Il Messaggero, 10 dicembre 2014
L’Eliseo di Luca Barbareschi. Il patron dei due storici spazi romani di via Nazionale ha rimesso a nuovo i teatri. E vuole rilanciarli «con autori di prestigio e attori come Lavia, Proietti, Zingaretti»
Il teatro Eliseo – sala grande e sala piccola – riaprirà i battenti il prossimo giugno. «Gli adempimenti di legge e i restauri, soprattutto i restauri – dice Luca Barbareschi, nuovo patron dei due storici spazi romani di via Nazionale – richiedono più tempo del previsto. Ho trovato nell’edificio situazioni gravi, da sanare a fondo. Basti pensare che si era stimato di investire nel ripristino trecentomila euro, mentre ne occorreranno tre volte tanti. Ma non importa. Sono entusiasta di far rinascere un teatro che appartiene alla storia della scena italiana».
Lei ha mostrato alla stampa i danni delle sale. Ma nulla ha detto sulla stagione che ha pensato per i due Eliseo. Con cosa aprirà, ad esempio?
«Premetto che non concepisco la divisione tra stagione estiva e stagione invernale. Dopo l’apertura si andrà avanti senza soste, estate e inverno, diversificando le attività e tenendo i teatri a disposizione degli artisti e del pubblico ogni giorno dell’anno. Le due sale saranno organizzate alla maniera inglese, corredate cioè di servizi ristoro, biblioteca, emeroteca e quanto altro occorre a far vivere un teatro a tutto tondo. Avremo anche uno studio cine/tv, un ufficio editoriale, una sala da incisione. Lo spettacolo d’apertura? La tigre del Bengala nello zoo di Bagdad, di Rajiv Joseph, che è l’autore della serie televisiva Nurse Jackie con Edie Falco. Nato come uno sketch di dieci minuti, il testo è quasi arrivato al Pulitzer. Sarà la mia unica regia nel corso della nuova stagione. Farò anche l’interprete».
Punta a un teatro di produzione?
«Ovviamente. Cinque nuove produzioni l’anno all’Eliseo e cinque al Piccolo. Sceglierò in base agli autori. In Italia occorre rivalutare il testo, tornare al clima della grande “prima” legata al nome di un drammaturgo, come continua ad avvenire a Londra e negli Stati Uniti. Poi, certo, attori e registi di primo livello».
Ospitalità?
«Poche e di assoluto prestigio. Ho avuto contatti con Gabriele Lavia: voglio assolutamente all’Eliseo il suo nuovo Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore».
Creerà una compagnia stabile?
«Più che a una compagnia stabile, penso a un giro di grandi attori riuniti in un gruppo e propensi ad alternarsi nelle stagioni. Un anno lavora questo, l’anno dopo quello. Ho già parlato con Giorgio Albertazzi, la cui sapienza merita una casa come si deve, con Gigi Proietti, con lo stesso Lavia, con Luca Zingaretti...».
La sua casa di produzione cine-televisiva, la “Casanova”?
«Trasferirò tutto negli uffici dell’Eliseo. I miei collaboratori ed io vivremo quegli spazi a tempo pieno, differenziando, come ho detto prima, i vari settori, che saranno in ogni caso comunicanti. Se un testo realizzato in palcoscenico merita un’estensione cinematografica o televisiva, l’avrà. Eccetera».
Ha parlato anche di una collaborazione con Santa Cecilia.
«Con il Conservatorio di Santa Cecilia. I giovani strumentisti degli ultimi corsi terranno dei concerti matinée all’Eliseo, in smoking, belli e gagliardi come devono essere i musicisti. Anche il pubblico, forse, capirà che entrare in un teatro significa perpetuare un rito collettivo al quale dobbiamo rispetto in tutto, anche nell’abbigliamento».
Produttori e registi che non potranno portare i loro spettacoli all’Eliseo nel corso di questa stagione stanno protestando contro la chiusura.
«La questione non riguarda me. I restauri vanno fatti subito, abbiamo trovato crepe, moquette scollata, soffitti con i buchi che lasciano entrare acqua, topi nel sottopalco. La vita dell’Eliseo deve ricominciare alla grande, questi spazi devono tornare ad essere leader sul piano cittadino, nazionale e internazionale».
Si rivolgerà anche ai suoi autori di riferimento, Shepard, Mamet...?
«Mi ripeto: voglio incontrare gente che dice “vado a vedere all’Eliseo la nuova commedia di questo o di quello”. Tennessee Williams, Miller, Shepard, Mamet, ma anche Peppino Patroni Griffi hanno chiamato pubblico con la loro sola firma, indipendentemente da chi interpretasse le novità. Se poi anche i protagonisti sono dei “nomi”, sentiremo frasi come “vado a vedere la novità di Tizio interpretata da Caio”. Tanto meglio».