Il Sole 24 Ore, 9 dicembre 2014
Italia a due velocità: il debito pubblico è alle stelle ma il patrimonio mobiliare degli italiani vale 4mila miliardi di euro
C’è un passaggio nella nota di S&P che ha declassato il rating italiano che merita qualche attenzione in più. Gli analisti evidenziano che «il bilancio privato degli italiani resta forte e in grado di assorbire ulteriori incrementi del debito pubblico». Non è una boutade, anche se può apparire paradossale. Conti dello Stato perennemente in bilico contrapposti a una ricchezza finanziaria privata tra le più alte d’Europa. E questo non da ieri. Anzi il fatto eclatante è che quest’anno, il settimo della lunga stagnazione italiana, sarà l’anno del primato storico della ricchezza finanziaria netta delle famiglie italiane. Già a marzo del 2014, secondo quanto rileva un rapporto dell’Ufficio studi di Bnl, c’è stato il sorpasso. La ricchezza mobiliare (conti correnti, azioni, titoli di Stato, polizze, fondi comuni) delle famiglie italiane è salita a 3.858 miliardi, battendo il precedente record di 3.738 miliardi del 2006 e crescendo di 400 miliardi dal 2011. E di certo il record è destinato a incrementarsi, dato che solo negli ultimi dieci mesi i flussi netti del risparmio gestito sono saliti di 110 miliardi, portando il patrimonio investito a quota 1.500 miliardi. Quota 4mila miliardi di denaro investito è così vicina. Certo buona parte dell’incremento è da attribuire alle performance di azioni, bond, fondi comuni. Con gli asset finanziari in continua progressione di valore dal 2009 in poi, il patrimonio investito non ha fatto che incrementarsi. Ma è certo anche, come rileva il Censis, che gli italiani continuino ad accantonare liquidità: i contanti e i depositi bancari sono aumentati durante la crisi, in termini reali, del 4,9%, arrivando a costituire il 30,9% del totale (erano il 27,3% nel 2007). A giugno 2014 questa massa finanziaria liquida è cresciuta ancora, fino a 1.219 miliardi. Vista così sembra un Bengodi. Per tutti. Ma non è così: la distribuzione di questa immensa dotazione finanziaria che vale 2 volte il debito pubblico e 2,7 volte il Pil è assai ineguale. Molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza, mentre poche famiglie dispongono di patrimoni molto elevati. In Italia il 10% più ricco della popolazione detiene il 50% della ricchezza complessiva. Di quei quasi 4.000 miliardi di patrimonio sui conti correnti, nei fondi comuni, nelle polizze, impiegati in Borsa e in BTp ben 2.000 miliardi sono appannaggio di 2 milioni di famiglie italiane sui 20 milioni di nuclei familiari. Questo nuovo record storico che disegna un pezzo d’Italia immune dalla crisi, dice alcune cose. I pochi soldi di cui le famiglie meno abbienti dispongono vengono messi da parte, perché c’è paura per il futuro e perché vanno sostenuti i figli. Ma anche chi dispone di grandi capitali tende a impiegarli in investimenti finanziari che generano ulteriore reddito tra dividendi e capital gain.
Però tutta questa massa di denaro è capitale immobilizzato, tenuto per il futuro e non entra in circolo nell’economia reale come mostrano i consumi e la domanda interna mai così bassi come in questi anni.