il Giornale, 9 dicembre 2014
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Così la cupola mafiosa romana raccontava e millantava di avere contatti anche al Quirinale. Per un appalto da 20 mila euro Buzzi rassicura Carminati: «Vedrò un uomo al Colle». Tra affari e amicizie altolocate, il ruolo chiave di Odevaine, ex braccio destro di Veltroni
Chi è l’uomo del Colle? Settembre 2013: Buzzi chiama Carminati e gli dice che due giorni dopo «avrebbe incontrato una persona al Quirinale in relazione all’audizione in Prefettura» sul centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, al centro di una querelle amministrativa. Se è vero, le entrature di Buzzi arrivavano davvero molto in alto. Eppure non era lui a guidare le danze sugli immigrati. Gli atti dell’inchiesta disegnano Luca Odevaine come grande «facilitatore» del business-accoglienza, interfaccia tra governo e coop di ogni colore. Un ruolo chiave, per il quale secondo gli investigatori c’era un preciso tariffario: «Un centro di 400 persone sono circa 18-19.000 euro al mese che mi darebbero a me, senza fa niente eh!», spiega al commercialista, riferendosi a La Cascina. Un ruolo connesso alle sue conoscenze politiche, che vanta sia per cercare «agganci» che per disegnare strategie e alleanze anche in settori «nuovi». Come accade quando Odevaine vuol mettere insieme La Cascina e Manutencoop per un appalto in «global service», stavolta in materia di sanità, con la Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti. Per celebrare il matrimonio, finalizzato a partecipare alla gara, «una roba che vale un miliardo e... 300/400 milioni di euro», Odevaine incontra i rappresentanti delle due cooperative. E, di fronte alle loro perplessità, in quanto espressione di aree politiche ben diverse, spiega «i motivi per cui riteneva possibile una collaborazione tra i soggetti politici cui le sopracitate aziende, a dire dell’indagato, ne rappresenterebbero un’espressione». «C’è ovviamente – spiega Odevaine a Fabio Bellomo di Manutencoop – un interesse da parte del Partito Democratico a tenere un rapporto con Comunione e Liberazione, perché stanno lavorando insieme, no? omissis... Alfano, Lupi, diciamo così, e loro li sostengono mo’... stanno sostenendo fortemente, e tutta la vicenda Alfano e Lupi... e credo che questo può essere uno strumento anche per sostenere il Partito su cui si stanno impegnando fortemente. Nicola (Zingaretti, ndr) deve a loro molto, nel senso l’hanno sostenuto, e ancora non è ritornato indietro niente... per cui sono, diciamo così, in grado, in questo momento, di chiedere». «Di spendere la fiche», riassume Bellomo. «Esatto – esclama Odevaine – di chiedere a Nicola e stessa cosa con Goffredo (Bettini, ndr)... (...) è chiaro che, per il peso che c’ha Manutencoop, se chiede (...) difficilmente non si dicono di no». Proseguendo, Odevaine insiste sul fatto che quelli de La Cascina hanno «un credito» con Zingaretti e si muovono «con le spalle coperte» da Lupi e Alfano, e aggiunge: «Immagino che se po’ anna’ a parlare... anche con Renzi».
Ma è con gli immigrati che Odevaine è sul suo terreno, triangolando i rapporti con Buzzi e le coop, il tavolo di coordinamento del Viminale e il Cara di Mineo, in provincia di Catania, dove cura le «relazioni istituzionali». Quando a maggio scorso il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione gli spiega che, chiuso Lampedusa, il governo vuol fare del Cara di Mineo il nuovo «centro di prima accoglienza» per «identificazione, visite mediche ecc.», Odevaine è contrario. E orienta altrove la scelta dell’esecutivo, trovando un alleato nel responsabile di una struttura di Piazza Armerina, Silvio Pranio, che consiglia di interessare della questione il sottosegretario Ncd all’Agricoltura Giuseppe Castiglione. Odevaine è d’accordo, ma sfodera il suo asso nella manica. «Ho parlato con Veltroni ieri, ho detto “Walter, parlaci pure te che questo Manzione è persona molto vicina a Renzi”, per cui se glielo dice anche Giuseppe, meglio (...) gli può pure dire “guarda a Mineo non si può fa’ sta cosa come vi ha già segnalato Luca Odevaine più di una volta (...) però c’è la struttura di Piazza Armerina che invece è adatta». Quanto a Castiglione, Odevaine dice d’averlo conosciuto da subcommissario del Cara quando ha cominciato a occuparsi del centro di Mineo. «Quando io ero andato giù mi è venuto a prendere lui all’aeroporto... mi ha portato a pranzo, arriviamo al tavolo, c’era pure un’altra sedia vuota... dico eh “chi?”... e praticamente arrivai a capì che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara (ride)». Odevaine gli spiega che «se non se fa una roba che c’abbia una sua professionalità rischiamo un disastro», e lo convince della necessità di «creare un gruppo forte (...) che sta roba qua vince». Così Odevaine fa da tramite tra La Cascina e Castiglione, e facilita un rapporto che «è nato e si è sviluppato poi per altri aspetti perché loro adesso, Castiglione si è avvicinato molto a Comunione e Liberazione, insieme ad Alfano, e adesso CL di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del centrodestra (...) sono tra i principali finanziatori di tutta questa roba, sì, e Lupi (...) è infatti il ministro delle Opere pubbliche e Castiglione (...) è il loro principale referente in Sicilia, cioè quello che gli porta i voti (...) io li ho messi insieme, e si è strutturata questa roba, dopodiché abbiamo fatto questa cosa di Mineo». Odevaine, da «referente» del centro, dice che la Cancellieri gli ha chiesto di trovargli un «soggetto pubblico che faccia da interfaccia tra il ministero ed i privati che lo gestiscono (...) ed io mi sono inventato questo Consorzio dei Comuni». Per Mineo, spiega a marzo Odevaine, La Cascina gli pagava «10mila euro al mese... come – diciamo così – contributo». Ma con l’aumento delle presenze «siamo passati a 20mila euro».