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 2014  dicembre 09 Martedì calendario

La deriva kitsch della prima della Scala. Era pieno di parvenue, per questo hanno applaudito il Fidelio arbitrariamente interpretato in chiave moderna, con Beethoven trasformato da insigne compositore in una specie di Landini ante litteram

A parte un titolo rimasto negli annali del giornalismo, «Capitale corrotta = nazione infetta», bisogna dire che, se tutto il Paese è in declino, è ovvio che anche Milano ne risenta in tutte le sue espressioni, inclusa la Scala, che è stata per anni forse la più alta, la cui «prima» domenica scorsa non è stata degna della tradizione. Per vari motivi.
Beethoven, autore del Fidelio, è stato arbitrariamente interpretato in chiave moderna e trasformato da insigne compositore in una specie di Landini ante litteram, capace di esaltarsi per la liberazione di carcerati e antagonisti e di creare un clima più adatto a una manifestazione sindacale che non a un Singspiel. C’è un limite anche al desiderio di travisare le intenzioni di un musicista eccelso. Limite superato.
Non ci addentriamo nei meandri tecnici dell’esecuzione, ma sottolineiamo la stravaganza della regia, che ha scambiato la semplicità con la sciatteria operistica. Occorre riconoscere che il direttore d’orchestra, Barenboim, al termine dello spettacolo ha ricevuto un prolungato e fragoroso applauso. Abbiamo però un dubbio. Non siamo riusciti a capire se l’ovazione fosse dovuta al gradimento dell’ultima fatica del maestro, oppure al suo addio alla Scala, salutato con sollievo dal pubblico. Tutto è possibile di questi tempi.
Ora vedremo se il suo successore riuscirà nella titanica impresa di far rimpiangere il collega che si accinge a rimpiazzare sul podio. A proposito del pubblico, registriamo che esso non ci è parso particolarmente preparato ad apprezzare un Beethoven così storpiato, ma è solo un’impressione ricavata dal «sentito dire» e siamo disposti a ricrederci. Certo è che in platea non si notavano personaggi di spicco, che in altre circostanze abbondavano; dominavano piuttosto vari esponenti di Confindustria, contro i quali comunque non abbiamo nulla: temiamo soltanto che non possedessero un orecchio avvezzo alle note.
Qualcuno ha osservato che in teatro c’era qualcosa di kitsch, sostitutivo dello chic. Poco male. Malissimo invece che a proteggere gli spettatori del Fidelio fossero schierati 700 agenti in assetto di guerra, quanti non se ne sono mai visti al Lorenteggio, dove infuria il sopruso delle case occupate abusivamente ai danni di tanta povera gente, che si era conquistata legalmente il diritto ad abitare alloggi popolari. Incongruenza indigeribile.
Infine, il foyer era affollato di autisti, guardie del corpo e simili, tutti armati di cellulari dallo squillo petulante. Un contributo alla generale ineleganza.