Il Sole 24 Ore, 11 dicembre 2014
La cupola romana faceva affari in tutto l’hinterland della capitale, tra immobili, rifiuti e servizi. Il ruolo di Diotallevi nel Comune di Fiumicino e di Buzzi in quello di Morlupo
Se nei film di James Bond il mondo non basta, Roma, che per Tito Livio doveva esserne la capitale per volontà degli dei celesti, a maggior ragione era troppo stretta per gli affari di “Mafia Capitale”.
Almeno a leggere le carte della Procura di Roma dell’indagine “Mondo di mezzo”, gli appetiti del sodalizio erano inarrestabili, tanto da raggiungere molti comuni della vasta cintura capitolina (dando per scontato che Ostia, ormai da decenni, è oggetto di speculazione mafiosa).
Ad essere al centro di diverse attività era Ernesto Diotallevi, che il Ros di Roma, in più di una informativa consegnata alla procura nel 2013, ancora definisce «il formale referente di Cosa nostra nella Capitale».
A Fiumicino si vola
Nell’ordinanza, da pagina 222 in poi, nel descrivere i rapporti pericolosi di “Mafia Capitale”, il Gip Flavia Costantini, facendo proprio l’impianto accusatorio, evidenzia la persistenza di contatti tra Diotallevi e gli ambienti della criminalità romana. In particolare, ricostruisce, con il “pirata” Massimo Carminati, con il quale appariva coinvolto, attraverso il suo uomo di fiducia Riccardo Brugia, in un affare immobiliare a Riano, paese di 10mila abitanti a 23 km da Roma.
Il 30 gennaio 2013 un’informativa del Ros sottolinea che Diotallevi voleva infiltrarsi nel governo del Comune di Fiumicino, che dista 28 km da Roma e ospita l’aeroporto internazionale, invocando il sostegno alla carica di sindaco di Mauro Gonnelli, sconfitto poi al ballottaggio da Esterino Montino. Intercettato al telefono dice: «A noi ci interessa che diventa sindaco…se diventa sindaco sai come piottamo (corriamo, ndr)…fallo diventa’ sindaco patà…me metto col fiato sul collo…se compramo quella proprietà là…sai che ce famo? Un grattacielo!...Se è vero che quello diventa sindaco patà…se è tutto vero c’è da arricchisse». L’ex candidato sindaco per il centrodestra Gonnelli non è indagato. Afferma a testa alta che a lui «le elezioni non le ha pagate nessuno e se nelle intercettazioni si parla di “avvicinarmi”, significa dunque che di rapporti con quella gente non ne avevo. Che in tutta questa storia, ci sia qualcosa che non torni, purtroppo, è fin troppo evidente».
I fondi sotto controllo
Altro viaggio intorno a Roma, altro comune. Sarà il “pirata” Carminati, intercettato il 14 aprile di quest’anno, a confermare all’imprenditore indagato Agostino Gaglianone, che la libertà amministrativa del primo cittadino di Sacrofano, a 22 km da Roma, era fortemente condizionata affinché si adeguasse alle richieste espresse dall’organizzazione, in quanto, secondo lo stesso Carminati, il sodalizio aveva la capacità di controllare l’erogazione di fondi, da parte della Regione Lazio, necessari alla gestione del territorio. Il sindaco, Tommaso Luzzi, respinge le accuse, ribadisce di aver sempre agito con rigore e afferma che il Municipio è una casa di vetro, attraverso due comunicati stampa affissi sulla bacheca virtuale del sito comunale. Con il primo precisa che «affermare che la mia campagna elettorale sia stata sostenuta da lobbies di qualsivoglia genere è oggettivamente una falsità e nessuno potrà provare il contrario» mentre con una lettera aperta ai cittadini del 6 dicembre chiede l’ispezione del prefetto e dell’Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone per dimostrare la cristallinità dell’operato e si dice pronto a dimettersi nel caso in cui qualcuno dimostrasse il contrario.
Rifiuti a peso d’oro?
Passando per la Salaria, da Roma a Morlupo, bisogna percorrere 33 km.
Gli sviluppi investigativi operati dal II reparto investigativo del Ros, hanno consentito di individuare che il business a cui Carminati faceva riferimento in contatti e telefonate di luglio 2013, consisteva nella realizzazione di un impianto per il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti organici raccolti in modo differenziato con produzione di compost di qualità ed energia elettrica, da creare proprio su un lotto di terreno di proprietà comunale. Lavori che passano attraverso la coop “29 giugno”. Il sindaco Marco Commissari, secondo quanto raccontano le voci intercettate, è una persona corretta, non vuole soldì né favori ma secondo Buzzi, braccio destro di Carminati, è uno «a stipendio». Commissari, il 3 dicembre, confermando sul sito del Comune di aver subito una perquisizione e di essere probabilmente accusato di condotte illecite sull’eventuale realizzazione del gassificatore per i comuni di Guidonia e Morlupo, afferma che «non c’è mai stato alcun compenso indebito, di qualsiasi genere. Metto a disposizione dell’Autorità giudiziaria e della Polizia giudiziaria i miei conti correnti, per dimostrare l’assoluta limpidità degli stessi. Non ho mai visto né conosciuto né sentito telefonicamente colui il quale avrebbe versato somme o garantito utilità. Che le conversazioni tra costui e Buzzi, quest’ultimo soggetto che effettivamente ho conosciuto e che prospettava la realizzazione del termovalorizzatore, progetto in cui ho creduto e credo e che è sostenuto da tutto il consiglio comunale, possono al più far pensare o a errori di interpretazione del contenuto di alcune telefonate o a millanterie di Buzzi, per far credere ai suoi interlocutori di avere dei contatti con me e delle disponibilità che, in effetti, non ha mai avuto».