La Stampa, 15 dicembre 2014
Addio a Phil Stern, il grande fotografo americano che immortalò lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel ’43 e poi si affermò come grande ritrattista di miti di Hollywood
Ha continuato a viaggiare, con la sua bombola d’ossigeno accanto, quasi fino alla fine. Non voleva fermarsi, d’altronde non l’aveva mai fatto, faceva parte di quella generazione di americani che liberò l’Europa dal nazismo e che era convinta che la cosa più importante nella vita non fosse cadere ma rialzarsi in fretta. Se ne è andato a 95 anni Phil Stern, grande fotografo della Hollywood del mito, ma prima ancora testimone dello sbarco alleato in Sicilia nel 1943.
Sulle coste italiane era arrivato nonostante fosse stato ferito gravemente in Tunisia, colpevole di essersi arruolato volontariamente nel primo battaglione dei Rangers che sbarcò in Nord Africa. Lo aveva fatto dopo aver letto un annuncio sulla rivista dell’esercito Stars and Stripes che diceva: «Ti piace l’avventura? I viaggi, le emozioni? Cerchiamo volontari per la formazione di un nuovo gruppo militare». Si era presentato dal mitico colonnello William Darby che dopo averlo squadrato gli disse: «Cosa dovrei farmene di un fotografo?». Lui fu pronto a rispondere: «È evidente che qualcuno dovrà documentare le tue azioni e quelle dei tuoi uomini, per questo ti servo io». Fu arruolato e poco dopo ferito dagli italiani. Ma appena fu in grado di tornare al fronte si fece spedire a seguire le truppe americane in Sicilia. Anche questa volta rimase ferito e tornato a casa venne decorato con la medaglia degli eroi, la «purple heart».
Ma capì subito che non poteva fare a meno dell’adrenalina e che il motore della propaganda e della vitalità americana si era spostato nel West, così lui, nato a Philadelphia da una famiglia di ebrei russi e cresciuto nel Bronx, si trasferì a Los Angeles. Diventò presto il fotografo dell’epoca d’oro di Hollywood, quella delle grandi majors, delle produzioni colossali, delle atmosfere patinate, seducenti e perfette. Negli Anni Cinquanta si affermò come il grande ritrattista di Elizabeth Taylor, Humphrey Bogart (la cui foto con la figlia Leslie scattata nel 1955 è un capolavoro), James Stewart, John Wayne e Marlene Dietrich. Ma oggi si ricordano le prime foto di una Marilyn Monroe all’inizio della carriera, ancora fresca, spensierata e con gli occhi vivaci, ma soprattutto uno scatto che ha fatto storia: il ritratto del suo amico James Dean con la faccia affondata dentro un maglione. Foto scattata nel 1955 poco prima dello schianto che mise fine alla vita dell’attore. Una morte che segnò a lungo Stern.
Aveva uno stile inconfondibile, pieno di freschezza e di ironia, era capace di entrare in contatto con il soggetto, aveva un’empatia che gli aprì ogni porta. E tutti si sentivano in debito con lui. Non era stato ammesso al ballo inaugurale della presidenza Kennedy, nel gennaio del 1961, ma riuscì a entrare con il pass che gli allungò Frank Sinatra, che subito dopo fotografò mentre accendeva una sigaretta al giovane neo-presidente.
Fino all’ultimo è vissuto coltivando l’idea che si deve essere pronti a cogliere ogni occasione che la vita ti offre per divertirti, stare in compagnia e ricordare. Per questo lo scorso anno è tornato in Sicilia, per le celebrazioni dello sbarco e per inaugurare la mostra che raccoglieva i suoi reportage di settant’anni prima. Con la bombola d’ossigeno, un cappellino in testa, due penne e un piccolo taccuino nel taschino della camicia, si è seduto sulla spiaggia in cui era sbarcato per raccontare ancora una volta le giornate epiche in cui si cominciò a liberare l’Europa.