Fior da fiore, 15 dicembre 2014
Una norma a settimana ha complicato il Fisco italiano • Le linee ferroviarie chiudono, ma aumentano i prezzi dei biglietti • Il Pd all’assemblea nazionale si scontra ma non si divide • Shinzo Abe confermato premier in Giappone • Erdogan fa arrestare i giornalisti che si oppongono al suo governo • Ecco i cantanti che andranno a Sanremo
Complicazioni Dal 2008 a oggi, per una norma che semplifica ne sono state emanate 4,3 che complicano la gestione degli adempimenti tributari. Nel 2014 il ritmo delle complicazioni fiscali ha un po’ rallentato. Fino a oggi il governo Renzi, esclusa la legge di Stabilità ancora in fase di costruzione, ha emanato 8 provvedimenti con 87 norme di carattere fiscale di cui 26 (29,9% del totale) semplificano, 12 (13,8%) sono neutre e ben 49 (56,3%) hanno impatto burocratico sulle imprese. Le norme che semplificano sono pressoché interamente concentrate (25 su 26) nel decreto legislativo sulle dichiarazioni precompilate. Negli ultimi 6 anni, calcola Confartigianto in un nuovo rapporto, il 61% delle 703 nuove norme ha aumentato i costi burocratici. In pratica il fisco si è complicato alla velocità di 1 norma alla settimana. Risultato: gli imprenditori italiani impiegano 269 ore l’anno per pagare le tasse, il 53,3% in più rispetto alla media del Paesi dell’Ocse. Il nostro Paese, secondo il Doing business 2015 della Banca Mondiale, si colloca al 122° posto nella classifica di 189 nazioni del mondo. Una impresa in Regno Unito ne impiega invece 159 in meno, il “vantaggio burocratico” è di 132 ore in Francia, di 102 ore in Spagna e di 51 ore in Germania.
Ferrovie Negli ultimi undici anni sono state chiuse in Italia 24 linee ferroviarie, per un totale di 1.189 chilometri e 200 metri. Considerando che la lunghezza delle linee ferroviarie in esercizio è di 16.755 chilometri, è come se fosse scomparso l’8,5 % della rete. Nel 2014 il numero dei pendolari si è ridotto di 90mila al giorno, con un secondo calo consecutivo dopo quello del 2013: fenomeno che si registra per la prima volta nell’ultimo decennio. Per esempio il taglio del 19% dei servizi ferroviari destinati al traffico pendolare in Campania ha portato a un calo di 150mila viaggiatori dal 2009 a oggi: -35,4%, da 420mila a 271mila. Negli ultimi due anni il Piemonte ha sperimentato una riduzione del traffico pendolari da 236mila a 203mila viaggiatori a causa della soppressione di ben 14 linee. In Lombardia i pendolati sono 670mila, nel Lazio 540mila. E se fra il 2010 e il 2014 in Lombardia (unica Regione insieme all’Emilia-Romagna e al Molise) il servizio non ha subito tagli, le tariffe dei treni pendolari sono aumentate mediamente del 24,1%. Ma è ancora niente, rispetto ai rincari del 23,75% in Campania, dove il servizio è stato ridotto del 19%, del 25,4% in Abruzzo (-21% il servizio), del 41,24% in Liguria (-9,8% il servizio) e del 47,3% in Piemonte (-7,5% il servizio). Diversi anche gli investimenti delle Regioni nei treni dei pendolari: la Lombardia ha potuto investire quest’anno 151,9 milioni per i pendolari, e la Provincia di Bolzano ben 62,2 milioni, la Sicilia non ne ha spesi che 2,3. Per arrivare a quota zero in Puglia, Lazio e Abruzzo. E in Calabria, dove agli zero euro impegnati per i pendolari ha corrisposto uno stanziamento di 190mila euro per le comunità calabresi nel mondo. Mentre per le sedi di rappresentanza in Italia e all’estero, sottolinea il rapporto di Legambiente, le Regioni che lamentano di non avere soldi spendono 70 milioni l’anno (Rizzo, Cds).
