La Stampa, 15 dicembre 2014
Con le feste di Natale diventa fondamentale avere un buon cavatappi. Breve ma interessante storia del il tirabusson, dal 1880 a oggi
Sotto le feste si stappano molte bottiglie di vino, rosso, bianco e rosé. Perciò è essenziale avere un buon cavatappi, il tirabusson, com’è chiamato in molti dialetti italiani. Per quanto il mercato vinicolo si stia orientando verso altri tipi di tappi – quello corona avanza inesorabile nell’ambito del vino biologico e naturale –, il cavatappi resta ancora uno strumento essenziale.
L’uso del turacciolo di sughero a forma cilindrica per sigillare le bottiglie è abbastanza recente. Sino al 1880 non era molto diffuso, sebbene si segnali la presenza di uno strumento atto ad estrarlo, realizzato dal Reverendo Samuel Henshall nel 1795 per cui avrebbe avuto uno specifico brevetto. La sua forma era molto rudimentale: il manico di legno da impugnare con una mano e il «verme» di metallo da infilzare nel turacciolo: forma a T. Nel corso dell’Ottocento vari altri brevetti furono depositati in Francia e in Germania, fino alla realizzazione del cavatappi a macinino. In Italia ci sono due musei dedicati al cavatappi: Montecalvo Versiggia e Barolo. Il più famoso cavatappi è quello realizzato nel 1930 da Dominick Rosati negli Stati Uniti. Si tratta del cavatappi maggiormente presente nelle case. Una chiave centrale serve a far entrare il «verme di Archimede» nel sughero, con il minimo danno per il vino, poi due bracci con un ingranaggio a un estremo; abbassando i manici il tappo sale ed è alloggiato nella campana centrale dello strumento, che contiene una cremagliera.
Naturalmente in ottant’anni se ne sono prodotte molte versioni. Una delle più note, piccolo simbolo del Made in Italy, venduto in milioni di esemplari, è di Alessandro Mendini per Alessi: «Anna G.». La chiave ha la forma di una testa femminile e il cavatappi è la silhouette di una ragazza. Come tutti gli oggetti di successo, il cavatappi si è diversificato. Quello detto «da sommelier», a leva, deriva dallo strumento del Reverendo Henshall con la vite, o verme, pieghevole, ed è munito di coltellino; lo si conosce come Long Lever. Un altro, meno diffuso, è a cremagliera. Uno dei più famosi e costosi (€ 125) è The Durand, usato per estrarre il turacciolo di vini molto vecchi e preziosi: ha due lame laterali che contengono il tappo e al centro la vite, l’impugnatura è una maniglia. C’è anche, segno dei tempi, un cavatappi che permette di bere un bicchiere di vino senza aprire il tappo (Coravin 1000) costa solo 299 euro. Chissà chi lo usa e perché. Parsimonia o mania?