Corriere della Sera, 11 dicembre 2014
Il ritratto di Veronica Panarello, stando al decreto di fermo dei pm: i depistaggi, le invenzioni e il telefonino segreto. Nel 2004, ricoverata in psichiatria, denunciò uno stupro: si scoprì che non era vero. Disse ai genitori che aveva un amante e poi tentò di togliersi la vita
Una linea di confine tracciata nel 2004. Veronica, 16 anni, lascia la sua famiglia d’origine e, come dice sua madre, «diventa una Stival». Non soltanto perché costruisce una nuova vita con Davide, oggi suo marito, ma perché in qualche modo prova lasciarsi alle spalle la ragazzina infelice che era.
I verbali e le intercettazioni del decreto di fermo da un lato scagionano definitivamente il cacciatore Orazio Fidone, dall’altro raccontano, attraverso le parole della madre Carmela e della sorella Antonella, la vita segreta di questa donna che è diventata grande senza essere mai stata adolescente. Carmela e Antonella parlano di una fragilità psicologica evidente per la vecchia famiglia ma inconfessabile per Veronica, e fino a due giorni fa ignota ai suoi amici e parenti, Davide compreso.
Chi è Veronica Panarello? La madre che ha ucciso «con sorprendente cinismo», come dicono i magistrati, oppure «la mamma speciale» che tutti (ancora adesso) descrivono?
I collegamenti
C’è una specie di refrain continuo che lega la vita di Veronica a quella di suo figlio Loris. Tanti fatti che hanno segnato l’esistenza di lei sono uguali o molto simili a episodi che lei stessa racconta sulle ultime ore di vita di Loris. «Nel 2003 Veronica tentò il suicidio bevendo candeggina solo perché aveva litigato con i suoi compagni di scuola» spiega sua madre Carmela agli inquirenti. Sarà un caso ma la mattina in cui Loris sparì, Veronica raccontò che aveva fatto i capricci poiché «non voleva andare a scuola perché lo prendevano in giro». «Nel 2004 – è sempre Carmela che parla – io ero al telefono con un amico e lei ascoltò la conversazione. Andò da mio marito che dormiva per dirgli che io avevo l’amante ma lui non si interessò della cosa e le disse di lasciarlo in pace, addirittura le diede uno schiaffo. Lei uscì e poco dopo vidi arrivare una pattuglia dei carabinieri...». Avevano soccorso Veronica che aveva provato a impiccarsi con un manicotto di plastica in una serra vicino casa, «in preda alla disperazione per paura che sua madre potesse abbandonare la famiglia», si legge nel fermo. Anche qui: agli investigatori non sfugge il collegamento fra il suo tentativo di suicidio con un cappio di plastica e l’omicidio di Loris, con una fascetta plastificata.
Gli abusi sessuali
Dopo l’episodio del 2004 Veronica fu ricoverata in psichiatria, nell’ospedale di Ragusa, ma chiamò sua madre: «Ti prego vieni a prendermi, c’è un infermiere che mi ha violentato mentre ero sotto gli effetti di psicofarmaci». Versione poi non confermata dai fatti. Un altro presunto stupro risale invece al 2002. Carmela racconta: «Frequentava un ragazzo che, mi disse, aveva provato a violentarla ma lei era riuscita a scappare». Il ragazzo fu denunciato, nessuna condanna per le accuse sessuali. Ancora una volta un collegamento: la pista degli abusi sessuali è stata la prima battuta dagli investigatori per il delitto di Loris che è stato trovato senza gli slip addosso e con i pantaloni un po’ abbassati. «Non mi stupirei – dice un investigatore – se scoprissimo che la mancanza degli slip non è stata una dimenticanza ma un depistaggio, una bugia, come lo erano quelle sugli stupri di tanti anni fa».
Il film e il rapimento
Quando cercano di ricostruire eventuali litigi fra Veronica e suo figlio Loris, i magistrati scoprono che l’unico screzio raccontato da Veronica subito dopo il delitto riguarda una sgridata la sera prima della morte. Lui voleva guardare fino alla fine un film e lei invece voleva che andasse a letto prima. Il film non è proprio consigliato ai minori. Si intitola «Il segreto», storia di un pedofilo che esce dal carcere e cerca di ricostruire la sua vita.
La deposizione della madre di Veronica rivela una ragazzina che «soffriva di manie di persecuzione», come dice lei. Come quella volta che si inventò un rapimento. «Era il 2003. Eravamo io, mio figlio Paolo e lei. Io e Paolo siamo scesi dall’auto lasciandola sola e quando siamo tornati ci ha raccontato che un uomo era salito e aveva cercato di mettere in moto e partire assieme a lei».
La sorella e il cellulare
Alla domanda «come sono i rapporti fra sua sorella Veronica e sua madre?» Antonella risponde «pessimi (...) Lei dice che nostra madre l’ha abbandonata ma non è così, è stata le ad abbandonarla». Quella fra le due sorelle è una storia di inimicizia e indifferenza alimentata spesso da piccole cose. «Dal 2004 non ho più rapporti con lei» spiega Antonella «nonostante lei mi avesse chiesto più volte l’amicizia su facebook». Rivela di quanto Veronica se la fosse presa per non aver fatto da madrina al battesimo di sua figlia, racconta i dettagli delle offese subite e svela che «quando era più piccola e abitavamo ancora in provincia di Savona voleva buttarsi dalla finestra dell’asilo».
Venendo ai giorni della tragedia di Loris: «Veronica è stata colta da malore tanto che Davide l’ha fatta sdraiare sul divano. Credo si sia trattato di una sceneggiata». E in questo scenario già troppo affollato di episodi c’è anche un giallo. Antonella dice: «Mi risulta che Veronica aveva più utenze telefoniche. Ha detto di aver nascosto bene il cellulare che conteneva video e foto di Loris». Ma finora nessuno ha saputo o trovato un secondo telefonino.