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 2014  dicembre 15 Lunedì calendario

Pino Sabbatini, 51 anni, guida alpina di Teramo, è stato ucciso da una slavina di neve fresca intorno alle 13 di ieri sul Gran Sasso, più precisamente sul Camino di Mezzo, un budello di ghiaccio, neve e roccia che sale verso i 2.655 metri del Corno Piccolo. Legato alla sua corda c’era David Remigio, 44 anni, di Pescara, istruttore di nuoto, di windsurf e di snowboard, anche lui morto

La vetta più bella del Gran Sasso ha tradito uno dei suoi conoscitori migliori. Pino Sabbatini, 51 anni, guida alpina di Teramo, è stato ucciso da una slavina di neve fresca intorno alle 13 di ieri sul Camino di Mezzo, un budello di ghiaccio, neve e roccia che sale verso i 2655 metri del Corno Piccolo, ed è ben visibile dai Prati di Tivo. Legato alla corda di Pino era un cliente speciale, un altro abruzzese innamorato di natura e avventura. David Remigio, 44 anni, di Pescara, istruttore di nuoto, di windsurf e di snowboard. Anche per lui non c’è stato niente da fare. Il Camino di Mezzo non è un’ascensione estrema. D’estate le sue rocce non superano il secondo grado di difficoltà, d’inverno si tratta di un canale di neve che raggiunge i 50 gradi di pendenza. Resta innevato fino a giugno, ogni anno viene percorso da centinaia di alpinisti attrezzati con casco, corda, ramponi e piccozza.
LA NEVE
Per le guide alpine dell’Abruzzo (una ventina, affiancati sul Gran Sasso da colleghi del Lazio, delle Marche e dell’Umbria) si tratta di una ascensione classica, dove è possibile condurre anche dei clienti poco esperti. Il problema, nelle settimane tra l’autunno e l’inverno, sono le condizioni della neve. Quest’anno ce n’è poca, non basta per aprire le piste da sci. Però viene spostata dal vento, si accumula nei canali e sui pendii esposti a nord, si trasforma con le variazioni di temperatura. Un mese fa, una lastra di neve ghiacciata è costata la vita a due alpini (privi di ramponi!) sul versante settentrionale del Corno Grande. Tra venerdì e sabato il vento ha accumulato la neve sul versante Nord del Corno Piccolo, e il freddo intenso le ha impedito di compattarsi. Ieri mattina la temperatura è salita di colpo, e questo ha reso più facile il distacco delle slavine.
In questi giorni la cabinovia che sale alla Madonnina non funziona. Pino Sabbatini e David Remigio sono partiti alle 9 dal Piano del Laghetto, 1650 metri, il luogo più alto raggiungibile in auto. Un’ora dopo erano sulla parete del Corno Piccolo, intorno a mezzogiorno sono arrivati in cima. Durante la salita Pino ha scattato e postato su Facebook varie foto. Nell’ultimo tratto, l’esperienza di Sabbatini gli ha consigliato di evitare la grande terrazza poco inclinata che separa il Camino di Mezzo dalla vetta, dove la neve si accumula facilmente. Guida e cliente sono passati più a sinistra, sulle rocce, e così altri due alpinisti che ne hanno seguito le tracce. Intorno alle 13, però, la neve accumulata sul terrazzo ha ceduto, e ha formato una slavina che si è incanalata nel Camino di Mezzo, un budello largo un paio di metri. Sabbatini e Remigio non hanno avuto scampo. Sono stati trascinati dalla neve per 400 o 500 metri di dislivello. Hanno proseguito il loro volo sul pendio alla base del canale, cosparso di massi affioranti dalla neve. La slavina è stata vista anche dai Prati di Tivo, a dare l’allarme sono stati gli altri due alpinisti impegnati sul Corno Piccolo. Oltre all’elicottero del Corpo Nazionale Soccorso Alpino, che opera dall’aeroporto di Preturo (L’Aquila), ne è intervenuto uno del Corpo Forestale dello Stato, che dispone di una squadra di soccorso autonoma.
LA FAMIGLIA
I corpi dei due alpinisti, ancora legati in cordata, sono stati recuperati tra i 1800 e i 1900 metri di quota, e trasferiti in elicottero all’Ospedale di Teramo. Pino Sabbatini lascia la moglie Mariella e le figlie Eva e Gaia. La sciagura di ieri è un colpo terribile per tutti gli alpinisti che frequentano il Gran Sasso e l’Abruzzo. A causa della morte di David Remigio, piangono anche gli appassionati del mare.