il Giornale, 9 dicembre 2014
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Buzzi ha finanziato anche gli spettacoli delle femministe radical chic. La Coop 29 giugno sponsor dello show della Dandini. Sul palco pure Camusso, De Gregorio e C. E la Boldrini applaudiva in prima fila
Quando c’è da sponsorizzare gli eventi culturali degli artisti organici al Pd il boss della Coop 29 Giugno Salvatore Buzzi, quello che al telefono con l’ex terrorista Carminati dice «tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno!» (e l’altro gentiluomo gli risponde: «Mettiti la minigonna e vai a battere co’ questi amico mio»), rivela davvero un cuore d’oro. Un animo sensibile non solo ai milioni da lucrare su rom e clandestini o agli appalti facili grazie agli amici in Campidoglio, ma anche al tema della donna nella società, davvero molto sentito dal sodale del «Cecato». Sempre, beninteso, che a farne uno spettacolo fosse qualche esponente del salottino intellettuale romano di marca Pd (ex veltroniani), quell’asse di ferro – descritto anche da Bernardo Caprotti nel suo illuminante Falce e carrello – tra partito, coop, amministrazioni amiche, Cgil e poi anche artisti e intellettuali inseriti nel sistema. Così Serena Dandini, già veltroniana nella RaiTre in quota Pd, quando cerca sponsor per il suo spettacolo sulla violenza contro le donne, Ferite a morte, trova subito una schiera di coop rosse che fanno a gara per sostenerla: Coop Centro Italia, Unipol, Coop Adriatica, Coop Lombardia, Legacoop Veneto, Coop Estense, Coop Novacoop, Legacoop Fvg. E tra queste non poteva mancare la potente Coop 29 Giugno di Buzzi, iscritto al Pd e ras degli appalti al Comune di Roma. Quello che dice «Me li sto a comprà tutti, semo diventati grandi», appena fiuta l’occasione per stringere il legame col sistema di potere Pd ci si tuffa di testa, da buon uomo di affari che sa quanto le relazioni, specie a Roma, contino più di tutto per fare i soldi.
Anche perché nel grande business di Buzzi (60 milioni di euro di fatturato) non ci sono solo gli immigrati ma anche le «donne singole in difficoltà con figli minori a carico», come si legge nella presentazione della «Eriches 29», una partecipata del suo gruppo. Cioè: si alimenta l’emergenza e gli spettacoli che ne parlano, per papparsi poi le commesse pubbliche per la gestione di quel fenomeno, come per le cifre dell’immigrazione a Roma, gonfiate grazie al sodale Odevaine, ex capo di gabinetto di Veltroni. E infatti la 29 Giugno supporta anche uno spettacolo sui rifugiati dell’attore terzomondista Giobbe Covatta. Un marchingegno perfetto, non fossero arrivati i carabinieri del Ros.
E così Buzzi è fiero di poter annunciare, in un vibrante comunicato del marzo 2013: «La Cooperativa 29 Giugno sostiene il progetto teatrale di Serena Dandini che vede come interpreti importanti attrici italiane e donne della società civile per “accendere i riflettori” su quello che ormai è diventato un fenomeno diffuso in tutto il mondo: il femminicidio». Non solo, nel numero di dicembre della rivista della cooperativa, Magazine (che contiene chicche straordinarie come una recensione genuflessa al film di Veltroni su Berlinguer, che finisce con un sobrio «Grazie Walter») Buzzi è ancor più fiero di confermare la sponsorizzazione, «in maniera concreta», anche al tour internazionale della Dandini: «La 29 Giugno – si legge -, che ha sempre sviluppato una particolare sensibilità nei confronti della dignità delle donne, con entusiasmo e partecipazione ha deciso di rimanere ancora vicino, in maniera concreta, all’iniziativa di Serena Dandini nella viva speranza che possa contribuire ad una sensibilizzazione generale e ad una diminuzione e scomparsa totale dei casi di femminicidio».
Sul palco, all’Auditorium di Roma, per l’evento sostenuto dalle coop rosse e da quella del sensibilissimo Buzzi («4 milioni dentro le buste!»), si schiera il sistema di potere Pd in tutte le sue articolazioni. C’è la segretaria della Cgil, Susanna Camusso. Gli attori de sinistra, dalla Buy alla Costa. I giornalisti amici, come la De Gregorio, messa da Veltroni segretario Pd alla direzione del giornale Pd l’Unità (prima che chiudesse). E «tra il pubblico un’applauditissima presidente della Camera Laura Boldrini», come si legge nell’house organ della 29 Giugno, con enfasi da cinegiornale fascista. Tutti finanziati dalla coop al centro di «Mafia capitale». D’altra parte, lo dice Buzzi intercettato, «gli affari so’ affari».