Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 09 Martedì calendario

Il mistero del bronzo di Medardo sparito tre giorni fa e ritrovato in un armadietto del museo. L’Arsenio Lupin di Valle Giulia ha pensato bene di non correre un rischio fatale

È durato pochi giorni il furto del Bambino malato, la testa in bronzo di Medardo Rosso (1858 -1928) dal valore approssimativo di 500mila euro, misteriosamente scomparso dalle collezioni della GNAM di Roma. Altrettanto misteriosamente l’opera è stata ritrovata dai carabinieri in un armadietto del museo, avvolta tra i fogli di un giornale, senza alcun danno. Meglio così, insomma, a evitare l’ennesima brutta figura legata alla mancata sicurezza e ai carenti servizi di vigilanza di un’istituzione già vittima del trafugamento di un Van Gogh.
Forse il ladro si è pentito del suo gesto e ha così restituito il maltolto alla comunità? In verità l’ipotesi più probabile è che l’ignoto si sia accorto dell’aura «maligna» che aleggia intorno all’opera e alla figura del pur bravo scultore torinese. A sentire i suoi concittadini, mercanti, galleristi, esperti d’arte, ebbene sì Medardo Rosso porta sfortuna. Sarà per i soggetti tenebrosi, il contatto con gli scapigliati lombardi – che pure degli allegroni non erano – la diceria negli anni ha preso corpo e si è consolidata. Le gallerie espongono malvolentieri le sue opere, e comunque dopo aver recitato gli scongiuri di sorta. Pare che in presenza delle sculture di Rosso le mostre vadano male, non si vende niente, quand’anche non capiti di peggio.
E non è il solo: l’elenco di menagrami accertati nel mondo dell’arte comprende, tra i più noti, un pittore espressionista di Genova, un anacronista e un concettuale romano. Dei quali non faremo i nomi. Guai inoltre farsi presentare da un tal critico, specializzato nel curare le ultime mostre di un artista in vita. Poi subito dopo il malcapitato passa a «miglior» vita. C’è chi consiglia di non esporre mai dipinti con uccelli (intesi come pennuti) morti. Sono quadri sfortunatissimi quelli con i merli neri e il loro potere di contagio è talmente forte da contaminare anche gli altri. Vanno rifiutati o tolti immediatamente.
Anche tra i collezionisti vi sono casi accertati di persone con cui è meglio non fare affari, perché se il mercato non va bene non è certo una buona ragione per tirarsi dietro la rogna. Poiché le leggende di questo genere non sono mai del tutto infondate, anche l’Arsenio Lupin di Valle Giulia ha pensato bene di non correre un rischio fatale: in casa non avrebbe potuto esporre il Bambino malato. Di venderlo non se ne parlava proprio (trovarlo poi un compratore...), tanto valeva rimetterlo al proprio posto dopo un’abbondante grattata apotropaica...