La Stampa, 15 dicembre 2014
Laura Boldrini è attesa alla prova del fuoco del suo mandato: la scelta del nuovo segretario generale della Camera al posto di Ugo Zampetti. Che dal 31 dicembre va in pensione dopo 15 anni passati al vertice a fianco di ben cinque presidenti, Violante, Casini, Bertinotti, Fini e in ultimo Boldrini
Millecinquecento occhi, tanti sono i dipendenti di ogni ordine e grado di Montecitorio, saranno puntati domani sulla Boldrini, attesa alla prova del fuoco del suo mandato: la scelta del nuovo segretario generale della Camera al posto di Ugo Zampetti. Che dal 31 dicembre va in pensione dopo 15 anni passati al vertice a fianco di ben cinque presidenti, Violante, Casini, Bertinotti, Fini e in ultimo Boldrini. Tanto che c’è un orientamento largamente condiviso dai partiti di approfittare dell’uscita di Zampetti per rimettere una scadenza settennale (come quella di un capo dello Stato), al deus ex machina di tutta l’amministrazione, ridando così un termine al mandato. Malgrado ciò, la fibrillazione è massima tra i dirigenti del Palazzo. Al riparo dei riflettori si è consumato in questi giorni uno scambio di missive tra la Boldrini e i grillini, che chiedevano venisse sottoposta all’ufficio di presidenza di martedì una rosa di nomi. Ma la Boldrini ha risposto picche. Il regolamento assegna infatti al presidente la facoltà di avanzare una proposta: e su quella proposta, che a volte ha avuto un gradimento unanime e altre volte no, si vota. Il segretario generale deve rispondere ad una serie di requisiti di esperienza e capacità, deve essere in grado di rappresentare autorevolezza e indipendenza, una terzietà della struttura, in un rapporto di fiducia col presidente. Ci sono diversi dirigenti che hanno i requisiti e tra i “papabili” il vicesegretario generale anziano Guido Letta, cugino di Enrico e nipote di Gianni, curriculum impeccabile, così come Fabrizio Castaldi, responsabile della segreteria istituzionale della Presidente, Giacomo Lasorella, capo del servizio assemblea, Lucia Pagano, capo del servizio Commissioni e il capo dell’ufficio regolamento, Costantino Rizzuto. Ma la platea dei consiglieri-con grado di caposervizio è larga, sono circa una ventina. La questione dello stipendio “stellare” del segretario generale si è chiusa a settembre con una delibera che fissa un tetto di 240 mila euro netti annui per tutti i graduati e che assegna al numero uno anche un’indennità di funzione di 60 mila euro. E le polemiche non sono mancate.