La Stampa, 11 dicembre 2014
La storia oscura di Veronica Panarello. La madre: «Le ho detto che suo padre era un altro. L’abbiamo chiamato ma lui l’ha rinnegata per la seconda volta». La sorella: «L’incontro con le maestre è stato una sceneggiata. Veronica non ragiona più in modo corretto»
Una vita bruciata. Ecco la storia segreta di Veronica Panarello. Chi è davvero? «Una alienata», secondo mamma Carmela. «Una che non ci sta più con la testa», per la sorella Antonella, la quale assiste all’incontro tra sua sorella e le maestre quando venne fuori la storia delle fascette, e commenta: «Credo si sia trattato di una sceneggiata».
«Mia sorella non ragiona»
Ai magistrati racconta infatti quanto la sorella quel pomeriggio fosse nel deliquio, ma «si è alzata di botto, ha strappato le fascette dalle mani di Davide e le ha consegnate alle maestre». Quelle vanno via e Veronica cambia di nuovo registro. «Mi ha aggredito verbalmente». Un’ora prima, Veronica aveva affrontato così la madre Carmela: «Dimmi chi è mio padre». E allora Antonella è spietata: «Presumo che Veronica non ragioni più in modo corretto».
Il calvario
Quando tocca alla madre ripercorrere la vita della figlia, sono solo tante stazioni dolorose. «Era una bambina violenta e aggressiva, sin dai 7 anni è stata seguita da uno psicologo». Aggiunge Antonella: «Voleva buttarsi dalla finestra dell’asilo». E la Liguria in fondo è una parentesi felice.
Nel 2002 i Panarello tornano in Sicilia, Veronica ha 13 anni ed è un’adolescente inquieta. Parla la madre: «Voleva uscire e frequentava ragazzi più grandi». Subito il primo fattaccio. Un certo Massimo, che le ronza attorno, prova a stuprarla. Lei lo denuncia ai carabinieri. Qualche mese dopo, altro spavento. «Avevamo parcheggiato, esco con mio figlio Paolo, lei rimane in macchina. Quando rientriamo, mia figlia è in stato di choc perché un individuo era salito in macchina e aveva tentato di metterla in moto e di portarla via». Denunciano il tentativo di sequestro e il tizio, un amico di quell’altro, viene arrestato. Sempre nel 2003 Veronica tenta il suicidio bevendo candeggina «perché aveva litigato con i compagni di classe».
La violenza sessuale
Nel 2004 l’aria a Grannmichele si fa irrespirabile e si trasferiscono a Santa Croce Camerina. «Voglio raccontare un episodio». La quindicenne Veronica ascolta le telefonate della madre, si convince (a ragione) che la donna ha un amante, corre a dirlo al padre. «Disse di lasciarlo dormire in pace, addirittura dandogli uno schiaffo». Veronica esce di casa e prova ad impiccarsi con un tubo da irrigazione in una serra. Non prima di avere telefonato ai carabinieri del paese, però, che accorrono, la salvano, e la riportano indietro. La madre è sulla soglia di casa: «Mi ingiuriava dicendo che non voleva vedermi». Eppure davvero nulla è risparmiato a questa ragazzina sbandata. La portano all’ospedale di Ragusa, la imbottiscono di psicofarmaci, lei dopo due giorni implora la madre di portarla via perché un infermiere l’avrebbe violentata. Dice di essersi svegliata nel suo sangue. Altra denuncia.
Presto la famiglia si sfascia. Carmela rivela alla figlia che suo padre non è il vero padre. Telefonano assieme al papà biologico e quello non vuole saperne nulla. «Le dissi di lasciar perdere, che l’aveva rinnegata per la seconda volta». Veronica a sua volta rinnega la madre. Qualche mese dopo vive già con Davide e annuncia che si trasferiranno tutti a Milano. La ragazza ha 16 anni, esce di casa e non tornerà più indietro eccetto quando litiga con i suoceri o con il marito, e allora accetta di dormire qualche notte sul divano di Carmela. Alla nonna però non farà mai vedere i suoi due figli. Carmela abita a 10 chilometri di distanza, ma è come se fosse sulla luna.
È ormai una famiglia squassata che litiga su tutto, dalle cose grandi a quelle minute. Antonella: «Offese il mio compagno dicendo che non si poteva permettere il cellulare come quello che aveva lei». Oppure: «Sabato mi fece cacciare dalla caserma dei carabinieri. Disse: io non ho fratelli né sorelle». Ed è lapidaria, a fine testimonianza: «Non posso escludere che mia sorella sia coinvolta nella morte del bambino».