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 2014  dicembre 15 Lunedì calendario

La banda di Carminati & Buzzi aveva le mani su tutt’Italia, non solo sulla Capitale. Centri per rifugiati, rifiuti, verde pubblico. Sardegna, Puglia, Calabria e poi sono volati a Londra, hanno portato soldi in Svizzera, in Liechtenstein, a San Marino...

Se per un attimo si alzano gli occhi da Roma, si ha la visione di un progetto. Più ampio, più ambizioso. Per Carminati e il suo alter ego dalla “faccia pulita”, Salvatore Buzzi, il Mondo di Mezzo non finiva al Grande raccordo anulare. Puntavano a prendersi il Cara più grande d’Europa, quello di Mineo. Sono scesi in Calabria a far patti con il clan Mancuso, sono volati a Londra per investire in società immobiliari, sono accusati di aver portato soldi in Svizzera, soldi in Liechtenstein, soldi a San Marino dove c’è una finanziaria, la Fidens Project Finance, indagata nel procedimento. Si sono comprati sindaci e appalti nella cintura dei comuni attorno a Roma. Mafia Capitale, dunque, non era solo capitale.
Saranno i giudici a stabilire se sia valida l’intuizione del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, che ha riconosciuto nel gruppo del “Guercio” il modus operandi di una vera associazione mafiosa. Finora, un gip e il tribunale del Riesame gli hanno dato ragione. Quello che però le indagini hanno già consentito di scoprire è la dimensione “italiana” di certi interessi in ballo, soprattutto quelli che gravitano attorno all’emergenza immigrati. Non è casuale l’ossessione che Buzzi e Carminati avevano per il centro accoglienza profughi di Mineo, in Sicilia. Nel Consorzio che lo gestisce figura come consulente Luca Odevaine, ritenuto dalla procura «a libro paga», e 44 bonifici in 2 anni girati dalla Coop 29 giugno sui conti della sua ex moglie stanno lì a dimostrarlo. «Sono in grado di orientare i flussi che arrivano da giù», dice Odevaine in un’intercettazione. Naturalmente quei flussi di disperati finivano nei centri controllati da Mafia Capitale. Con lo stesso obiettivo, cercavano di portare a 300 il numero di ospiti del Cara di Palese, ma il comune di Bari si oppose. E pure la puntata in quel di Cropano Marina, dove Buzzi ottiene nel 2008 dal Viminale la gestione per cinque mesi del Cara locale (1,3 milioni di euro di introiti) e stringe un patto di “protezione” con il clan Mancuso, fa parte del progetto.
Salvatore Buzzi, “il compagno B”, il già condannato per omicidio che si è ritrovato a capo di una ingarbugliata rete di cooperative sociali. Dal 2007, annotano i carabinieri del Ros nelle loro informative, è consulente anche del consorzio Tolfa Care srl che ha sede legale a Pesaro, pur operando nel comune di Tolfa, non lontano da Civitavecchia, nel settore dell’assistenza agli anziani. È anche consigliere di sorveglianza del Consorzio nazionale servizi, sede a Bologna e affari nel Lazio. Nel 2012 vince un appalto da 21 milioni con l’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, e Buzzi sembra averne un certo controllo, tanto che il 14 febbraio 2013 offre a Salvatore Forlenza (uno degli arrestati, ndr), la possibilità di partecipare: «Vuoi entrare anche te come Cns, Formula Ambiente? Perché ora si può entra’, poi dopo è difficile».
La sua ombra si allunga fino in Sardegna. Nei giorni scorsi l’ Unione Sarda ha dato conto di due arresti, due consiglieri di amministrazione proprio di Formula Ambiente, che sull’isola si occupa di rifiuti e igiene urbana per 17 comuni. Buzzi, fino al 2012, di quel consorzio era tra i soci di maggioranza. E i due finiti in carcere risultano legati alla cooperativa “29 giugno”.
Dell’influenza nei comuni a nord di Roma, si è detto in questi giorni. Da Sant’Oreste (appalto per la raccolta differenziata da 3 milioni di euro, il sindaco è accusato di aver accettato soldi), a Sacrofano (vivono qui Carminati, Brugia e Gaglianone, hanno sostenuto la campagna elettorale del sindaco), ai municipi dove ottengono lavori nel settore dell’immondizia: Canale Monterano, Formello, Anguillara. A Morlupo il “Guercio” aveva addirittura l’intenzione di costruire un piccolo impianto di compostaggio, mentre a Fiumicino Ernesto Diotallevi, «il boss dei boss» sostiene al telefono la necessità di appoggiare il candidato sindaco del Pdl Mauro Gonnelli. Niente si fa per caso, nel Mondo di Mezzo avevano un progetto.