la Repubblica, 11 dicembre 2014
Legge elettorale, ora spunta anche la riforma “eventuale”: nell’attesa che entri in vigore l’Italicum, hanno proposto in un subemendamento tre senatori del Pd, si torna al Mattarellum. La tempistica sarebbe la seguente: fino all’approvazione della riforma vige il Consultellum, ma nel momento in cui l’Italicum diventa legge si passa al Mattarellum. Un capolavoro. Paghi una riforma e ne prendi due
Una singolarissima coincidenza astrale ha voluto che proprio nel giorno in cui il presidente Napolitano denunciava la «patologia eversiva» dell’anti-politica, nei palazzi della politica è stata escogitata la più bizzarra, la più contorta, la più incomprensibile delle proposte: la riforma eventuale. Parliamo della legge elettorale, materia che già di per sé mette il mal di testa al colto e figuriamoci all’inclita. Dopo che la Camera ha faticosamente varato l’Italicum concordato da Renzi e Berlusconi, il Senato dovrebbe vararne una versione riveduta e corretta. Dovrebbe.
Perché il varo della legge elettorale per i parlamentari è come l’appuntamento col dentista: tutte le scuse sono buone per rinviarlo. E allora – a turno, con una apparente casualità che sembra piuttosto pilotata da un’invisibile regia che di giorno tesse la tela e di notte la disfa – si fanno venire un dubbio lacerante: ma se le Camere vengono sciolte prima che il Senato sia riformato, come si fa a votare con l’Italicum alla Camera e con il Consultellum al Senato? Già, perché l’Italicum contiene il maggioritario, il doppio turno e i capilista bloccati, mentre il Consultellum è la proporzionale pura, in un solo turno e con le preferenze. Si rischierebbe di avere un vincitore a Montecitorio e un altro a Palazzo Madama.
Gli stessi che si erano fatti venire il dubbio – non infondato, sia chiaro – avevano pronta anche la risposta: approviamo l’Italicum, che però entrerà in vigore solo dopo la riforma del Senato. Renzi però non è caduto nel trappolone, e ha messo sul tavolo la sua soluzione: votate l’Italicum, ma lo faremo scattare solo tra un anno, così avrete il tempo di riformare il Senato. Ma qualcosa non deve aver funzionato, se ieri tre senatori del Pd (di provata fede renziana) hanno tirato fuori dal cappello la “riforma eventuale”. Nell’attesa che entri in vigore l’Italicum, hanno scritto in un subemendamento, si torna al Mattarellum (che non c’entra un tubo né con l’Italicum né con il Consultellum perché si basa non sulle liste ma sui collegi uninominali).
La tempistica sarebbe la seguente: fino all’approvazione della riforma vige il Consultellum, ma nel momento in cui l’Italicum diventa legge si passa al Mattarellum. Un capolavoro. Paghi una riforma e ne prendi due. Quando un curioso turista straniero ci domanderà quale sistema elettorale vige in Italia, dovremo rispondere con un’altra domanda: «In quale anno?». Perché avremmo la proporzionale pura nel 2014, i collegi uninominali nel 2015 e il maggioritario con liste bloccate nel 2016.
E un pensiero di solidale compatimento va al servizio elettorale del Viminale, che in poche settimane dovrebbe smantellare le 26 circoscrizioni della Camera, ridisegnarne 100 per l’Italicum e contemporaneamente ricavare 475 collegi uninominali per la Camera e 232 per il Senato, affannandosi a tracciare nuovi confini sulle mappe senza sapere quale dei tre sistemi sarà utilizzato davvero.
Questa brillante idea della “riforma eventuale” sembra escogitata per convincere gli incerti che i politici italiani vivono in un mondo parallelo. Sembra studiata per portare acqua (e soprattutto voti) al mulino dell’anti-politica. Diciamo la verità: non sappiamo chi l’abbia inventata, ma più che un’astuta mossa politica sarebbe una farsa in tre atti. Risparmiatecela.