la Repubblica, 10 dicembre 2014
Chi aveva previsto, alla fine del 2013, che nel 2014 lo Stato islamico, trasformato repentinamente in una formidabile forza militare, avrebbe invaso l’Iraq? E che Vladimir Putin avrebbe invaso la Crimea e destabilizzato l’Ucraina? Chi aveva previsto che l’epidemia di Ebola in Africa avrebbe scatenato il panico in tutto il mondo, o che i prezzi del petrolio sarebbero precipitati? Nessuno. Ecco perché il 2015 ci sorprenderà
Probabilmente, dove vivete voi, la temperatura, la nuvolosità e le precipitazioni di domani saranno simili a quelle di oggi. È un’antica formula per prevedere il tempo, che i meteorologi chiamano «la regola della persistenza». Ovviamente, non sempre funziona. La variabilità del clima è aumentata, creando cambiamenti sorprendenti nei modelli storici di temperature e precipitazioni. Ma questo articolo non tratta del clima, bensì degli eventi che hanno destabilizzato il pianeta nel 2014, e della probabilità che tali problemi persistano e influenzino la situazione mondiale l’anno prossimo.
È una probabilità bassa. È più realistico aspettarsi che il 2015 ci riserverà sorprese molto diverse da quelle di quest’anno. Chi aveva previsto, alla fine del 2013, che nel 2014 lo Stato islamico, trasformato repentinamente in una formidabile forza militare, avrebbe invaso l’Iraq? E che Vladimir Putin avrebbe invaso la Crimea e destabilizzato l’Ucraina? Chi aveva previsto che l’epidemia di Ebola in Africa avrebbe scatenato il panico in tutto il mondo, o che i prezzi del petrolio sarebbero precipitati? Nessuno. Né i governi, né le loro forze armate e l’intelligence, né Banca mondiale o il Fondo monetario internazionale, né le grandi banche, né accademici, editorialisti o futurologi. Nessuno.
Ecco perché sarebbe un errore applicare la regola della persistenza al mondo del 2015. Certamente né l’Ebola, né lo Stato islamico né la belligeranza di Putin spariranno nel 2015. Ma non saranno così importanti come sono stati quest’anno. Tristemente, nel 2015 l’Ebola continuerà a fare vittime. Per fortuna, però, le stime più pessimistiche sul numero di morti si sono rivelate sbagliate, così come le perdite per l’economia dell’Africa subsahariana.
Qualcosa di simile è successo con lo Stato islamico. L’organizzazione continuerà a operare militarmente, a volte con successo, nell’immensa fascia di territorio che va dalla Siria all’Iraq. Individui e cellule dirette o ispirate da questa organizzazione attaccheranno obiettivi in altri Paesi. Però il finanziamento, i leader, la mobilità, gli armamenti e in generale la capacità militare dello Stato islamico si ridurranno, mentre cresceranno quelle dei loro nemici. Lo Stato islamico deve fronteggiare un’alleanza, fino a poco tempo fa inimmaginabile, di oltre cinquanta nazioni, fra cui gli Stati Uniti e molti Paesi europei e mediorientali. Tutto lascia pensare che il futuro riserverà allo Stato islamico molti meno successi del recentissimo passato. Un altro che è riuscito a creare le condizioni per la comparsa di un’alleanza anche in questo caso inimmaginabile è Vladimir Putin. Nonostante il suo recente avvicinamento con la Cina, il presidente russo è riuscito a fare in modo che molti Paesi unissero le forze per contrastare i suoi soprusi. In questo modo Putin è riuscito a isolare il suo Paese e danneggiare gravemente la sua economia: caduta del prezzo del petrolio, massiccia fuga di capitali, severe sanzioni economiche. Nel 2015 si parlerà più della debolezza di Vladimir Putin che della sua forza.
Ma se gli eventi principali del 2014 non rimarranno i temi dominanti anche nel 2015, quali saranno i temi dominanti? Non lo so. Però sospetto che alcuni degli eventi che potrebbero sorprenderci l’anno prossimo avranno quattro origini: 1) un cyberattacco di dimensioni e conseguenze senza precedenti; 2) un incidente climatico di portata anche in questo caso inedita; 3) l’instabilità dei Paesi esportatori di petrolio come conseguenza della caduta del prezzo del greggio, e infine 4) una buona notizia: la firma di un trattato nucleare con l’Iran e l’inizio della normalizzazione delle relazioni tra questo Paese e gli Stati Uniti.
traduzione di Fabio Galimberti