Il Messaggero, 11 dicembre 2014
Il Paese che ha scelto di vivere senza cellulari, radio, televisione, wi-fi, forni a microonde. Accade a Green Bank, nella Virginia dell’Ovest, dove è vietato utilizzare tutto ciò che potrebbe interferire con il potente radiotelescopio in un raggio di 16 km. Eppure molti si trasferiscono qui volontariamente: sono i malati di “ipersensibilità elettromagnetica” che dicono «qui finalmente stiamo bene»
A quattro ore di automobile a ovest di Washington, mentre la strada si snoda fra dolci colline coperte di abeti, la radio dell’auto di colpo tace, il cellulare perde fino all’ultima tacca, e l’iPad dice laconico “nessun servizio”. Inutile armeggiare con i bottoni della radio, alzare il cellulare fuori dall’auto, guidare ancora un po’, alla ricerca di qualche ripetitore. Siete entrati nell’ultimo lembo di terra nel mondo occidentale in cui non esistono segnali radio, di nessun genere. Si tratta della “Radio Quiet Zone” stabilita nel 1958 dalla Commissione Federale per le Comunicazioni, allo scopo di costruire e fare operare un potentissimo radiotelescopio, la cui antenna ora domina il panorama.
Alto quasi 160 metri, con una parabolica di 100 metri di diametro, Green Bank, nella Virginia dell’Ovest è il più grande radiotelescopio del mondo completamente orientabile. Lo scorso settembre, grazie alle rilevazioni rese possibili da questo gigantesco orecchio puntato sull’universo, un gruppo di astronomi ha disegnato la mappa di un “superammasso” di galassie, di cui fa parte anche la nostra, la Via Lattea.
LA PREISTORIA
Eppure intorno a questa incredibile meraviglia della scienza, tutti debbono vivere come se si trovassero ancora nell’epoca precedente alla scoperta della radio. Ogni minima interferenza infatti può mandare in tilt il lavoro della parabola. I 150 abitanti fissi del paesino di Green Bank possono avere un telefono vecchio stile, ma non un cellulare. Tutto ciò che sia connesso tramite wi-fi è vietato, anche il telecomando, quello della tv o quello delle porte del garage. Quindi niente cellulari o i-pad o laptop collegati via wi-fi. Niente che trasmetta via onde radio. Niente antenne tv. Niente forni a microonde, e neanche radiosveglie a batterie.
Michael Holstine, lo scienziato addetto al controllo delle interferenze spiega: «Un quasar emette un segnale che è un miliardesimo di un miliardesimo di un watt, quello di un cellulare è di due watt, annegherebbe completamente quel che gli astronomi stanno cercando di ascoltare».
La zona di quiete rigidissima si estende per un raggio di sedici chilometri intorno al telescopio, ma molte restrizioni permangono in un territorio pari a circa 33 mila chilometri quadrati a cavallo fra lo Stato della Virginia dell’Ovest, della Virginia e del Maryland. Nell’arco più vasto sono permesse stazioni radio a frequenza bassa, e anche antenne, ma solo se posizionate secondo le direttive impartite dagli scienziati dell’osservatorio.
Come spiega il capo astronomo Felix James Lockman «sarebbe impossibile oggi trovare una zona della terra dove si possa ottenere il silenzio radio. Bisognerebbe togliere alla gente i suoi diritti, i suoi cellulari, le radio, e non sarebbe fattibile». A Green Bank, la gente ci è abituata perché è cresciuta così, e ne è contenta.
I SINTOMI
Proprio il fatto che Green Bank si trovi al centro di un cono di silenzio radio l’ha resa popolare presso una popolazione che nel mondo va crescendo, a dispetto della medicina ufficiale, cioé tutti coloro che sostengono di soffrire di “Electromagnetic Hypersensitivity”, o EHS. Dagli anni Novanta, da quando sono comparsi i ripetitori dei cellulari, un certo numero di persone ha cominciato a denunciare sintomi quali capogiro, nausea, sfoghi della pelle, emicranie, palpitazioni cardiache, debolezza, dolori al petto. È nato anche un movimento, con numerosi gruppi di sostegno che si ispirano al libro di Arthur Firstenberg, “Microwaving our Planet”, che già nel 1996 spiegava come molti di quei disturbi possano essere causati dall’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche.
La scienza ufficiale ritiene che non ci sia un rapporto di causa-effetto, e anche se vari esperti pensano che si tratti di un vero problema, credono tuttavia che sia solo psicologico. Il che non significa che queste persone non soffrano di reali disturbi, e che non si trovino meglio quando vanno a stare a Green Bank.
GLI ABITANTI
Il 53enne muratore Charles Meckna, che viveva nel Nebraska, si è trasferito qui con moglie e due figli, si è costruito un cottage e dice di non soffrire più delle estenuanti emicranie che lo perseguitavano. Bert e Diane Schou hanno venduto metà della loro fattoria nell’Iowa per ritirarsi a vivere in una casetta di Green Bank. Hanno accesso a internet, ma solo via dial-up: «È lento e possiamo fare poco, ma siamo in contatto con il mondo» dice Diane, che soffriva di malesseri così debilitanti da essere diventata l’ombra di se stessa. Gli Schou hanno affittato una piccola dependance a una insegnante di canto originaria di San Diego, in California, Deborah Cooney, che solo periodicamente si allontana per andare a tenere concerti e guadagnare abbastanza per mantenersi. Ma anche lei vorrebbe rimanere a Green Bank per sempre: «Quando esco da questa zona, rischio dolori fortissimi e debolezza – si sfoga – Ho paura, solo qui non soffro».