il Fatto Quotidiano, 9 dicembre 2014
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Dentro la storia di Mafia Capitale ora c’è anche un filone d’indagini legato a reati elettorali: il consigliere regionale Luca Gramazio, il più votato a Roma nel 2013, avrebbe utilizzato schede elettorali false secondo i pm
Non solo soldi, non solo violenza, ricatti, appalti. Dentro la storia del “Mondo di mezzo” c’è pure un filone d’indagine relativo ai reati elettorali e dentro ci sono tutti: da Massimo Carminati al commercialista Marco Iannilli, dall’uomo delle coop Salvatore Buzzi ai politici Luca Gramazio e Marco Visconti, entrambi ex assessori comunali, e pure un bel pezzo dello staff del sindaco Gianni Alemanno. Tutti insieme, in associazione (senza l’aggravante mafiosa), accusati di vari reati contro la P.A. tra cui quelli “in materia elettorale al fine di incidere sul risultato delle elezioni”. Il centro della vicenda, su questi temi, è considerato il consigliere Luca Gramazio, indagato sulla base dell’art. 100 del Testo unico elettorale, che punisce chiunque “con minacce e violenza” turbi “il regolare svolgimento” del voto e pure chi “forma falsamente” o “altera” liste, schede o altro materiale elettorale. È questa seconda parte quella più interessante per l’attività di indagine in corso.
Mentr erano in corso le elezioni 2013 per Camera, Senato e alcune regioni, infatti, Gramazio – candidato Pdl al consiglio del Lazio – veniva monitorato costantemente dalla Procura di Roma. Lui, figlio del senatore Domenico, finì per essere eletto con 18.736 preferenze: in questo anno e mezzo ha fatto in tempo a passare a Forza Italia e diventarne capogruppo. Ora, però, proprio per quelle elezioni è indagato “in concorso con altri” da identificare perché “poneva in essere atti diretti in modo inequivoco alla produzione di schede elettorali false, nelle elezioni regionali del febbraio 2013”. Il sospetto è che siano state usate schede stampate in esubero rispetto al necessario.
Ad insospettire i magistrati, che già indagavano su Gramazio Jr, è stata una conversazione del 2 febbraio 2013 tra Gramazio e una persona non identificata. Mentre parla con questa persona, Gramazio chiama Simone Foglio, consigliere Pdl all’VIII Municipio. E così gli inquirenti possono ascoltare quanto Gramazio dice al suo vicino: “Finite le operazioni di voto... le urne vanno in alcune sedi dove vengono contate, tutto, non si tratta della classica operazione di controllo delle schede... quello c’abbiamo ancora il tempo per fare degli inserimenti”. Poi Gramazio conclude: “Ce provo... se stiamo in tempo la metto”.
A dimostrazione della efficienza della squadra elettorale messa in piedi da Gramazio, una richiesta, lecita per quanto bizzarra, di Michele Baldi, (estraneo alle indagini, ndr), che intanto correva per le stesse elezioni, ma con la lista Zingaretti. Al telefono il 20 febbraio 2013 con tono scherzoso Baldi diceva: “Senti, visto che vai da Marione (Marione Corsi, speaker radiofonico, ndr), dove i tuoi colleghi vorrebbero pagare ma non ce vanno... Io a te, non a papà, a te... te posso chiedere un favore da leale? … Gli dici alla tua rete di scrutatori de rispettamme?”. E Gramazio assicura: “Cento per cento, stai tranquillo”. La familiarità di Gramazio con le trasmissioni di Mario Corsi è testimoniata anche dall’attività di indagine su Massimo Carminati, visto che il presunto boss si dà assai da fare per l’amico Luca. Scrivono gli inquirenti: “A proposito dell’appoggio da dare a Gramazio Luca per le prossime elezioni, già emerso in numerose conversazioni telefoniche tra gli indagati, Carminati diceva ‘ho parlato con quell’amico mio (CORSI Mario) per programmare qualche intervista in radio, le cose, mi ha detto che lui è a completa disposizione’”.
Così in clima di campagna elettorale, aumentano i sospetti dei magistrati, tanto che il giorno prima che si vada alle urne, il pm Paolo Ielo – titolare dell’inchiesta coi colleghi Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli – chiede alla prefettura di Roma di trasmettere l’elenco delle tipografie incaricate della stampa delle schede. Contestualmente viene trasmessa anche una nota del Cotral spa, l’azienda che si occupa del trasporto pubblico nel Lazio, nella quale l’amministratore delegato Vincenzo Surace si dice preoccupato dalla quantità di domande dei propri dipendenti per partecipare alle operazioni di voto come presidenti di seggio, scrutatori o rappresentanti di lista: “Corre l’obbligo – scrive Surace alle Prefetture – di rappresentare le difficoltà oggettive che questa Società avrà nel garantire un servizio di trasporto pubblico regolare nelle giornate interessate e nei giorni 26 e 27 febbraio”. Intanto in Procura, con le elezioni ormai alle porte, il magistrato Paolo Ielo sente a sommarie informazioni i titolari di alcune aziende che stampano le schede per le elezioni, come Tullio Di Virgilio, titolare della Rotoform srl, o Piero Tulli della Arti Grafiche Tilligrafic srl. L’attenzione degli inquirenti è ovviamente concentrata su come vengono gestite le schede in esubero: la risposta è che normalmente vengono messe da parte in azienda in attesa di essere portate al macero. Non solo: il pm Ielo fa anche richiesta dell’elenco degli scrutatori che hanno preso parte alle elezioni (parte questa dell’inchiesta ancora in corso). Alla fine, la campagna elettorale di Gramazio va benissimo e anche gli indagati sono contenti. Carminati chiama Fabrizio Testa, uomo molto vicino a Alemanno, che lo informa: “Sto con il più votato di tutta Roma”. Il telefono passa allora al Cecato che si congratula con Gramazio. Il volere del popolo, prima di tutto.