Il Messaggero, 11 dicembre 2014
È stata picchiata brutalmente, uccisa a sassate e poi violentata da morta l’insegnante di Sora scomparsa un mese fa. Arrestato un muratore che era già stato condannato per reati sessuali. Ha confessato: gettò il corpo in un dirupo e tornò poi per abusarne
È stata avvicinata, picchiata, colpita alla testa e uccisa. All’origine del delitto, che ha scosso l’intera Ciociaria, un’aggressione a sfondo sessuale. È quanto ricostruito da investigatori e inquirenti della Procura di Cassino, che da oltre un mese stavano indagando sul giallo che ruotava attorno alla scomparsa di Gilberta Palleschi, la 57enne di Sora, professoressa di Inglese e segretaria regionale dell’Unicef, che era svanita nel nulla la mattina del primo novembre scorso nella zona di San Martino, a pochi chilometri dalla sua città, in un’area immersa nella natura. Ieri è arrivata la svolta dell’inchiesta, al culmine di una giornata iniziata con il ritrovamento del corpo della docente e finita con il fermo di un uomo, Antonio Palleschi, 43 anni, muratore di Sora: nei suoi confronti è stata mossa l’accusa di omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere. Dopo due ore di interrogatorio davanti al Pm, è stato trasferito nel carcere di Cassino, in attesa della convalida del provvedimento da parte del Gip. «Ha reso piena confessione, ha ammesso le sue responsabilità», ha dichiarato in serata il procuratore capo di Cassino, Mario Mercone.
UN MESE DI INDAGINI
I carabinieri, dopo aver raccolto vari elementi, avevano impresso un’accelerata alle indagini. Avevano esaminato i filmati a disposizione, anche quelli delle telecamere di videosorveglianza sistemate all’esterno delle villette, per verificare i movimenti di quel giorno nell’area e vagliato anche una testimonianza, che riferiva di un’auto di piccola cilindrata di colore scuro e di un uomo che chiudeva forzatamente il portabagagli. Tutto notato lì, nella località di San Martino, un fazzoletto di campagna nella vicina Broccostella, a due passi dal confine con Posta Fibreno e Fontechiari, uno dei luoghi preferiti dalla professoressa per fare lunghe passeggiate. La zona dove, lungo un sentiero, si erano perse le sue tracce e, sul ciglio di una stradina, erano stati ritrovati alcuni suoi effetti, una sim card, le chiavi dell’auto, un braccialetto e un auricolare spezzato. Le attenzioni degli investigatori si sono così concentrate sul 43enne non solo per il modello della sua vettura, una Micra simile alla descrizione fornita ai militari, ma anche in virtù di un suo precedente per tentata violenza sessuale che risale ad alcuni fa e per cui gli era stata inflitta una condanna di un anno e dieci mesi. Non solo: dalle indagini è emerso che il suo cellulare aveva agganciato una cella telefonica poco distante.
COLPITA A MANI NUDE
Ieri, alle 7.30, i carabinieri hanno fermato il muratore. Di fronte alle loro domande, alla fine ha raccontato i drammatici momenti di quella mattina portando poi al ritrovamento del corpo. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, che hanno raccolto la sua versione, ha tentato un approccio sessuale verso la donna che, però, si è difesa, ha reagito. Così, l’avrebbe aggredita per poi colpirla a mani nude alla testa dopo che era caduta a terra. A quel punto, sempre sulla base degli accertamenti, ha caricato il corpo nel portabagagli dell’auto, raggiungendo una località impervia tra i boschi, nei pressi di un ex cava, nel territorio di Campoli Appennino per abbandonarlo. Ed è lì, in un canalone, sul letto di un rivo fluviale secco, a cento metri di profondità rispetto a una strada sterrata, che è stato ritrovato il cadavere della professoressa. A indicare il luogo, a pochi chilometri da dove la donna era scomparsa, è stato lo stesso muratore. Secondo le indagini, il giorno dopo avrebbe tentato di abusare del corpo.
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Lo stesso cognome, Palleschi, le rispettive abitazioni non lontane nella stessa città, ma i due non si conoscevano: dalle indagini è emerso che si è trattato di un incontro casuale. I carabinieri scavando nella vita di Antonio Palleschi, reo confesso dell’omicidio, hanno scoperto che alcuni anni fa aveva avuto una condanna per tentata violenza sessuale nei confronti di una donna. «Ma per quell’episodio, ha già pagato», spiegano i suoi avvocati.
Quella mattina del primo novembre, Gilberta aveva raggiunto la zona di San Martino per fare una passeggiata nella natura. Poi quell’incontro, quell’aggressione culminata con il delitto. La morte risalirebbe allo stesso giorno della scomparsa e gli inquirenti stanno cercando di capire se sia stata uccisa subito oppure in seguito, dove il corpo è stato abbandonato: in quell’area boschiva di Campoli Appennino, a ridosso del confine con Posta Fibreno, dove forze dell’ordine, volontari e sub dei vigili del fuoco avevano cercato la professoressa per settimane anche scandagliando fiume e lago. Sarà l’autopsia a fare chiarezza. Sono stati i vigili del fuoco a recuperare il cadavere, in una zona difficile da raggiungere: «Colle del Caprio», nell’area di «Fosso Cupo», almeno la descrivono così gli abitanti. In altre zone impervie, isolate e circondate da boschi, invece, i carabinieri, coordinati dal colonnello Giuseppe Tuccio e dal tenente colonnello Andrea Gavazzi, durante un sopralluogo hanno trovato indumenti e parti della tappezzeria dell’auto.
RINTRACCIATO LA MATTINA
Il 43enne finito in carcere perché sottoposto a fermo, su provvedimento spiccato dal procuratore Mercone e dal sostituto titolare dell’inchiesta Beatrice Siravo, è stato rintracciato ieri mattina. Non è sposato e al momento era disoccupato. «Apparentemente era tranquillo, poi, di fronte alle nostre domande ha iniziato a tentennare per poi fare la sua ammissione», hanno spiegato gli inquirenti. In Procura ieri sono arrivati anche gli avvocati del muratore, Antonio De Cristofano e Gianpaolo Norcia: in loro presenza, il muratore ha reso la sua versione durante l’interrogatorio. «Si è detto pentito e in questi giorni è stato male – spiegano i suoi legali -. Probabilmente, opteremo per un processo con un rito alternativo, quello abbreviato», hanno aggiunto.
«C’era il concreto pericolo di fuga, per questo è stato disposto il fermo», ha aggiunto il procuratore capo Mercone. «In silenzio – ha aggiunto – è stata portata avanti un’indagine complessa». Negli uffici della Procura, c’erano anche i familiari di Gilberta: addolorati, scossi, come l’intera città di Sora, dove la professoressa era stimata e benvoluta. «I miei assistiti – ha detto l’avvocato Massimiliano Contucci, legale della famiglia – sono amareggiati per i contorni di un omicidio che ha del surreale. Non si aspettavano un fatto così atroce. È un incubo, lo scenario peggiore che poteva presentarsi considerata l’efferatezza del delitto».