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 2014  dicembre 15 Lunedì calendario

«Ho chiamato Buzzi Grande Capo ma chiamo tutti così». Micaela Campana, 37 anni, responsabile welfare del Pd: «Altro che la bella donna dalla carriera rapida che hanno maliziosamente descritto. Ho lavorato duro per 17 anni, dalle periferie difficili di Roma agli incarichi nazionali. Difficilmente la mia vita tornerà a essere serena come lo era prima che il mio nome finisse sui giornali affiancato alla parola “mafia"»

«Difficilmente la mia vita tornerà a essere serena come lo era prima. Prima che il mio nome finisse sui giornali affiancato alla parola “mafia”, intendo. Mi hanno infangata, minacciata, linciata. Sui social network qualcuno ha scritto che merito di essere stuprata. Sto querelando chiunque, anche perché è l’unico modo che ho per difendere me, la mia famiglia e chi crede nell’onestà della politica. Tutto questo perché, in decine di migliaia di pagine di atti giudiziari su Mafia Capitale, sono citata due volte. Tanto è bastato perché certa stampa mi definisse come un mostro da sbattere in prima pagina...». 
Micaela Campana ha trentasette anni ed è responsabile welfare del Partito democratico. «Altro che la bella donna dalla carriera rapida che hanno maliziosamente descritto. Ho lavorato duro per 17 anni, dalle periferie difficili di Roma agli incarichi nazionali». 
La Procura ha intercettato un sms in cui lei salutava Buzzi chiamandolo «grande capo». E un altro giro di messaggini tra lei, il suo collaboratore e Buzzi su un’interrogazione parlamentare che il capo della cooperativa 29 giugno le chiedeva di presentare. 
Partiamo dal «grande capo». 
«Chiamo un sacco di gente così da quando ero ragazzina. Ci sono decine di persone che possono testimoniarlo». 
Buzzi le chiede di presentare un’interrogazione parlamentare sulla base di un articolo del Tempo. Un suo collaboratore gli risponde che lei l’ha fatto ma che è stata rigettata. Qual è la verità? 
«Non ho mai presentato quell’interrogazione e ho chiesto agli uffici della Camera di metterlo nero su bianco. La prova? Qualora l’avessi fatto non sarebbe stata rigettata, visto che altri (Ruocco e Fantinati, del M5S, ndr ) l’hanno presentata negli stessi tempi e sulla base del medesimo articolo di giornale. Quell’interrogazione che Buzzi chiedeva non mi convinceva anche perché il Tar si era già espresso contro l’appalto in questione e non mi sembrava corretto intervenire nei confronti della giustizia amministrativa». 
Perché allora a Buzzi viene risposto che era stata rigettata? 
«Soltanto per evitare che questa sua richiesta venisse riproposta. Avevo già deciso di non presentarla. E non l’ho fatto». 
In un altro colloquio Buzzi parla di 20 mila euro che dovrebbe dare per una campagna elettorale. E dice anche la frase : «E mo’ se me compro la Campana...». Come se lo spiega? 
«Sarebbe bastato leggere la data della conversazione per capire che Buzzi non poteva riferirsi alla mia campagna elettorale. D’altronde, ero già stata eletta da tempo. Sul secondo punto, scomoderei la lingua italiana: il “se” è tutt’altro che una certezza. Sono millanterie tra due persone che parlano». 
Ma non le sembra strano che, visto il credito di cui godeva Buzzi, nessuno sospettasse delle sue attività parallele con Carminati? 
«Io ho visto coi miei occhi decine e decine di persone – ex detenuti, disabili e altro ancora – che, lavorando con la 29 giugno, hanno avuto dalla vita una seconda possibilità. Li ho visti nelle loro tute sporche, mentre lavoravano e si spezzavano la schiena. Tra l’altro, adesso, mi chiedo anche che fine farà questa gente... Vede, per me essere di sinistra significa credere fortemente nella riabilitazione delle persone e nella possibilità di dare una seconda opportunità a chi non l’ha mai avuta. Credo nel mondo della cooperazione e del terzo settore, che rappresenta un pezzo importante della nostra storia e del nostro futuro. Queste cose, col mondo dei Carminati, non hanno nulla a che vedere. Chi dice che oggi sono tutti colpevoli di fatto sta dicendo che non c’è nessun colpevole. E su questo ho fiducia nella magistratura, tanta fiducia». 
Lei è stata sposata con l’ex assessore Daniele Ozzimo, oggi indagato. 
«Ora siamo separati. Cito Marino, che ha parlato di Daniele come di un “tutore della legalità”. E sono fiduciosa che riuscirà a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati». 
Ha mai pensato di lasciare la segreteria del Pd? 
«Io penso solo a continuare a fare il mio lavoro, come ho sempre fatto. E sento la fiducia delle tantissime persone con cui negli anni ho avuto a che fare, a Roma e in giro per l’Italia. La mia vita privata è un’altra cosa. E quella, alla serenità di prima, non credo che tornerà».