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 2014  dicembre 15 Lunedì calendario

Il terreno su cui Mafia Capitale fiorisce è noto: società controllate dal Comune che ricevono continue ricapitalizzazioni per compensare le perdite mentre aumentano i dipendenti in modo clientelare. La soluzione? La Legge di stabilità dovrebbe sancire che le aziende municipali in perdita non possono essere ripianate a ciclo continuo dall’azionista, ma vanno cedute e ristrutturate. Le imprese pubbliche incapaci di pulire le strade della città devono poter perdere i loro appalti

Scrisse Friedrich von Hayek nel 1945 che esiste una logica nel fatto che in certi ordinamenti i peggiori arrivano a posizioni prominenti. Non è mai solo colpa della sfortuna. Quando un sistema è malato, chi al suo interno si assume delle responsabilità è destinato prima o poi a trovarsi di fronte a un bivio: comportarsi in modi ripugnanti per la morale comune o accettare il proprio fallimento. Per questo chi è privo di scrupoli o inibizioni finisce, negli ambienti patologici, per avere successo.

Hayek non ha fatto in tempo a sfogliare le 1.200 pagine dell’inchiesta su Mafia Capitale, la montagna di malversazioni che – nota il New York Times lascia di stucco «persino gli italiani». Vi avrebbe letto molte conferme della sua visione di quella che chiamava «la via verso la schiavitù». L’avrebbe ritrovata nella descrizione di direttori di cooperative, amministratori di municipalizzate, funzionari di enti: tutti pronti a corrompere o lasciarsi comprare in accordi che sarebbero andati ad aumentare il debito pubblico senza benefici per la collettività.

I manager delle aziende partecipate dai comuni non sono tutti uguali. Gli onesti che lavorano duro si trovano ovunque. Ma se c’è un aspetto che in questo scandalo non ha attratto l’attenzione dovuta, non riguarda i casi giudiziari o la politica. Riguarda il tipo di economia in cui situazioni del genere allignano e l’economia che esse generano.

Il terreno su cui Mafia Capitale fiorisce è noto: società controllate dal Comune che ricevono continue ricapitalizzazioni per compensare le perdite mentre aumentano i dipendenti in modo clientelare. Ama, l’azienda dei rifiuti, è stata ricapitalizzata nel 2008 e poi ancora nel 2011, ma nel frattempo il costo del personale è salito da 244 a 327 milioni. E la città è sempre più sporca con seri danni per il turismo. Quanto all’Atac, l’azienda del trasporto locale (per ora non coinvolta nel “Mondo di mezzo”) presenta 10 bilanci in perdita negli ultimi 11 anni. È arrivata a segnare un rosso pari a un terzo dei ricavi di un solo esercizio.

Fossero aziende private, sarebbero in liquidazione e i manager sotto azione di responsabilità. Nella sfera pubblica casi del genere non si impediscono aumentando le pene per corruzione, scelta utile ma insufficiente. Vanno prevenuti prosciugando lo stagno. La Legge di stabilità dovrebbe sancire che le aziende municipali in perdita non possono essere ripianate a ciclo continuo dall’azionista, ma vanno cedute e ristrutturate. Le imprese pubbliche incapaci di pulire le strade della città devono poter perdere i loro appalti. Un concorrente pubblico o privato non può garantire la pulizia di un quadrante di Roma, Napoli o Milano, in concorrenza con l’azienda municipale del posto? Si vedrà poi a fine anno chi ha operato meglio. L’alternativa non possiamo dire di non conoscerla: l’economia dei peggiori, per i peggiori, a spese di tutti gli altri.