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 2014  dicembre 10 Mercoledì calendario

Così il clan Carminatti & Buzzi puntò anche all’affare Atac: «Facciamo milionate con l’appalto pulizie». Negli uffici della cooperativa “29 giugno” le trattative per i contratti con la municipalizzata dei trasporti romani. L’ultimo è stato firmato a febbraio

Nel ventaglio di interessi del Mondo di Mezzo, c’è qualcosa da aggiungere all’accoglienza, ai campi rom e alla raccolta differenziata. I trasporti di Roma. Atac, l’azienda che gestisce autobus e la metropolitana, negli ultimi anni si era fatta preda dell’appetito di Salvatore Buzzi e, dunque, dell’uomo che lo manovra, Massimo Carminati. Le cimici dei carabinieri del Ros sentono parlare di «milionate di euro», nelle stanze della Cooperativa 29 giugno. E Buzzi ottiene dall’Atac un lavoro il 14 febbraio di quest’anno, amministrazione Ignazio Marino.
Ufficio di via Pomona, sede della Cooperativa 29 giugno, 11 novembre 2013. Paolo Di Ninno (arrestato martedì scorso), commercialista che si occupa della «contabilità parallela», discute con una persona degli affari in ballo. «Abbiamo l’Ama come principale cliente, poi avevamo le Asl... durante l’anno abbiamo vinto l’Atac, che per l’anno prossimo ci inciderà per l’intero importo». «Quant’è l’Atac?», gli chiede l’interlocutore. «Un milione e qualche cosa...». L’appalto di cui parla Di Ninno, annotano gli investigatori, riguarda la pulizia degli autobus e di una rimessa. «Abbiamo cominciato a marzo e non abbiamo ancora incassato».
L’Atac è una di quelle municipalizzate romane funestate dalle parentopoli e da un debito di 1,6 miliardi di euro. Dunque, una mucca da mungere. Al telefono Buzzi discute spesso di come dovrebbe essere riorganizzata. Al Guercio, l’11 dicembre scorso, annuncia una transazione promettente: «Vedo Lo Presti (Gianluca, a. d. di Eur spa, ndr) oggi pomeriggio... e poi Marco Polo (una cooperativa, ndr)... c’ha proposto la transazione pure Atac, dovemo piglià un sacco de soldi!».
Poi accade che il 14 febbraio di quest’anno, per uno sciopero dei gestori tradizionali cui è assegnata la pulizia delle stazioni della metropolitana, l’azienda si trovi in difficoltà. E chi chiama? Salvatore Buzzi. Il lavoro durò una decina di giorni, 10.000 ore fatturate. «Vista la qualità del servizio – si legge nel opuscolo del bilancio – la società richiedente (Atac, ndr) ha affidato alla Cooperativa 29 giugno la pulizia dei nodi di scambio». Spunta anche il Cns, il Consorzio Nazionale Servizi “raccogli commesse” delle municipalizzate, in particolare quelle di Ama (l’azienda dei rifiuti) cui strappa due appalti da 21 e 12 milioni di euro, che poi gira alla consorziata 29 giugno.
Grazie a un contratto il Cns entra pure in Atac e con lui entra Salvatore Forlenza, l’imprenditore arrestato perché «uomo al servizio di Carminati». All’Ama i dipendenti lo ricordano ancora entrare con la sua auto di grossa cilindrata nel piazzale dell’azienda. Si sentiva padrone. Anche se l’anima nera che ha controllato dal 2008 al 2013 la mobilità della capitale è sempre stato lui, Riccardo Mancini, «a disposizione dell’associazione mafiosa», come lo definisce il gip Flavia Costantini. Mancini aveva addirittura uno studiolo, una sorta di “depandance” sullo stesso corridoio dell’assessore.
«Mafia capitale? Mi faccio una risata. Dovevo arrivare a 55 anni per scoprirmi mafioso?», ha detto Carminati ieri al suo avvocato Giosuè Naso, che lo ha incontrato nel carcere di Regina Coeli. Anche i quattro arrestati ai domiciliari, nell’interrogatorio di garanzia, hanno respinto le accuse. E il Vicariato di Roma si è detto «del tutto estraneo» alle attività della cooperativa “Domus Caritatis” e dal Consorzio “Casa della solidarietà” i cui nomi sono finiti nelle carte dell’inchiesta.
Ce n’è però un altro, di nome, che incuriosisce gli investigatori. Berardino Marronaro, classe 1939. Viene citato più volte nelle informative del Ros. È il capostipite dell’omonimo gruppo di costruttori abruzzesi, e i carabinieri lo vedono pranzare il 12 ottobre 2013 attorno a un braciere nei pressi della 29 giugno, in compagnia di Buzzi, Carminati, Carlo Pucci (dirigente Ente Eur «a libro paga») e Giovanni Campennì. Il gruppo lavora su un possibile affare legato ad alcuni appartamenti. Ma Marronaro è anche il cognome di Maurizio, presidente del Consorzio Stabile Roma Duemila che, in Ati con la Marcantonio spa, ha ottenuto appalti della Metro C per 16 milioni, affidandoli poi a tre aziende escluse per mafia. «Berardino è imparentato con Maurizio – risponde una voce al numero di telefono della ditta Marronaro Group – ma le loro società sono diverse».