la Repubblica, 15 dicembre 2014
Due settimane di conferenza per un piccolo risultato. L’accordo sul clima di Lima è del tutto insufficiente. Parla solo di impegni «quantificabili ed equi» di riduzione delle emissioni serra. E lo fa in maniera generica. Il Wwf lancia l’allarme: «Così sarà catastrofe»
Un grande sforzo per un piccolo risultato. Due settimane di conferenza e 30 ore di negoziati aggiuntivi per arrivare a un testo che parla genericamente di impegni «quantificabili ed equi» di riduzione delle emissioni serra che i singoli Paesi dovranno precisare entro il prossimo ottobre. Si è concluso così l’appuntamento delle Nazioni Unite a Lima, un semplice allenamento per il vertice del prossimo anno a Parigi in cui si dovrebbe finalmente definire l’intesa globale per evitare che il riscaldamento climatico superi i 2 gradi facendoci entrare nell’area ad alto rischio di catastrofe. Il testo dell’accordo raggiunto dai delegati di 196 Paesi è stato presentato come un compromesso e le interpretazioni sono molte diverse. Ban Ki-moon parla di «successo che apre le porte all’accordo universale del 2015».
Dello stesso parere l’Ue. Per Gian Luca Galletti, presidente di turno dei ministri dell’Ambiente, «è emersa una road map per arrivare a Parigi con le carte in regola: la decisione di Lima assicura che le riduzioni di emissioni e adeguate rispetto all’obiettivo della soglia dei 2 gradi».
Negativo invece il giudizio delle associazioni ambientaliste.
Greenpeace, Wwf e Legambiente sottolineano i limiti del documento finale, a partire dallo scoglio dei finanziamenti che non è stato affrontato: l’impegno ad arrivare entro il 2020 a 100 miliardi di aiuti per la transizione green dei Paesi in via di sviluppo resta sulla carta.
Ma soprattutto cresce il divario tra le azioni dei governi e le indicazione della comunità scientifica che nei mesi scorsi ha lanciato l’ultimo appello con il quinto rapporto dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change).
I climatologi avvertono che il trend attuale delle emissioni, in continua crescita, è in linea con un aumento della temperatura che supererà i 4 gradi: un disastro di proporzioni planetarie. Per uscire dall’incubo bisognerebbe tagliare drasticamente e rapidamente i consumi dei combustibili fossili e bloccare la deforestazione. Ma gli obiettivi di riduzione delle emissioni serra che gli Stati hanno finora adottato portano a un risultato ben lontano dalla soglia di sicurezza climatica. E a livello globale crescono gli incentivi all’uso di petrolio, carbone e gas arrivati a quota 550 miliardi di dollari. L’ultima possibilità per raddrizzare la rotta è Parigi, fine 2015.