Pd Ieri all’assemblea nazionale del Pd all’hotel Parco dei Principi a Roma i duello tra il segretario e la minoranza c’è stato, ma contenuto e non è sfociato in un voto finale. Il segretario non ha attaccato a testa bassa ma ha chiarito con forza: «Basta con i diktat, non si può restare fermi nella palude a guardarsi l’ombelico. Pretendo lealtà». Renzi nella relazione introduttiva: «Sono rimasto male», ha confessato, per l’«incidente» in Commissione affari costituzionali, quando il governo è andato sotto: «Se si vogliono lanciare segnali, si fa il semaforo, non il parlamentare». A chi evoca con toni nostalgici l’esperienza dell’Ulivo, Renzi ha spiegato: «Vedo un certo richiamo all’Ulivo molto suggestivo e nostalgico. Si sono persi vent’anni di tempo senza aver realizzato le promesse della campagna elettorale. L’Ulivo non è un santino. Quella stagione fallì per le nostre divisioni e i nostri errori». Parole che hanno provocato una veemente reazione di Fassina: «Se vuoi andare ad elezioni dillo, smettila di scaricare la responsabilità sulle spalle degli altri. La minoranza non vuole andare al voto prima del 2018. Non ti permetto di fare caricature, è inaccettabile». Non c’erano Massimo D’Alema, assente in polemica, e Pier Luigi Bersani, a casa per un’indisposizione. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Abe Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha vinto le elezioni anticipate e confermato la «supermaggioranza» con cui aveva governato per due anni. Ora potrà restare in carica fino al 2018 e riconcentrarsi sull’Abenomics, la politica di rilancio dell’economia dopo più di quindici anni di stagnazione. Quando Abe ha sciolto la Camera, la coalizione di governo formata dai suoi liberaldemocratici e dal Komeito controllava 326 dei 480 seggi: 295 il suo partito, 31 l’alleato. Oggi il nuovo Parlamento è composto da 475 deputati (per effetto di una riduzione programmata) e il premier può contare su 325 seggi: 290 libdem, 35 Komeito. Rielette anche Yuko Obuchi e Midori Matsushima, le due ministre costrette a dimettersi per scandali. L’astensione è salita al massimo storico: ha votato solo il 52% dei 105 milioni di elettori, il 7% in meno rispetto al 2012.
Turchia Erdogan ha fatto arrestare 32 persone, per lo più giornalisti, editori e dirigenti di gruppi televisivi, considerati oppositori o avversari al suo governo islamico conservatore. Le accuse sono varie, e piuttosto generiche, spaziando dal terrorismo a progetti di golpe. L’Europa, per bocca del capo della diplomazia Ue, l’italiana Federica Mogherini, parla di «operazione incompatibile con la libertà di stampa e contraria ai valori e agli standard europei di cui la Turchia aspira a essere parte». L’intento di Erdogan è quello di affossare la stampa ancora libera in un anniversario per lui bruciante: il 17 dicembre del 2013, infatti, le prove della corruzione portarono a un raid della polizia e alle dimissioni di 3 importanti ministri. A seguire con più puntualità la maxi inchiesta giudiziaria furono i media del gruppo vicino a Fetullah Gulen, l’imam che predica un Islam più moderato, in esilio volontario in Pennsylvania. Tra i fermati di ieri era proprio il direttore del quotidiano Zaman, Ekrem Dumanli, oltre a un columnist del quotidiano Bugun e al direttore dei programmi di Samanyolu T-V. Mentre Dumanli veniva portato via in diretta tv, il giornalista aveva il tempo di dire: «Noi non abbiamo paura. Hanno paura coloro hanno commesso un crimine». Per tutti l’accusa, ha spiegato il procuratore capo di Istanbul, è di «aver messo in piedi un gruppo terrorista» e aver diffuso «falsità e calunnie».
Sanremo Il Festival di Sanremo quest’anno andrà in scena dal 10 al 14 febbraio. Sarà condotto da Carlo Conti. Il 25% del cast viene dai talent-show: Annalisa, Dear Jack, Moreno (tutti da Amici), Chiara Galiazzo, Lorenzo Fragola (entrambi da X Factor). Poi ci sono: Raf, Nek, Marco Masini, Irene Grandi, Anna Tatangelo, Malika Ayane, Nina Zilli, Alex Britti, Gianluca Grignani, Bianca Atzei, Grazia Di Michele insieme a Platinette, I soliti idioti, il trio lirico Il Volo, Lara Fabian.
(a cura di Daria Egidi)