Il Sole 24 Ore, 9 dicembre 2014
Pechino si prepara infatti a mancare il target di crescita fissato dal governo. E per l’anno prossimo il regime sembra ormai rassegnato a tagliare le stime di espansione dal 7,5 al 7%
Con l’Eurozona sempre più livida e sprofondata per sua stessa mano, il Giappone intrappolato nell’incompiuta Abenomics, la Russia alle prese con quella che minaccia di essere la riedizione del default del 1998, il Brasile in frenata e l’India che sta ancora cercando di capire come ripartire, l’economia mondiale, aggrappata più che mai agli Stati Uniti, rischia di perdere un altro motore, quello cinese. Già alla fine del 2014 potrebbe avverarsi quello che fino a qualche anno fa sembrava impensabile: Pechino si prepara infatti a mancare il target di crescita fissato dal governo. E per l’anno prossimo il regime sembra ormai rassegnato a tagliare le stime di espansione dal 7,5 al 7%. Negli ultimi anni l’economia cinese è stata, almeno per le statistiche, il principale contributore alla crescita mondiale: dal 2010, da sola, ha realizzato oltre un terzo dell’espansione globale. Il suo rallentamento metterà un freno alle importazioni (questo mese sono scese del 6,7%) e se il governo non si dimostrerà in grado di gestire la frenata in modo ordinato, potrebbero saltare i conti di imprese e banche, innescando una crisi finanziaria che non lascerebbe immune nessuno.