Libero, 9 dicembre 2014
Tags : Mafia Capitale
Marino si è fatto finanziare (a sua insaputa) la campagna elettorale dal boss di Mafia Capitale. Perché non si dimette? E perché Renzi lo difende?
Bisogna dar atto a Matteo Renzi della rapidità con cui è intervenuto sul Pd romano. Appena saputo del coinvolgimento di alcuni esponenti del suo partito nello scandalo di Mafia Capitale, il presidente del Consiglio non ha esitato un istante a commissariare la federazione della città, nominando ai vertici del Pd capitolino il presidente del partito Matteo Orfini. Una scelta coraggiosa e un’assunzione di responsabilità che certo in politica non sono abituali, dato che quasi sempre, a sinistra come a destra, prevale la logica di appartenenza e dunque il riflesso condizionato di difesa dei propri esponenti, qualunque siano le accuse loro rivolte e qualunque siano le prove a loro carico. Ciò detto, riconosciute la rapidità e la determinazione con cui il premier si è mosso a proposito del suo partito, altrettanto non possiamo dire riguardo all’amministrazione della Capitale. Se da un lato è emerso il coinvolgimento di alcuni uomini di primo piano del Pd, tanto da giustificare il commissariamento degli organismi locali del partito, altrettanto è accaduto a esponenti della giunta Marino. Un assessore, un funzionario assai vicino al sindaco. (...) :::segue dalla prima MAURIZIO BELPIETRO (...) Non parliamo di responsabilità penali, ma di contatti con un mondo poco trasparente, cui si aggiungono alcuni incontri con il vicesindaco. Perfino il primo cittadino non è risultato estraneo. La sua campagna elettorale (come quella del suo numero due) è stata in gran parte finanziata da quel Salvatore Buzzi che oggi è al centro delle accuse della Procura di Roma. In almeno un paio di occasioni Ignazio Marino ha incontrato il presidente della Coop 29 giugno e nonostante appena scoppiato lo scandalo il sindaco si fosse affrettato a negare di aver mai parlato con l’imprenditore sono state pubblicate delle fotografie che lo ritraggono in compagnia di Salvatore Buzzi (già questa bugia in altri è più civili Paesi sarebbe stata sufficiente a indurre qualsiasi uomo politico alle dimissioni). Oltre a ciò, come ha dimostrato il nostro Franco Bechis, il 24 ottobre scorso, cioè poco più di un mese prima che scattassero gli arresti, il Comune di Roma deliberò – la firma è di Ignazio Marino – di concedere alla cooperativa di Buzzi un immobile di proprietà del municipio ad un canone irrisorio, con uno sconto annuo di circa 60 mila euro. Di fronte a tutto ciò, al palese conflitto d’interessi del sindaco – finanziato da Buzzi e in seguito rivelatosi amministratore generoso nei confronti dello stesso Buzzi, ma con i soldi dei contribuenti – il buon senso avrebbe suggerito rapide dimissioni, ma come già è avvenuto in passato, ad esempio con la faccenda delle multe, il buon senso e il senso politico non paiono essere patrimonio di Ignazio Marino. Dunque, di fronte alla incomprensibile ostinazione del sindaco, alla mancanza di acume politico dell’allegro chirurgo, una domanda sorge spontanea: perché Renzi non decide di commissariare il consiglio comunale della Capitale? Pensa davvero di poter continuare a sostenere l’insostenibile e cioè che Marino sia una vittima del malaffare nonostante Buzzi ne abbia finanziato la campagna elettorale e nonostante Marino abbia “regalato” a Buzzi un immobile del Comune? Che argine alla corruzione può rappresentare un tizio che si fa pagare metà campagna elettorale e che al corruttore dà un edificio pubblico al prezzo simbolico di 1.200 euro al mese? Attenzione, noi non sosteniamo che il sindaco di Roma sapesse o che si sia reso responsabile di reati. Lungi da noi l’intenzione: appurare colpe e violazioni del codice non è compito nostro ma dei pm. E però riconfermiamo il giudizio espresso in più occasioni: Marino è incapace di amministrare Roma, non solo crea più problemi di quanti ne risolva (basti pensare alla pedonalizzazione dei Fori), ma neppure si accorge di ciò che accade intorno a lui e nei suoi uffici. Essersi fatto pagare la campagna elettorale a sua insaputa da un ex omicida trasformato in ufficiale pagatore di una cricca di affaristi non è un’attenuante, ma un’aggravante, soprattutto se al finanziamento si aggiunge la concessione del megasconto su un immobile che la precedente giunta aveva negato. E perciò, se Renzi ha mandato a casa i suoi uomini per Mafia Capitale, davvero non si capisce come faccia a tenersi stretto un tipo come l’attuale sindaco della Capitale. Perché insiste a dare copertura a Ignazio Marino nonostante ormai l’allegro chirurgo si sia reso impresentabile? Crede davvero che basti far la guerra alla Cgil per spacciarsi per l’uomo nuovo? Sappia che ogni italiano negli scorsi anni è stato chiamato a pagare i debiti della città eterna, ma quanto ancora dovrà pagare per un disastro che in larga parte porta la firma del Pd?