Corriere della Sera, 11 dicembre 2014
La madre di Loris chiede aiuto al marito («Non abbandonarmi»), che le concede ancora una possibilità. Ma un nuovo video aggrava la sua posizione
Mentre le altre detenute continuano a gridare «assassina!», una invocazione struggente oltrepassa le mura del carcere di Catania. E rimbalza su una stradina di Santa Croce Camerina. Su una casetta di via Manzoni dove ha trovato rifugio Davide Stival, il papà di Loris, anche lui con la faccia di un ragazzo, come la moglie Veronica Panarello, arrestata per l’omicidio del piccolo: «Non mi abbandonare Davide. Credimi, sono innocente. Non ho ucciso Loris».
E Davide, 29 anni, il camionista spesso lontano da questo paesino immerso fra le serre dei pomodori da trasportare al Nord, smagrito, jeans e maglietta, una mano sul capo dell’altro piccolo con il quale è rimasto, quattro anni appena, ascolta l’appello mille volte rilanciato dalle Tv: «Non avrei mai potuto pensare che facesse un cosa del genere... I poliziotti mi hanno fatto vedere percorsi, orari, fotogrammi e tutto sembra coincidere... Dico solo che se è stata lei deve pagare... Se ci sono le prove, perché dovrei starle accanto?».
L’interrogativo sembra un muro che respinge quel grido d’aiuto rilanciato dal carcere. Ma un dubbio attraversa Davide. Perché la «prova regina», come la chiama contestandola l’avvocato Francesco Villardita, sarebbe costituita proprio dai filmati delle telecamere che inquadrano l’auto di Veronica quando parte lasciando davanti casa Loris, in contraddizione con quanto afferma lei, certa di averlo accompagnato a scuola. Ecco la riflessione di questo marito, di questo padre frastornato: «Dai filmati io ho visto le sagome che riconosco, vicino all’auto. Poi si vede che una persona ritorna verso casa, ma non si riconosce neanche se ha lo zaino... Non sono sicuro che sia Loris. È una sagoma. Riconosco solo l’auto e mia moglie...».
Più che i singoli nervosi fermo-immagine, sono forse le sequenze riviste nel loro fluire a far risaltare le contraddizioni sul percorso dell’auto. E Davide Stival ammette la sorpresa fra quanto sospetta e le certezze che riponeva nella moglie: «Mai un dubbio. E come potevo averne, visto che Veronica è stata mamma e papà insieme durante le mie lunghe assenze. Stiamo insieme da dieci anni e non ho mai visto comportamenti strani. Dicono pure che in passato ha tentato il suicido, ma lo scopro adesso». Quante storie, quanti pettegolezzi fioccano in paese, rimestando il passato, come sa pure la sorella di Davide, la giovane zia Jessica che accudisce e coccola in questi giorni il fratellino di Loris, protetto da ogni curiosità, abbracciato forte forte quando vuole la mamma. Pur figurando in un passaggio del provvedimento di fermo come vittima di un flirt fra il suo fidanzato e la stessa Veronica, Jessica minimizza la diceria agli atti, comprensiva: «In famiglia si hanno sempre battibecchi. A me è sempre sembrata una mamma meravigliosa, senza problemi psicologici, segni di sofferenza, mai aggressiva con i figli. Ma se è stata lei, la paghi cara».
Ecco, che sia stata lei, che sia stata solo lei lo dubita nella sua casa di Comiso la mamma di Veronica, la signora Carmela, durissima il primo giorno: «Mia figlia non è un mostro, aveva dei problemi da piccola, ma da dieci anni non sta con noi. Per me nasconde qualcosa, copre qualcuno, non credo che sarebbe stata capace...». Anche questo un aspetto che, depositata la richiesta di convalida da parte della Procura, sarà affrontato oggi dal gip Claudio Maggioni. Sarà lui a interrogare forse in giornata la mamma di Loris, ignara di nuovi fotogrammi acquisiti da un’altra telecamera che accresce i dubbi di Davide, in attesa di seppellire Loris quando avrà fine una autopsia dai tempi dilatati. Poi il funerale «perché almeno lui riposi in pace», come dice mentre dal carcere esce un altro appello di Veronica: «Voglio partecipare ai funerali di mio figlio».