Corriere della Sera, 10 dicembre 2014
«Veronica sin da bambina soffriva di manie persecutorie, era aggressiva e violenta. Fin dall’età di sette anni è stata seguita e curata da uno psicologo». Parla Carmela, la nonna di Loris, che non si capacita che la figlia sia finita in carcere per omicidio: «Una madre non pensa mai questo di una figlia... Non può pensarlo mai. Ma arrivati a questo punto non conosciamo nemmeno i nostri figli, mai dire mai. La vita ormai ci ha insegnato questo. Ora ci lasci in pace»
La voce di una donna risponde al citofono dopo un giorno passato a negare di esistere. «Ma che deve dire la famiglia Panarello? La famiglia Panarello non vuole dare nessuna mano alla signora Panarello. Assolutamente. Che mano può dare? Veronica con la famiglia Stival è stata sempre, da nove anni a questa parte...».
Carmela, la madre di Veronica, è seccata. All’undicesimo giorno i cronisti sono arrivati sotto casa a suonare il campanello e lei ha lasciato che per tutta la giornata fossero i figli a rispondere al posto suo: «No, si sbaglia, qui non abita nessuna signora Carmela» è stato il ritornello fino a pomeriggio inoltrato. Poi il cambio di rotta e la voce di lei che fra un «se ne vada» e «lasciateci tranquilli» racconta piccoli pezzi di vita della sua figlia più sfortunata e tormentata, Veronica.
Prende le distanze fin quasi a rinnegarla, fa capire quanto sia stata difficile la convivenza con quella ragazzina che in tutti questi anni non ha quasi mai visto, e la scarica.
Non è testuale ma il senso è chiarissimo: Veronica adesso è un problema della famiglia Stival. Anzi: non Veronica, ma «la signora Panarello», come se fosse una semplice conoscente. Da non confondere con «la famiglia Panarello», cioè Carmela e i due figli che vivono ancora con lei.
Dice la nonna di Loris: «È stato buttato abbastanza fango sulla famiglia Panarello. La verità non è possibile... La
signora Panarello da molti anni non abitava più con la sua famiglia d’origine. La verità qua la famiglia Panarello non la può sapere...». Mezze frasi e tante parole sospese, anche davanti all’argomento più spinoso: la fragilità psicologica di Veronica. Sua madre si infastidisce: «Problemi in che senso? La famiglia era unita, molto unita... lei era una bambina difficile, tutto qua. La famiglia la teneva più coccolata, più... una principessa era».
Quando dice «una bambina difficile», Carmela ne ricorda soprattutto l’infanzia e la prima adolescenza, così come l’ha raccontata agli inquirenti: «Veronica sin da bambina soffriva di manie persecutorie, era aggressiva e violenta» ha fatto mettere a verbale. «Fin dall’età di sette anni è stata seguita e curata da uno psicologo» ma poi «si è rifiutata».
Di tutto questo al citofono non fa cenno. Soltanto «una bambina difficile» e la questione è chiusa. Inutile chiedere dettagli sui tentativi di suicidio di sua figlia. «Ascolti, io non so niente perché gliel’ho detto, qua la famiglia non ci abita. Ci lasci in pace per favore perché qui c’è un bambino di 13 anni...».
Si cambia argomento. Veronica e la famiglia Stival che l’ha accolta nove anni fa.
Lei pensa che questo sia stato il problema? «Non lo so, io non penso niente. Purtroppo è quella... È stata con quella famiglia. Avrà avuto dei problemi... La famiglia non l’ha vista in nove anni, scusa?».
Sembra dire che gli altri, gli Stival, non hanno saputo capire. Ma Carmela non aggiunge altro. Soltanto che proprio da allora, da nove anni a questa parte, la figlia è quasi scomparsa dal suo orizzonte.
«Si è fatta vedere ogni tanto...» dice. E non le mancava? «Certo che mi mancava». La voce si addolcisce. Silenzio.
Non avete provato a chiarirvi sulle incomprensioni che c’erano?
«Eh...Veronica è una persona molto difficile. E non c’era niente da chiarire tra di noi. Io non ho niente da chia-ri-re», scandisce.
Ma che carattere ha Veronica? «Ascolti, se ne vada. Perché sono stanca e voglio stare tranquilla. La cosa certa è che mio nipote in vita non me lo darà mai più nessuno... Era uno scricciolo, bellissimo».
Ma per lui la nonna era una sconosciuta. «Il bambino non era affezionato a me» ammette Carmela. «Io ero un’estranea. Stop».
Tornare ai ricordi degli anni passati significa tornare alla vita che non c’è più. «Io mi sono separata nove anni fa» racconta la voce di Carmela. «La mia famiglia è unita, questa che ho... i miei due figli e io. Separarsi non è un dramma, non è una cosa brutta nella vita».
In paese si dice di tutto su di lei e sul rapporto con Veronica, questo Carmela lo sa bene. «Ne parlano continuamente anche in tv. Ma no, la mia famiglia è unita. E anche prima era unita. Finché siamo rimasti insieme io e mio marito, la nostra era una famiglia unita. Vada a Rocchetta di Cairo...(in Liguria, ndr ) vada lì e veda che famiglia eravamo noi. Siamo stati dodici anni lì». Erano gli anni felici di Veronica. «Veronica da tutte le parti è stata felice», o almeno così la ricorda sua madre.
Carmela non riesce a credere che ora sia in carcere, che abbia fatto una cosa tanto orribile: «Una madre non pensa mai questo di una figlia... Non può pensarlo mai. Ma arrivati a questo punto non conosciamo nemmeno i nostri figli, mai dire mai. La vita ormai ci ha insegnato questo. Ora ci lasci in pace».