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 2014  dicembre 09 Martedì calendario

Il pinguino preistorico ritrovato in Nuova Zelanda era un gigante. Visse 28 milioni di anni fa e la sua altezza superava di circa trenta centimetri il moderno Imperatore, che può contare su più di un metro di stazza per circa cinquanta chili di peso

Carini e coccolosi, indimenticabili protagonisti del documentario francese «La marcia dei pinguini» diretto da Luc Jacquet: chissà come reagirebbero le schiere di spettatori commossi dal rischioso viaggio di una coppia innamorata se si trovassero di fronte un esemplare del pinguino preistorico gigante scoperto in Nuova Zelanda. Per trovare i resti di un esemplare vissuto più di 28 milioni di anni fa, non c’è stato bisogno di nessuno scavo, ma di un esame più accurato di alcuni fossili custoditi in un archivio universitario e poi dimenticati. 
Le ossa del pinguino, a cui non è stato ancora dato un nome, sono state trovate nel 1971 in North Waikato, regione settentrionale del Paese, ma prima dei nuovi studi dello zoologo Daniel Thomas dell’università di Massey nessuno aveva intuito di che cosa si trattasse. A convincere lo scienziato che i fossili appartenevano a una nuova specie, le caratteristiche particolari delle ossa: il gigantesco antenato supera di circa trenta centimetri il moderno pinguino imperatore, che può contare su più di un metro di stazza per circa cinquanta chili di peso. 
Si tratta di un esemplare ancora più imponente di quello scoperto nel 2012 da una squadra di ricercatori guidata da Ewan Fordyce, paleontologo all’Università di Otago: sono riusciti a ricostruire uno scheletro intero usando come modello di riferimento la morfologia del pinguino reale. Le due nuove specie fossili, Kairuku waitaki e Kairuku grebneffi, al contrario dei paffuti pinguini moderni, avevano un corpo perfetto per cacciare i pesci: torace stretto, pinne lunghe e affusolate e un becco affilato. All’epoca dei pinguini, la Nuova Zelanda era quasi del tutto sommersa e solo poche isolette emergevano dal mare, creando un ambiente ideale per i pinguini, ricco di cibo e protetto dai predatori. 
Ma perché le ossa del nuovo esemplare di pinguino gigante sono rimaste per più di quarant’anni stipate in un capannone dell’università di Auckland? Quando vennero scoperte per la prima volta, non c’erano altri campioni del genere con cui confrontarle. «È stato come trovare un tesoro – ha raccontato lo scienziato al New Zeland Herald -. Non riuscivo a smettere di sorridere e chiedermi perché nessuno altro abbia mai pensato di riaprire quegli scatoloni». Il primo esemplare di pinguino preistorico ha già incuriosito i ricercatori di mezzo mondo: che cosa potrebbero ancora raccontare archivi e ossari troppo a lungo dimenticati?