il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2014
Tags : Madri che ammazzano i figli (in Italia)
Nel carcere delle madri assassine. All’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, ci sono la mamma che si è buttata nel lago con i suoi due figli e uno l’ha fatto affogare, un’altra che ha ucciso la figlia di 4 anni e poi si è accoltellata, ma è sopravvissuta, quella che ha ucciso il figlio buttandolo dalla finestra... E se è stata Veronica ad uccidere il piccolo Loris ci finirà anche lei
Se Veronica Panarello dovesse essere condannata per l’assassinio di suo figlio Loris, 8 anni, e se i giudici dovessero ritenerla, in base a una perizia di esperti, incapace di intendere e di volere e socialmente pericolosa, allora per lei si aprirebbero le porte dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, l’unico ad avere una sezione femminile e l’unico a non essere gestito dalla Polizia penitenziaria. È una struttura della Asl, gestita solo da medici e infermieri, che ha una convenzione con il ministero della Giustizia. Attualmente ospita 70 donne. Sono quattro i reparti: Arcobaleno, che è quello femminile, Virgilio e Aquarius, i reparti maschili e poi c’è un’ “area riabilitativa” e una comunità (mista), all’esterno, in un’area adiacente alla struttura.
Nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere tanti i casi di donne che hanno ucciso i propri figli. Come, per esempio, la mamma che si è buttata nel lago con i suoi due figli e uno l’ha fatto affogare. O come un’altra mamma che ha ucciso la figlia di 4 anni e poi si è accoltellata, ma è sopravvissuta. O la mamma che ha ucciso il figlio buttandolo dalla finestra. La sezione Arcobaleno si trova al piano terra e ha 4 reparti destinati a pazienti condannati con diversi gradi di patologia. Nelle camere, con due o tre letti ci sono armadi con doppia chiave: una per le “ospiti” e una per gli operatori. In tutte le stanze, con le sbarre ai vetri, c’è un climatizzatore. Le donne con più gravi problemi psichici possono stare nelle proprie camere dalle 13 alle 15, per il riposo pomeridiano e dalle 19 alle 8 del mattino, per quello notturno. Tutto questo per evitare l’isolamento. Negli spazi comuni c’è la sala da pranzo e la televisione. Nella struttura con parco ci sono anche una piscina e una palestra. Dal 2000 ci sono stati 3 suicidi. Le evasioni sono arrivate anche a 5-6 l’anno.
Alla dottoressa Cristina Cofano, psichiatra dell’ospedale di Melzo, abbiamo chiesto se le donne che uccidono i propri figli hanno delle caratteristiche comuni: “Ogni storia è a sé, ma se vogliamo schematizzare, possiamo dividerle in due categorie. Le madri con una patologica immaturità, centrate su se stesse. Non tollerano la presenza del figlio, totalmente dipendente da loro, perché rappresenta un impedimento alla propria realizzazione. A questo proposito mi viene in mente una mamma che voleva fare carriera nel mondo dello spettacolo e ha ucciso il figlio perché lo riteneva un ostacolo. Oppure sono madri profondamente sofferenti, affette da depressione grave. Di solito dopo aver eliminato il figlio si suicidano, o ci provano. Sono le madri che soffrono di ‘delirio di rovina’, non vedono alcuno spiraglio nel mondo e prima di uccidersi, o di provarci, uccidono il figlio per un eccesso d’amore patologico, per difenderlo da una società senza speranza. In famiglia i segnali sono estremamente sottovalutati, queste donne sofferenti, in genere, non vengono mai portate da medici”.
DOTTORESSA COFANO, ci sono donne che uccidono il proprio figlio e poi lo negano con convinzione. Ma davvero possono aver rimosso? “Si possono commettere dei gesti talmente gravi che la mente dell’omicida si dissocia per proteggersi. In termini semplici, la coscienza si sdoppia”. Il caso di Veronica Panarello se venisse confermato, come lo vede da psichiatra? “Se sarà dimostrata la sua colpevolezza sono tanti gli elementi da approfondire. Per esempio maltrattamenti in famiglia, la sua volontà o meno di avere quel figlio a 17 anni, un forte disturbo di personalità. Anche in merito al suo comportamento attuale davanti agli inquirenti non ci sono risposte certe. È innocente? È colpevole ma ha rimosso l’omicidio del figlio? O è in malafede? Ma se non dovesse crollare e dovesse essere colpevole è più probabile che abbia rimosso. Comunque, solo il tempo ci potrà dire che cosa sia accaduto veramente”.
Secondo la psicologa Paola Vinciguerra, presidente di Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico), sono tre le spie che devono far scattare l’allarme in famiglia: “Se le persone hanno grossi sbalzi di umore, se sono in alcuni momenti molto nervose, aggressive, intolleranti e in altri momenti estremamente amorevoli e stucchevoli, allora c’è un disagio. Se la persona passa da un eccessivo accudimento e attenzione nei confronti di un figlio a momenti di grande aggressività e intolleranza rispetto anche ad atteggiamenti normali dei bambini, vanno monitorate. Anche una profonda rigidità nei confronti di un figlio nasconde qualcosa di non sano. Secondo indicatore di pericolo: la mitomania. Se notiamo che un nostro familiare racconta cose che noi sappiamo non essere vere e se ha la tendenza a non raccontare le cose in modo aderente alla realtà, allora attenzione. Terzo: il vittimismo e le sensazioni persecutorie o il fanatismo religioso”.