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 2014  dicembre 10 Mercoledì calendario

Nelle intercettazioni di Odevaine spunta anche la Finocchiaro. Ma la senatrice non è indagata. Il suo nome emerge dal rapporto dei carabinieri del Ros relativo al centro profughi siciliano a Mineo

«...E la Finocchiaro gli ha detto (a Buzzi, ndr) “Lascia perdere quella gara è già assegnata”». L’ex presidente del Senato, la Pd Anna Finocchiaro, sarebbe stata al corrente delle «trattative» per gestire la gare d’appalta del centro profughi a Mineo, in provincia di Catania.
Lo riferisce l’ex vicecapo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine, arrestato per corruzione e associazione mafiosa. Il «moltiplicatore di immigrati» tira in ballo la presidente della prima Commissione permanente (Affari Costituzionali), in una conversazione telefonica dello scorso 16 giugno.
Va subito precisato che la senatrice non risulta coinvolta nell’inchiesta Mafia capitale. Il suo nome emerge dal rapporto dei carabinieri del Ros relativo al centro profughi siciliano. Una gara molto importante. Lo rivela sempre Odevaine: «...è una gara impegnativa questa, 150 milioni di euro...138... è per la gestione di Mineo e se pensi che tutto il casino dell’Expo per 200 milioni....». 
Odevaine, componente del tavolo nazionale per l’immigrazione, a libro paga del sodalizio criminale con tangenti da 90 mila euro, parla con il suo interlocutore, Carmelo Parabita sull’interessa che gravita intorno alla struttura di Mineo. «L’altro ieri ho trovato la telefonata del sindaco di... di Ramacca, che strano, l’ho richiamato e lui mi ha detto “Sai avrei piacere di parlarti”. Chissà che cazzo vuole?! “Se vieni giù” gli dico io e lui “eh allora ci incrociamo perché vorrei parlarti”».
Parabita domanda: «Non credo sia per la gara..». E Odevaine: «E certo che è per la gara... per forza». L’altro insiste: «Magari ha altri progetti in mente, ha bisogno di contatti qui a Roma con i Ministeri». Ma Odevaine replica: «Giovanni (verosimilmente Giovanni Ferrera annotano gli investigatori) e il sindaco di Ramacca viaggiano insieme, secondo me mi volevano chiedere di non partecipare... perché siccome...». E ancora: «...sì poi sai l’imbarazzo se dopo la politica si mette sulla Commissione a fa’ casino...finora io, cioè finora tutte le cose». 
A questo punto arriva l’accenno all’ex presidente del Senato. Carmelo Parabita domanda ad Odevaine: Non ci saranno altre offerte, cioè con chi staranno parlando...». E Odevaine: «A me m’ha detto...eh...Salvatore Buzzi, che è andato a parlare dalla Finocchiaro.... e la Finocchiaro gli ha detto “Lascia perde, quella gara è già assegnata”».
L’episodio non è stato riscontrato dalla Procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone, mentre proseguono le indagini per accertare legami con la criminalità organizzata – Cosa nostra, Camorra ma soprattutto la ’ndrangheta calabrese – e coinvolgimenti di altri esponenti politici o funzionari di Comune e Regione Lazio. Sia destra, sia sinistra.
Per quanto concerne il Pd, non risulta iscritto nel registro degli indagati ma è citato in un’intercettazione telefonica il capogruppo regionale della lista Zingaretti, Michele Baldi a proposito della ricerca di voti. 
Il 20 febbraio 2013 Baldi chiede a Luca Gramazio (Pdl, indagato per associazione mafiosa, illecito finanziamento e corruzione aggravata): «Glie dici alla tua rete di scrutatori de rispettamme?» E Gramazio risponde: «Cento per cento, stai tranquillo, certo che sì…». Appena pochi giorni prima lo stesso Gramazio aveva spiegato a un conoscente: «Finite le operazioni di voto i … le urne vanno in alcune … in alcune sedi (…) non si tratta della classica operazione di … di controllo delle schede … inc … quello c’abbiamo ancora il tempo per fa’ degli inserimenti». Come a dire di truccare la quantità di schede elettorali. 
E c’è anche l’ex numero uno della protezione Patrizia Cologgi «dirigente in seno alla presidenza del Consiglio», che ha lavorato anche con l’ex ministro ministro Kyenge. «Cologgi è indagata di reato connesso, per abuso d’ufficio, in un’inchiesta del 2011, in concorso con Sandro Coltellacci, della cooperativa Impegno per la promozione arrestato ora per corruzione aggravata».