la Repubblica, 9 dicembre 2014
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L’incontro di Buzzi con Gianni Letta, anche il sottosegretario Castiglione nelle intercettazioni: tutte le manovre della Cupola. «Ci stiamo comprando mezza prefettura di Roma»
Nel “mondo di mezzo” c’è sempre la persona giusta a cui chiedere un favore, un aiutino, una spintarella. Mafia capitale vantava (o talvolta millantava) una fittissima rete di contatti ai quali rivolgersi per seguire passo passo l’iter di un appalto, per curare gli interessi di un “amico” o soltanto per acquisire informazioni. Dalla Prefettura al Vicariato passando per il Colle, l’obiettivo dei contatti è sempre lo stesso: agevolare gli affari della banda che spesso coinvolgono proprio la pubblica amministrazione. Come l’appalto per la gestione del Centro per richiedenti asilo, il Cara di Castelnuovo di Porto, struttura a 30 chilometri dalla capitale che può ospitare fino a 650 migranti. Una pentola d’oro da 20 milioni di euro. “SE COMPRAMO LA PREFETTURA” È il 29 gennaio 2014, Massimo Carminati parla con Salvatore Buzzi il ras della cooperativa “29 giugno”: «Il Cara si muove?». Con loro, intercettato da una cimice ambientale, c’è anche Paolo Di Ninno, ritenuto dagli investigatori del Ros il direttore finanziario dell’organizzazione. È lui a intervenire per chiedere: «La prefettura non doveva chiama’ per firmare er coso ?». Buzzi fa presente che c’è un «grosso problema», probabilmente con uno dei contraenti per una condanna datata 1987 e relativa a una omessa dichiarazione. Problema che però sarebbe in via di risoluzione perché (nella sua modalità classica di esprimersi) Buzzi afferma che «se stamo a compra’ mezza Prefettura». “LETTA CHIAMI PECORARO” Il fatto che sia in atto una manovra d’accerchiamento a palazzo Valentini lo dimostra un episodio avvenuto due mesi dopo. Buzzi discute con Luca Odevaine, fino a una settimana fa componente del coordinamento per i rifugiati del Viminale, per organizzare un incontro con Gianni Letta e discutere dei progetti della “29 giugno” sul Cara bloccati, a loro dire, dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. «Io gliel’ho messo in mano alla Scotto Lavina (Direttore centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo, ndr). Lei mi ha detto: “È buono, questa roba mi piace, certo devo senti’ Pecoraro che un po’ resiste”. Allora gli si può chiedere a Pecoraro che sbloccasse la situazione – prosegue Odevaine – e Letta interverrà perché lì il filo c’è, se glielo dice lui si sblocca in un secondo». L’incontro con l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio va così bene che alle 13.16 Buzzi chiama Mario Schina, ex responsabile decoro del Campidoglio e gli dice che Letta lo ha «mandato dal Prefetto. Alle sei vedo Pecoraro». “CONOSCENZE AL COLLE” Negli atti dell’inchiesta i carabinieri del Ros annotano anche che tra le varie conoscenze vantate da Buzzi ci sarebbe anche «una persona al Quirinale». Un contatto di cui il braccio destro finanziario di Carminati informa il boss. Grazie a questa persona Buzzi avrebbe preso informazioni riguardo l’audizione in Prefettura sul Cara. “NOVITÀ DAL VICARIATO?” È per aiutare il costruttore Daniele Pulcini (agli arresti per la vicenda che riguarda la maxi tangente al deputato Pd Marco Di Stefano) che Odevaine chiede una mano a Tiziano Zuccolo, camerlengo dell’Arciconfraternita del Ss. Sacramento e di San Trifone. «Novità dal Vicariato?», chiede l’ex capo di gabinetto del Comune di Roma. Zuccolo risponde: «È ancora tutto fermo, però abbiamo deciso di fare un passaggio alto, molto alto. Quindi Don Pietro si sta interessando di chiamare Don Alfredo, suo segretario personale, va bene?». IL SOTTOSEGRETARIO Nelle carte depositate dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, infine, compare anche il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione. Lo nomina Odevaine, raccontando lo scorso marzo al commercialista Stefano Bravo di quando, da presidente della Provincia di Catania, Castiglione aveva assunto il ruolo di subcommissario all’emergenza immigrazione. Al centro c’è l’appalto per la gestione del Cara di Mineo. «Quando io ero andato giù – spiega Odevaine – mi è venuto a prendere lui all’aeroporto, mi ha portato a pranzo. Arriviamo al tavolo, c’era una sedia vuota. E praticamente arrivai a capire che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara».