La Stampa, 11 dicembre 2014
Il triste record di morti nel Mediterraneo. Sono 3.419 i migranti che nel 2014 hanno perso la vita per venire in Europa, lo dice il rapporto Onu sulle stragi in mare. Da gennaio oltre 207.000 persone hanno tentato la traversata. E a fine anno finisce Mare Nostrum
È come se quasi tutti gli abitanti di Firenze decidessero di affrontare il mare, in fuga dai loro incubi. Intere famiglie di disperati, mamme, bambini, fratelli e sorelle che scappano. Un flusso inarrestabile. Molte di queste persone non sanno nuotare, ma il desiderio di una nuova vita è forte. Basta cambiare, e la paura non ferma nessuno, anche se spesso si muore. È l’immagine che viene fuori dalle stime dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati nel giorno dell’apertura a Ginevra di un forum sulla protezione dei migranti in mare: nel 2014 – dice l’agenzia – almeno 348 mila persone nel mondo hanno rischiato la vita sui barconi per migrare o cercare asilo in altri Paesi. Di queste, 4.272 sono morte: un record assoluto.
Ma ci sono altri record che ci riguardano più da vicino e sono quelli del Mediterraneo: su 4.272 vittime, 3.419 sono migranti che hanno perso la vita qui, a due passi dalle nostre coste, nel tentativo di navigare quel mare che separa (o unisce) Europa, Africa e Asia, trasformando così la traversata del Mediterraneo (nonostante gli sforzi italiani con Mare Nostrum, che finirà a fine anno) nella «strada più mortale del mondo». Il terzo record è quello delle persone che nel 2014 hanno tentato o sono riuscite ad attraversare lo stesso Mediterraneo: oltre 207 mila, cifra tre volte superiore al 2011 (anno dell’ultimo picco), quando 70 mila migranti erano scappati verso l’Europa (era l’anno delle primavere arabe, delle bombe Nato su Gheddafi, del sogno democratico in Nord Africa).
I dati dell’Unhcr sono il frutto di quella che in estate Papa Francesco definì «la Terza guerra mondiale» («solo combattuta a pezzetti, a capitoli», disse). La gran parte delle persone che scappano via mare, infatti, sono richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni. Con i conflitti in Libia, in Ucraina, in Siria e Iraq, l’Europa è diventata la meta principale. Quasi l’80% dei migranti viaggia dalla costa libica verso Italia e Malta, e per la prima volta quest’anno le persone provenienti da Paesi fonte di rifugiati (soprattutto Siria ed Eritrea) sono una «componente essenziale» (il 50% del flusso).
Oltre al Mediterraneo, le rotte dei disperati sono tre: la regione del Corno d’Africa, dove 82.680 persone hanno attraversato il Golfo di Aden e il Mar Rosso; il Golfo del Bengala, dove da Bangladesh e Birmania sono partiti in 54.000 verso Thailandia e Malesia; e i Caraibi (4.775 migranti). «Non si può fermare chi fugge per la vita – ha ammonito Antonio Guterres, Alto commissario Onu per i rifugiati -. Bisogna affrontare le cause reali, le ragioni per cui le persone scappano. Capire che cosa impedisce a questa gente di cercare asilo in modo sicuro, e che cosa si può fare per spezzare le reti criminali che prosperano sui flussi migratori».