle indagini su Finmeccanica. E si mostrava sicuro rispetto ad eventuali imputazioni che i magistrati avrebbero potuto muovergli per l’inchiesta a suo carico di cui conosceva l’esistenza: «M’accollanno malversazione», o reati minori come «fatture false». Poi ci sarebbe un’altra intercettazione, nella quale sempre Carminati parla di Perazza con altre persone in termini lusinghieri, dal proprio punto di vista, spiegando che va trattato con rispetto perché in passato s’è «fatto la galera» per loro, rimanendo «muto».
La nave fantasma
Storie vecchie, che tornano d’attualità dopo l’ordine d’arresto contro lo stesso Perazza e cinque sospetti complici – fra cui tre appartenenti alla Marina Militare – per associazione per delinquere finalizzata a truffe e frodi ai danni dello Stato. L’accusa è di aver messo in piedi un sistema che avrebbe fruttato oltre cinque milioni di guadagni illeciti grazie a false forniture di carburante alla Marina italiana. In pratica, tra il 2012 e il 2014 sono state contabilizzate forniture per oltre 9 tonnellate di gasolio, pagate e mai consegnate. Sarebbero dovute servire a far viaggiare le navi militari, ma quel carburante non è mai arrivato a destinazione, né nessuno ne ha mai reclamato la necessità. Operazione fatta figurare sulla carta (falsa) per ottenere i soldi.
Formalmente risultano dieci consegne al porto di Augusta, in provincia di Siracusa, avvenute attraverso la nave petroliera Victory, che – scrive il giudice – «stando alle notizie pubblicate sui siti web sarebbe addirittura naufragata il 22 settembre 2013, ossia in epoca antecedente ad alcune delle sospette forniture». Un controllo nel porto siciliano – effettuato dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Roma su ordine dei pubblici ministeri Mario Palazzi e Giuseppe Cascini – ha permesso di verificare che non sono mai avvenute.
Massimo Perazza è considerato uno degli organizzatori della truffa, in qualità di amministratore unico della Global Chemical Broker srl che ha operato in Italia per conto della società danese O. W. Supply, con la quale la Marina Militare ha stipulato i contratti per l’approvvigionamento di gasolio: sia quello regolarmente consegnato su altre due imbarcazioni, sia quello mai arrivato con la «nave fantasma» Victory.
L’indagine è nata dalle intercettazioni del Ros sui telefoni e negli ambienti dove parlava Carminati, indagato per associazione mafiosa. Il quale ha fatto più volte riferimento, nei suoi dialoghi, a «Massimo il Romanista», uomo dai precedenti di polizia piuttosto nutriti, riassunti nel rapporto dei carabinieri: «Violazioni delle norme sulle imposte dirette, associazione per delinquere, truffa, contrabbando, reati contro l’amministrazione della giustizia, falso, emissione di assegni a vuoto, omicidio colposo». Nel 1982 fu arrestato in Brasile, su ordine della magistratura italiana, per una delle inchieste legate allo scandalo dei petroli: prima dell’estradizione evase dalla cella dove era trattato come in un albergo, con cibi fatti arrivare dai migliori ristoranti.
Il debito e il pestaggio
Dalle registrazioni captate dalle microspie è emerso che nel novembre 2012 Perazza subì un pestaggio da parte di Riccardo Brugia, uno dei più stretti collaboratori di Carminati, per un debito di 600 euro con il titolare della pompa di benzina utilizzata come «base» dal gruppo. «Ma secondo te è normale una reazione come quella – si lamentava “il Romanista” con il “benzinaio” —... Scusame eh... C’ho tutta una gamba massacrata, dietro al collo c’ho tutto un taglio». E in un altro colloquio Brugia si giustifica accusandolo: «Fa tanto il miliardario e fa i buffi (debiti, ndr) da tutte le parti». Per i pubblici ministeri questa vicenda rappresenta un «ulteriore esempio dei metodi violenti utilizzati dal sodalizio per il recupero dei crediti», che provocano «assoggettamento della persona offesa, stato di terrore e prostrazione psicofisica». A seguito dell’ordine d’arresto emesso ieri, Perazza è ora ricercato; sembra che si sia rifugiato preventivamente in qualche Paese del continente americano. Come trentadue anni fa, quando lo inseguivano per un precedente scandalo, sempre legato a petrolio e carburanti. Corsi e ricorsi della cronaca. Non solo per Carminati.