Il Messaggero, 9 dicembre 2014
Cento anni di Maserati, da Nuvolari alla 500 Miglia di Indy
Quando si parla di Maserati, il pensiero va dritto a Modena e dintorni, la terra dei mutur, lì dove sorge tuttora la sede di Via Ciro Menotti e dove hanno scritto altre pagine di storia personaggi come Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini. Ma Alfieri, Ettore ed Ernesto Maserati, in realtà, aprirono la prima “officina meccanica per riparazioni di automobili e garage” a Bologna, per la precisione al numero 1A della centralissima via de’ Pepoli, dove è stata appena posta una targa celebrativa. Avvenne il primo dicembre 1914, esattamente cento anni fa. Da allora cominciò una storia avventurosa, dipanatasi tra le piste, le strade e i mercati del mondo, alternando grandi successi a gravissime crisi, ma sempre riuscendo a conservare un prestigio e un appeal unici e inimitabili.
La Targa Florio del ’26, agli esordi, con la coppia Alfieri-Guerino Bertocchi; il record mondiale di velocità sui 10 km a 246,069 km/h con la V4 guidata da Borzacchini (1929); i successi di Achille Varzi e Tazio Nuvolari; le due vittorie a Indianapolis, le uniche d’una casa italiana sul mitico catino americano, sono alcuni dei capitoli più importanti d’una storia gloriosa, negli Anni 50 approdata ai titoli mondiali di F1 con Manuel Fangio (1954 e ’57), al volante della 250F.
Oggi controllata da FCA, la Maserati vive una fase positiva. Ma in cento anni, come detto, ha vissuto anche momenti duri. A cominciare dal 1937, quando Alfieri e i suoi fratelli furono costretti a cedere l’azienda ad Adolfo Orsi, imprenditore illuminato, che fece inserire nel contratto una clausola decisiva: per dieci anni i Maserati avrebbero dovuto continuare a lavorare per lui. Una scelta che fece la fortuna del marchio. L’azienda che portava il loro nome, sotto il controllo della famiglia Orsi cresceva come produttore di vetture stradali esclusive, firmate da stilisti come Vignale, Zagato, Frua, Michelotti, Allemano, Pininfarina. Dalla 3500 GT in poi fu un crescendo, scandito da modelli come Sebring, Mistral, Ghibli, Mexico, Bora, Merak, per non dire della Quattroporte, nel ’63 la berlina più veloce del mondo, oggi approdata alla sesta generazione. Alla fine degli Anni 60 l’azienda fu ceduta a Citroen. Da quell’accordo nacque la SM, originale coupé di lusso ad alte prestazioni. Altra fase cruciale a metà degli Anni 70, con il passaggio sostenuto da capitali pubblici (Gepi) all’argentino Alejandro De Tomaso, geniale inventore della Biturbo, la “maseratina” proposta a meno di 20 milioni di lire. Un’operazione che ancora oggi fa storcere il muso a qualcuno, anche se quella fase storica meriterebbe una rivalutazione.
LA RIVALITÀ CON FERRARI
È invece unanime l’apprezzamento per i successivi passaggi sotto il controllo del Gruppo Fiat e, in particolare, della Ferrari di Montezemolo, che nel 1998 diede nuova vita ad una azienda in agonia, con gli impianti fermi e le vendite azzerate. Un tempo rivali in pista e sul mercato, Ferrari e Maserati divennero magicamente alleate nell’impresa, tuttora in atto, di rappresentare l’eccellenza del made in Italy nel mondo. E pensare che solo qualche anno prima Enzo Ferrari era stato sul punto di far saltare l’incontro col presidente Pertini, che aveva osato presentarsi a Maranello a bordo di una Quattroporte...