Il Messaggero, 11 dicembre 2014
Slitta a domani il Consiglio dei ministri convocato per aumentare pene e prescrizione per i reati commessi dai “colletti bianchi” (corruzione, concussione, peculato etc). L’impegno ad intervenire, dopo lo scandalo Mafia Capitale, lo ha preso il prima persona il premier Renzi, con tanto di videomessaggio
Il rinvio di un giorno è ufficialmente per motivi tecnici: i ministri Orlando e Alfano, sono oggi a Bruxelles per il bilancio conclusivo del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea nei settori Giustizia e Interni. Così si affrettano a spiegare, le fonti ufficiali, lo slittamento a domani del Consiglio dei ministri, convocato per aumentare pene e prescrizione per i reati commessi dai”colletti bianchi” (corruzione, concussione, peculato etc). L’impegno ad intervenire, dopo lo scandalo Mafia Capitale, lo ha preso il prima persona il premier Renzi, con tanto di videomessaggio. E, dunque, politicamente sarà difficile andare oltre domani per il varo di un disegno di legge i cui contenuti, fino a ieri sera, erano stati abbozzati in una serie di incontri tra i tecnici di Palazzo Chigi e quelli di Via Arenula. La prima novità è che la stretta riguarderebbe non soltanto gli aumenti di pena nel minimo (dagli attuali quattro a sei anni) ma anche nel massimo (da otto a dieci). Risultato: il ricorso al patteggiamento viene limitato («se hai rubato puoi patteggiare ma un pò di carcere lo fai») ma, contemporaneamente, i tempi di prescrizione si allungano passando dagli attuali dieci anni a 12 anni e mezzo.
Gli innalzamenti di pena per i reati contro la pubblica amministrazione c’erano già stati nel 2012, con la legge dell’ex Guardasigilli Severino. Ma tornare a intervenire sulle pene senza mettere mano alla legge ex Cirielli – che nel 2005 aveva tagliato, e di molto, i tempi di prescrizione calcolandoli sul massimo della pena edittale aumentati di un quarto – rischia di essere un intervento a metà.
L’ASSOCIAZIONE MAGISTRATI
«Il vero problema della corruzione non e’ tanto l’aumento della pena, ma la necessita’ di rompere il patto corruttivo, anche con soluzioni premiali», dice l’Associazione nazionale magistrati che da sempre reclama l’urgenza di modificare l’ex Cirielli. Il Guardasigilli Orlando concorda su un punto: «Un inasprimento delle pene avrebbe un effetto deterrenza limitato. La strada maestra è colpire i patrimoni», con «un’estensione degli strumenti di contrasto usati contro la criminalità mafiosa». Ecco perché, nel provvedimento che dovrebbe andare domani in Cdm, si interverrà sull’articolo 322 ter del codice penale che estende ai corrotti il trattamento già previsto per i mafiosi: in caso di sproporzione tra reddito dichiarato e beni posseduti sarà possibile procedere a sequestri e confische. Anche per equivalente. E ancora: se i condannati per corruzione vorranno accedere al patteggiamento allargato (con i conseguenti sconti di pena), dovranno prima restituire il maltolto fino all’ultimo centesimo»
IL NODO POLITICO
Ma le incognite da sciogliere sul testo che domani andrà in Cdm restano molte. Principalmente di carattere politico. «È necessario accelerare i processi, non allungare i tempi della prescrizione», avverte Cicchitto (Ncd), che invita a non legiferare sull’onda della cronaca. Dubbi anche da Forza Italia, mentre i Cinque Stelle accusano Renzi di aver «insabbiato proposte sulla corruzione presentate in Parlamento da M5S e altre forze». L’alfaniano viceministro della Giustizia, Enrico Costa, fa sapere di voler vedere il testo e ricorda che Ncd è da sempre «attento alle garanzie processuali».
Non è un mistero che a frenare sulla riforma della prescrizione che sarebbe dovuta andare la settimana scorsa in Cdm sia stato proprio il Nuovo centrodestra. Il meccanismo studiato dal Guardasigilli Orlando (prescrizione bloccata in primo grado in caso di condanna ma poi due anni per l’appello e uno per la Cassazione) sarebbe passato solo con una norma transitoria in base alla quale i nuovi conteggi si applicheranno solo ai processi successivi all’entrata in vigore della legge.