Il Sole 24 Ore, 9 dicembre 2014
Tags : Mafia Capitale
Odevaine voleva impadronirsi del business dell’immigrazione e arrivare a Renzi
Impadronirsi del business immigrazione. Gestire i centri accoglienza italiani e indirizzando le scelte del ministero dell’Interno a proprio vantaggio. La “cricca” di funzionari pubblici legati all’organizzazione Mafia Capitale voleva addirittura arrivare al presidente del Consiglio Matteo Renzi, incontrare il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il suo vice Filippo Bubbico, il sottosegretario Domenico Manzione. In realtà raggiunge al massimo funzionari e qualche burocrate. Oltre a paventare un intervento del sottosegretario Giuseppe Castiglione, del senatore Francesco Aracri e del deputato Gianfranco Sammarco. Ma le ambizioni e le millanterie sono spropositate, raccontate al telefono con mille colori.
Il grande manovratore dell’affaire immigrazione è Luca Odevaine, legato a doppio filo col boss Massimo Carminati, forte della sua posizione di membro del Tavolo di coordinamento per la gestione dell’emergenza migratoria del ministero dell’Interno. Stando all’inchiesta del procuratore capo Giuseppe Pignatone, dell’aggiunto Michele Prestipino e dei sostituti Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, Odevaine è l’uomo della provvidenza per coltivare gli interessi imprenditoriali del clan. Interessi connessi all’immigrazione e alla creazione di nuovi Cie (Centri identificazione ed espulsione), Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) oltre allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Così, stando agli atti investigativi messi a punto dai carabinieri del Ros Lazio, la “cricca” criminale si attiva per organizzare la propria agenda di incontri. In un’intercettazione ambientale del 28 marzo scorso, nella sede della cooperativa ’29 giugno’, discutono Salvatore Buzzi, Emilio Gammuto, Claudio Caldarelli, Carlo Guarany, Carminati. Tra questi, stando a quanto afferma Caldarelli, c’è anche un incontro col capo segreteria del vice ministro all’Interno, Filippo Bubbico. “Allora – dice l’uomo direttamente a Buzzi, braccio imprenditoriale del clan – appuntamento de mercoledì al Viminale, te lo sei segnato?...Alle 10..». «Mercoledì?» – risponde Buzzi – «alle 10 – precisa l’interlocutore – al Viminale, da Bubbico». «Ma parlamo con Bubbico?» chiede Buzzi, «col capo segreteria» spiega Caldarelli. Addirittura al presidente Renzi, invece, speravano di arrivare attraverso la mediazione dell’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni. Anche in questo caso, va precisato, si tratta fino a prova contraria di millantato credito. Il 15 maggio scorso nella sede della Fondazione Integra/Azione ne parla Odevaine con l’imprenditore siciliano Silvio Praino. L’obiettivo dei due, stando a quanto registrato nella conversazione, era di sostituire «le funzioni di Lampedusa – dice il funzionario – che non ce l’ha più con quella di Piazza Armerina a Enna. Io ieri ho detto al sottosegretario Manzione perché loro hanno bisogno di un posto...che possa svolgere le funzioni che prima aveva Lampedusa e che non ce l’ha più». Spiega che «ho detto che “guardate a Mineo (Sicilia, ndr) non si può fare, non è che io non voglio, è che proprio non si può fare a Mineo una roba del genere». L’obiettivo sarebbe di spostare il tutto a Piazza Armerina. «Castiglione (sottosegretario, ndr) cosa può fare in realtà?» chiede Praino, «io ce l’ho Castiglione lunedì sera a cena da me in albergo». Così Odevaine spiega che è necessario parlare con Manzione. «Ho parlato con Walter Veltroni – illustra l’uomo all’imprenditore – ieri ho detto “Valter, parlaci pure te che questo Manzione è persona molto vicina a Renzi”». Va precisato che Veltroni ha già smentito nei giorni scorsi, molto duramente, qualunque riferimento alla sua persona. E che i progetti vantati da Odevaine in queste telefonate non avranno mai un seguito concreto.