La Stampa, 11 dicembre 2014
La madre di Veronica: «Mia figlia è innocente, non è stata lei ad uccidere Loris. È violenta solo contro se stessa. Noi siamo gente povera a cui la vita non regala mai niente di buono»
«Mia figlia è innocente e non ho altro da dire». Carmela Aguzza, la mamma di Veronica vuole essere «lasciata in pace». Il figlio, 22 anni, la spinge a non parlare «tanto poi scrivono quello che vogliono». Per lei è diventato difficile anche andare alle fontane sotto alla chiesa dove prende l’acqua. «Siamo povera gente a cui la vita non regala mai niente di buono». «Vi prego adesso se ne vada se no mio figlio la prende a secchiate».
Ma Carmela in fondo vuole parlare, vuole chiarire quello che ha sentito in tv e che la fa impazzire. «Io non ho accusato mia figlia, mai, è sangue del mio sangue e le voglio bene anche se lei mi odia». Ma ci sono quei verbali, ripresi nel decreto di fermo di Veronica, dove c’è il racconto di una figlia violenta e con disturbi psichici. «Violenta contro se stessa, lo ho sempre detto chiaramente, non contro altri, non farebbe mai male ad una mosca. Le ripeto io non credo che sia stata lei a uccidere il figlio. E la polizia deve trovare chi è stato».
Un rapporto sempre difficile quello tra madre e figlia, si legge nelle carte degli inquirenti. «Non è vero, fino a che non mi sono separata siamo state attaccatissime, quando era bambina non mi faceva nemmeno andare in bagno, sempre con me voleva stare. Poi, dopo la separazione, si è allontanata, non mi ha perdonata, non mi ha capito. E anche quando il padre è tornato a casa e le ha chiesto di metterci una pietra sopra e di tornare, lei non ha voluto. È andata così, è la vita e a noi poveracci non ci capita mai niente di buono». Terra di vinti, la Sicilia e Carmela potrebbe essere un personaggio di Verga con il suo dolore e la sua muta rassegnazione.
Racconta con affetto questa sua figlia lontana, che non la vuole come madre: «È sempre stata una bella ragazza, intelligente, aveva tutto e io le volevo tanto bene». Un verbo al passato che dice tante cose. Racconta pezzi di vita, il tormento di una figlia inquieta che ha sempre e «solo fatto male a se stessa». I due tentativi di suicidio per attirare l’attenzione. Per protestare contro i genitori che si stavano separando e prima, a scuola, perché non si sentiva accettata. «Sì, è così, voleva farsi del male, non l’ho mai capita». Una volta mandando giù candeggina e un’altra tentando di impiccarsi con il tubo di gomma trovato in una serra (non con le fascette da elettricista come è stato detto per avvalorare la tesi della colpevolezza).
Carmela ha sentito troppe parole, troppe bugie in questi giorni di lutto. «Mi hanno fatto sentire come una donnaccia». La sua vita data in pasto a tv e giornali, quella storia con il padre naturale di Veronica mentre era sposata. «I fatti nostri messi in piazza e commentati da chi non ci conosce».
«Veronica amava Loris, il suo bambino, e per quel che so è sempre stata una buona mamma. Lo ripeto, secondo me è innocente. E la mia casa è sempre aperta per lei. Mio nipote non lo conoscevo tanto perché mia figlia non veniva mai. Ma anche lui è sangue del mio sangue e lo piango. Devono trovare chi ha fatto questa cosa orribile». Carmela andrebbe in carcere a trovare Veronica «ma lei non mi vuole».
«Mio genero non crede a mia figlia? Non credo. Sono molto legati e Veronica viveva per la sua famiglia, noi siamo gente povera, gli Stival invece stanno bene e questa adesso è la famiglia di Veronica, come la mia sono i miei due figli che mi sono rimasti a casa». Davide, il più piccolo, è malato e Veronica lo è andato a trovare, chiamato dalla madre. Ma non c’era stato un riavvicinamento. «Lei adesso è una Stival...». Non c’è rancore, ma rassegnazione e se le chiedi il perché di questa frattura, Carmela si mette sulla difensiva: «Qual è il problema? Non lo so. Io non ho fatto niente di male. Veronica si è allontanata da tutti, anche dal padre dopo la separazione». Alla ricerca di un’altra vita. E di una serenità che non è mai arrivata.