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 2014  dicembre 11 Giovedì calendario

Con le torture della Cia e i trattamenti disumani gli Stati Uniti hanno formato il nemico che ora li combatte. Dal carcere di Abu Ghraib sono usciti i quadri dirigenti dell’Isis: ex prigionieri trasformati in estremisti, come il Califfo Al Baghdadi

Il tragico errore politico delle torture fu chiaro quasi subito. Assad, un sunnita che aveva lavorato con Saddam Hussein, era stato arrestato nell’estate del 2003 nella sua casa di Baghdad sul Tigri: con il calcio del fucile gli avevano fatto saltare due denti, ma non nutriva un particolare risentimento nei confronti degli Stati Uniti. Lo portarono prima a Umm Qasr nell’estremo sud dell’Iraq, dove sarebbe sorto il carcere di Camp Bucca, poi ad Abu Ghraib.
Era rimasto segnato dalle condizioni umilianti della carcerazione però aveva evitato il padiglione speciale delle torture. Disse anche una frase significativa: «Tutti i detenuti, anche quelli che non hanno mai pensato di ribellarsi, sono decisi a combattere gli americani una volta che verranno rilasciati». Nella primavera del 2004 diventarono di dominio pubblico le immagini di Abu Ghraib dove i soldati americani si fecero fotografare – in posa e sorridenti – mentre torturavano i prigionieri.
Era la peggiore propaganda che gli Stati Uniti potessero aspettarsi e loro stessi ne erano gli autori. Come fu del proconsole Paul Bremer l’errore più marchiano: sciogliere le forze armate, una decisione che l’Iraq paga ancora oggi. Nulla fu più come prima. Il 9 aprile del 2003 gli americani avevano abbattuto a Baghdad la statua di Saddam in Piazza Firdous tra i festeggiamenti popolari, un anno dopo nessuno li voleva più.
Cosa dice in sintesi il rapporto del Senato sui metodi brutali della Cia: abbiamo torturato, abbiamo mentito e abbiamo pure fallito. Ma non è certo una novità per chi ha frequentato Iraq e Afghanistan negli anni dell’occupazione. Possiamo quindi aggiungere: sapevamo ma abbiamo taciuto. Anche questo però non è del tutto vero. Leggevamo proprio dalla stampa americana di Abu Ghraib e di molto altro. Quindi c’è un’ipocrisia generale anche di coloro che oggi criticano o lodano gli Stati Uniti. Eravamo già bene informati.
Piuttosto come sottolineammo allora, il ragionamento da fare è politico oltre che umanitario. Torture e carceri rappresentarono il migliore mezzo di propaganda e reclutamento per Al Qaeda e i gruppi islamici: l’ultimo esempio è proprio il Califfo Baghdadi rinchiuso dagli Usa a Camp Bucca. Non era nessuno, venne radicalizzato e poi quando fu rilasciato diventò un capo.
Nel carcere di Camp Bucca le condizioni erano spaventose, spiegava un detenuto la cui testimonianza insieme ad altre venne riportata all’epoca. «Gli americani lavorano in stretta collaborazione con i capi dell’amministrazione penitenziaria nel torturare i detenuti e ricattarli per costringerli a lavorare con loro in cambio di denaro. Se rifiutano sono torturati di nuovo e minacciati di essere tenuti in prigione indefinitamente».
Il trattamento dei prigionieri li rende facili vittime dei carcerieri. A quel punto sono presi in carico dalle truppe d’occupazione, che dispongono di servizi speciali i quali li addestrano agli assassinii e ai sequestri. La controguerriglia in Iraq si faceva anche in questo modo. Questi prigionieri in molti casi non avevano commesso reati. «Sono per lo più giovani arrestati nel corso di rastrellamenti dagli occupanti. Vengono portati in luoghi deserti e lì sono fotografati con armi e munizioni, accusati di terrorismo e in base a queste “prove” rinchiusi a Bucca».
Particolare significativo: secondo questo ed altri detenuti, nel carcere di Camp Bucca, come ad Abu Ghraib, operava Al Qaeda che reclutava e formava ideologicamente i giovani sunniti. Per lo più ingiustamente incarcerati, spesso in precedenza nemmeno praticanti, da questa prigione ne uscivano solo quando avevano la testa infarcita della cultura estremista di Al Qaeda.
Senza cadere nelle teorie del complotto, bisognerà pur chiedersi perché da Camp Bucca sono usciti i quadri dirigenti del Califfato: a partire da Abu Bakr al Baghdadi detenuto dal 2004 al 2006, che si unì al gruppo di qaedista di Abu Zarqawi. Ma insieme a lui c’erano altri leader dell’Isis, come Abu Ayman al Iraqi, ex ufficiale dell’esercito, Osama al Bilawi, che ha guidato la cattura di Mosul, ucciso qualche mese fa, come Obeidi al Dulaimi, caduto ad Aleppo. Tutti usciti da questa “accademia” di qaidisti.
Cosa è accaduto a Camp Bucca e in posti simili tra torture, reclutamenti di Al Qaeda e addestramento forzato di guerriglieri? La tragedia è che gli stessi americani hanno contribuito a creare quel terrorismo islamico che oggi sono ancora costretti a combattere.