Il Messaggero, 9 dicembre 2014
Filosofia e sociologia, fame e piacere nel saggio di Montanari “I racconti della tavola” dove il cibo illumina i contesti storici. Da Adelchi a Carlo V, i secoli presi per la gola
«I racconti sulla tavola hanno tanto da dire perché è la tavola stessa a raccontare. Racconta la fame e i modi in cui l’uomo ha cercato di trasformarla in occasione di piacere. Racconta l’economia, la politica, i rapporti sociali. Racconta i paradigmi intellettuali, filosofici, religiosi di una società. La tavola racconta il mondo». Con queste parole lo storico Massimo Montanari introduce un suo straordinario viaggio intorno a testi antichi dove il cibo diventa parte sostanziale per illuminare un contesto. È lungo questo fil rouge che si snodano storie che vanno dal medioevo profondo fino ai trionfi barocchi, tra banchetti, scoperte, digiuni, penitenze, ostentazione dell’abbondanza. “I racconti della tavola” (Edizioni Laterza – 18 euro) cominciano alla tavola di Carlo Magno. L’episodio deriva dalla Cronaca di Novalesa, scritta da un monaco del XII secolo, che ricostruisce le storie antiche d’Italia. L’episodio si svolge a Pavia, la capitale dei Longobardi ed è qui che Adelchi, il figlio del detronizzato Re Desiderio si intrufola in un banchetto per lanciare un sinistro messaggio di sfida a Carlo Magno. In un angolo della tavola divora, con l’appetito di un guerriero, cibo da Re: orsi, buoi, cervi. Poi, non pago, si fa portare tutte le ossa avanzate e le spezza, in uno straordinario mix di memorie barbare e pagane e di avvertimento cavalleresco.
Di ben altro segno il banchetto offerto il 27 novembre 1654 dal Signore di Mantova, il Duca Carlo II Gonzaga Nevers, in onore di Cristina di Svezia che aveva rinunciato al trono per abbracciare la fede cattolica. Nel suo viaggio per raggiungere il Papa Alessandro VII l’ex regina trova a Mantova tutti i fasti della grande cucina barocca interpretati da uno dei grandi cuochi di quel tempo, il bolognese Bartolomeo Stefani che, dell’evento, scrisse una memoria molto accurata. Si parano così davanti agli occhi dei commensali come servizio di credenza, le vivande fredde, delle preziose fragole (siamo a novembre) contenute in conchiglie scolpite nello zucchero con uccellini realizzati in marzapane.
LE REGOLE
Banchetti, ma anche le severe regole dei monaci che ruotano intorno al digiuno fanno parte del racconto di Montanari, che esplora anche un proto-modello di spending review legato alla cucina. Il luogo? Venezia, con un bando del 1562 che si propone di limitare il lusso nelle mense private. Il legislatore chiede che nelle mense siano servite vivande «solite, ordinarie, comuni, semplici». Insomma, dai banchetti organizzati per Carlo V dal sublime Bartolomeo a Scappi, cuoco del Papa agli scapigliati simposi della Compagnia del Paiuolo, raccontata dal Vasari, punto di incontro e di trasgressioni giocose di molti artisti fiorentini nel segno della gola.