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 2014  dicembre 10 Mercoledì calendario

I tre indulti di Carminati. Ecco cosa si scopre scorrendo le cinque pagine di casellario giudiziale che raccontano i guai con la giustizia – dai quali è sempre uscito indenne – dell’ultimo Re di Roma e che affondano le radici negli anni ’80

In 56 anni di vita, Massimo Carminati, adesso in carcere con l’accusa di essere a capo di quella che è stata denominato Mafia Capitale, ha avuto la fortuna di beneficiare di ben tre indulti. Come si scopre scorrendo le cinque pagine di casellario giudiziale che raccontano i guai con la giustizia – dai quali è sempre uscito indenne – dell’ultimo Re di Roma e che affondano le radici negli anni ’80.   
È infatti il 1979 quando partecipa alla rapina alla filiale romana della Chase Manhattan Bank. Durante una conversazione finita nei nastri della Procura di Roma nell’ambito dell’indagine “Mondo di Mezzo”, Carminati descrive così quell’episodio: “Il giorno dopo la Chase Manhattan Bank siamo andati lì… gli ho fatto compra’ il 323 (una Bmw, ndr) pure a lui… c’aveva una baracca gli ho detto… ’annamose a compra’ il 323’… ancora me lo ricordo. 11 milioni… calcola pigliavamo stecche da 50-60 milioni… ti facevi una macchina che adesso varrà 40-50.000 euro … con 50 milioni m’ero comprato casa… la prima casa che mi sono comprato… con una stecca”. Eccolo, l’ultimo Re di Roma che parla di sé e di quello che è stato il passato. Per quella rapina messa a segno assieme a esponenti di Avanguardia nazionale e dei Nar, come Valerio Fioravanti, la sentenza definitiva arriva ad aprile 1987 con una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Tutto cancellato dall’indulto del 1986. E non solo. Perché sulla stessa sentenza poi arriverà anche un secondo indulto, quello del 1990, anno in cui Francesco Cossiga era al Quirinale e Giulio Andreotti a Palazzo Chigi.
Alla fine su questa condanna emessa dal Tribunale di Roma nel 1992 interviene anche la liberazione anticipata prevista dall’ordinamento penitenziario (7 mesi e 15 giorni con la buona condotta). L’indulto del governo Andreotti cancella anche una seconda pena a un anno e mezzo di reclusione inflitta a Carminati dalla Cassazione nel 1991 per i reati di rapina, detenzione e porto illegale di armi per fatti che risalgono al 30 luglio 1980. Condonata anche una terza pena inflitta stavolta nel 1988 per un reato di ricettazione commesso il 20 aprile del 1981, un giorno che segnerà per sempre la vita di Carminati.   
Stava scappando verso la Svizzera con due avanguardisti quando in provincia di Varese la polizia, convinta che con loro si trovassero i capi dei Nar, apre il fuoco. Carminati viene ferito ad un occhio e ne perderà l’uso per sempre. Da qui i soprannomi “Er Cecato” e “Er Pirata”. Passano pochi anni e la sua storia s’incrocia di nuovo con il tribunale di Roma.
Nel 2000 viene condannato a sei anni e 1 mese di reclusione per associazione a delinquere, detenzione e porto illegale di armi, ricettazione continuata in concorso. È questo il processo alla Banda della Magliana con i suoi 69 appartenenti. Il pm Andrea De Gasperis chiede, per Carminati, una pena pari a 25 anni di carcere. Ma alla fine è stato condannato a 10 anni di reclusione in primo grado ridotti a 6 anni e 6 mesi in appello. A causa dell’accumulo delle condanne, gli anni di reclusione poi diventano 11 e 9 mesi, scontati in parte per poi passare alla libertà vigilata, finché nel 2006 il magistrato di sorveglianza non ne ha disposto la revoca.
Certo, al di là degli indulti, gli sarebbe andata diversamente se fosse stato condannato per banda armata nel processo ai Nar, dove invece è stato assolto. Come per l’omicidio Pecorelli e il depistaggio relativo alla strage di Bologna. Passano gli anni e Carminati viene accusato di essere la mente dell’organizzazione del furto del caveau. Con altre 23 persone avrebbe aperto 147 cassette di sicurezza di “proprietà” di dipendenti del Palazzo di giustizia romano, portando a casa un bottino di oltre 50 miliardi di lire in oro e gioielli, oltre a diversi documenti riservati appartenenti a giudici. Ad aprile del 2008 viene condannato dal tribunale di Perugia per questo furto a quattro anni di reclusione, pena sospesa con un decreto del procuratore generale del tribunale finché non arriva un altro indulto, quello del 2006 con Giorgio Napolitano al Quirinale, Romano Prodi al governo e Clemente Mastella ministro della giustizia.   
La legge fu anche chiamata salva-Previti perché cadde a pennello poco dopo la condanna nel processo Imi-Sir. E non salvò solo l’ex ministro della Difesa, ma ne ha beneficiato, molti anni dopo anche Silvio Berlusconi quando nel 2012 è stato condannato a 4 anni di reclusione per i reati fiscali nell’ambito del processo per l’acquisizione dei diritti tv di Mediaset. Tre anni della condanna all’ex premier sono stati condonati proprio per gli effetti della legge sul condono del 2006. Di cui ha tratto beneficio anche Carminati. Rideterminando la pena da scontare così per Carminati la pena che resta da scontare ammonta a un anno. Pochi giorni fa però l’ex Re di Roma è finito in un guaio davvero grosso: stavolta l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso stampo mafioso. Chissà se il futuro ci riserverà qualche altro condono, salva tutti.