La Stampa, 16 dicembre 2014
Man Haron Monis, iraniano convertito alla corrente sunnita,ha esposto la bandiera sbagliata. In vetrina c’era il simbolo usato da un gruppo islamista attivo anche in Australia, Hizb ut-Tahrir (il partito della libertà), ma non quello dell’Isis
Voleva fare una gigantesca réclame mondiale all’Isis ma gli è arrivata la bandiera sbagliata. Nera con sullo sfondo la shahada, cioè la professione di fede che si pronuncia quando si aderisce all’islam. Ma nella versione «lunga» che da sempre caratterizza il vessillo di Al Qaeda. Quello esposto alla vetrina era invece il simbolo usato da un gruppo islamista attivo anche in Australia, Hizb ut-Tahrir (il partito della libertà), ma non quello diventato tristemente famoso in tutto il mondo a partire dalla conquista di Mosul.
Lo Stato islamico usa infatti una versione abbreviata e semplificata della shahada, dove si legge solo «la ilahah illallah» (Allah unico Dio) e nel cerchio bianco «muhammad ar-rasul ullah» (Maometto messaggero di Allah). Le versione di Al Qaeda, ma anche dei taleban in Afghanistan e di uno Stato alleato dell’Occidente come l’Arabia Saudita, portano la versione completa: «testimonio che non c’è altro Dio se non l’unico Dio, testimonio e attesto che Maometto è il messaggero di Allah». Le scritte sono elaborate a formare arabeschi decorativi.
Altri gruppi ci hanno messo del loro, con esiti alterni. Al Qaeda nel Maghreb islamico ci ha aggiunto un kalashnikov e un globo. Al Nusra, il gruppo islamista rivale dello Stato islamico in Siria, il suo nome completo: Jabat al Nusra li-ahli al-Sham (Fronte del soccorso del popolo siriano).
Man Haron Monis, iraniano convertito alla corrente sunnita, come tutti i convertiti più realista del re, che chiama con disprezzo «rafidi gli sciiti fino a poco tempo fa suoi fratelli, si è reso contro dell’errore. Lo spot doveva essere quello giusto. Ma i vessilli dell’Isis, in Australia, non sono ancora così diffusi.